Succhia sangue indistintamente da uomini e animali, oltre a provocare incubi terribili, sedendosi sul ventre del malcapitato di turno per opprimerlo, mentre lei si compiace nel vedere la sofferenza che infligge. Tuttavia, gira voce che una donna possa essere vampira senza averne consapevolezza. Vi è un solo modo per tenerla a bada: imporle di succhiare un chiodo!
Derio, abitante di Pesarola, una località nei pressi di Giazza, era da tempo perseguitato dalla Truta. Non riusciva a capire come liberarsi di quella presenza angosciante che gli negava ogni notte un sonno sereno. Lei, la Truta traeva un piacere sottile dalle sue incursioni notturne: era opprimente e, succhiando sangue qua e là, lo svuotava lentamente di ogni energia, così che al mattino Derio si alzava sempre più stanco e disperato.
Andò da sua nonna Derio a chiedere aiuto. La donna si soffermò un attimo a pensare poi disse al nipote: «Prendi delle rose canine, più ne avrai meglio sarà; posizionale sotto al letto e poi dormi tranquillamente. Tengono lontane sia le Trute che le Smare che anche loro causano incubi.»
Derio trascorse il resto della giornata a raccogliere tralci di rose canine. Giunta la sera, si chinò per sistemarli per bene sotto il letto, mentre per la stanza si diffondeva un intenso odore, e soprattutto ignaro che, fuori dalla finestra, la Truta stesse osservando il suo fare, abbastanza disturbata dalla situazione. Come avrebbe potuto divertirsi quella sera? No, doveva escogitare qualcosa per non rinunciare alla sua dose di “oppressione e sangue”.
Arrivò la mezzanotte e la Truta, dall’esterno, spalancò la finestra per arieggiare la camera, Derio si alzò improvvisamente dal letto, si affrettò a chiudere le imposte affinché non si perdesse il profumo e tornò a sdraiarsi. Ma la stessa scena andò avanti tutta la notte, perché la Truta non era certo soddisfatta di non aver potuto stare seduta a cavalcioni di Derio e quindi aveva solo voglia di fargli dispetto!
Al mattino Derio si alzò ancor più stremato, dopo una notte completamente insonne, e tornò dalla nonna a chiederle una nuova e più efficace soluzione, poiché la prima non era stata di aiuto. La donna diventò meditabonda ed esordì: «Prendi una zucca, ma non una qualsiasi: una di quelle fatte a bottiglia. Deve, soprattutto, essere vuota; poi tappala nella parte superiore, vedrai che la Truta si gonfierà sino a che non sarai tu a togliere il tappo.»
Derio ascoltò ancora una volta i consigli della nonna e, pur nutrendo dubbi sull’efficacia del rimedio, seguì con scrupolo tutte le indicazioni dell’anziana.
La Truta, nella propria dimora e ignara di ciò che stava accadendo, quella sera iniziò a sentirsi gonfia, tanto che decise di non andare ad opprimere Derio. Passarono i giorni e poi una settimana, la Truta, ogni sera, si spingeva fin sotto casa dell’uomo, ma era troppo pesante per andare a vampirizzarlo. Una sera, proprio sotto la finestra aperta della camera da letto dell’uomo, udì delle risa, erano quelle di Derio e della nonna, che si rallegravano del fatto che la Truta non si fosse più fatta vedere e che il rimedio della zucca avesse funzionato.
Attese che la nonna si allontanasse; la Vampira entrò quindi in casa, scongiurando Derio di aprire la zucca-bottiglia poiché in quella condizione non riusciva più a resistere. In cambio si impegnò a non opprimerlo né a succhiargli il sangue mai più durante la notte.
Derio, uomo di buon cuore, si affrettò a recuperare la zucca che aveva nascosta nel sottoscala e la stappò, senza immaginare che la Truta, come una forza fuori controllo, avrebbe cominciato a rimbalzare contro i muri, la credenza e le suppellettili, seminando un caos indescrivibile nella casa.
Quando si sfiatò del tutto, si afflosciò a terra, ma Derio la tirò su per la collottola, andò a prendere scopa e secchio e le intimò di pulire tutto: «mi hai rovinato il sonno per lungo tempo, causandomi incubi terribili; d’ora in avanti sarò io il tuo incubo! Pulisci e ripara tutto, altrimenti tappo nuovamente la zucca.»
La Truta non poté che ubbidire, terrorizzata all’idea di gonfiarsi nuovamente come una palla.
Si racconta che, in quella casa, la Truta sia tuttora intenta a lavare e a rimettere a nuovo l’abitazione.
Note
Dal dispositivo condiviso ad una differente soluzione narrativa
La leggenda accenna inizialmente a un rimedio ben attestato nella Tradizione cimbra: l’obbligo imposto alla Truta di succhiare un chiodo, pratica presente anche nella leggenda di Luserna La Vampira. Questo riferimento colloca il narrato all’interno di un orizzonte tradizionale riconoscibile, richiamando un dispositivo apotropaico ampiamente condiviso.
Tuttavia, nel corso del racconto, la narrazione non sviluppa questo rimedio fino alla sua risoluzione, ma ne introduce progressivamente uno diverso, la zucca-bottiglia, che diventa il fulcro dell'esito finale. Questo slittamento non va inteso come una contraddizione, bensì come una scelta strutturale e simbolica: lo strumento apotropaico del chiodo stabilisce il contesto tradizionale di riferimento e, in questo specifico caso, la zucca-bottiglia consente di articolare una soluzione più complessa, fondata non sulla semplice contenzione dell’Entità, ma anche sul ribaltamento del rapporto di potere.
La leggenda mostra così come, all’interno delle Tradizioni orali, possano coesistere elementi condivisi e varianti locali, e come la narrazione privilegi talvolta un dispositivo più adatto a sviluppare il tema centrale del racconto. In questo caso, la zucca-bottiglia non sostituisce il chiodo perché inefficace, ma viene scelta come soluzione narrativa più idonea alle esigenze simboliche della leggenda.
La nonna come depositaria del Sapere
La
figura della nonna svolge il ruolo di mediatrice del Sapere Tradizionale, una funzione che ricorre anche nella leggenda de La
Vendetta del Premevenco.
In entrambi i casi, l’anziana non agisce direttamente, ma indica
rimedi fondati su una Conoscenza Antica, trasmessa per via orale.
Il
suo sapere non è improvvisato, ma procede per tentativi, adattandosi
di volta in volta alla situazione concreta, secondo una logica
pratica e sperimentale tipica delle Tradizioni popolari.
Rosa canina e Zucca-bottiglia: dal proteggere il sonno a contenere l’Oppressione
I tralci di rosa canina, attraverso la presenza combinata di spine e profumo intenso, svolgono una funzione apotropaica. Lo spazio sotto il letto rappresenta, al pari di una finestra o di un foro, non soltanto un punto di passaggio fisico, ma un vero e proprio luogo di transito liminale, tradizionalmente percepito come vulnerabile. Per questo motivo, tali varchi sono spesso protetti da pratiche e dispositivi apotropaici.
In questa leggenda tale funzione è affidata alle rose canine. La rosa canina, pianta selvatica e considerata la rosa antica per eccellenza, cresce prevalentemente nei boschi e nel sottobosco, in prossimità dei margini e delle soglie naturali. Da sempre associata a un’azione stregonica di protezione, assume qui un preciso valore simbolico: il profumo intenso agisce come elemento di disturbo, mentre le spine, grandi e leggermente arcuate, esercitano una funzione respingente.
Tuttavia, questa protezione non si rivela sufficiente. Diventa quindi necessario ricorrere a un elemento che non abbia soltanto una funzione difensiva, ma anche riequilibratrice del rapporto tra la Truta e Derio. Questo ruolo è svolto da un dispositivo che, in questa variante del racconto, è rappresentato dalla zucca, ma non da una zucca qualsiasi: una zucca-bottiglia.
In altre leggende, dove più genericamente viene proposto l’uso di una bottiglia per contenere il disturbo e l’oppressione della Truta, questo elemento simbolico risulta già attenuato o perduto. Proprio la presenza della zucca-bottiglia, invece, conferisce a questo narrato un carattere di maggiore autenticità, collocandolo tra le versioni più complete e significative della panoramica qui proposta.
La Zucca-bottiglia come contenitore rituale ed il gonfiarsi come segno di perdita di controllo
La zucca-bottiglia, scelta rigorosamente svuotata del suo contenuto e tappata, assume la funzione di contenitore rituale. Non distrugge la Truta, ma ne raccoglie e trattiene l’eccesso disturbante. La zucca diventa così uno strumento di inversione del gesto vampirico. Il gonfiarsi dell’Entità rappresenta, invece, la perdita della capacità mutaforma di controllo del corpo e, quindi, del potere predatorio, privandola della possibilità di scaricare la propria violenza sulla vittima.
Ribaltamento dei ruoli e controllo del potere
Il momento in cui Derio minaccia la Truta segna un netto ribaltamento del rapporto di potere. L’oppressore diventa oppresso, e la vittima assume il controllo. Questo rovesciamento non porta alla distruzione della Truta, ma alla sua sottomissione e reintegrazione forzata in uno spazio domestico ordinato.
Pulizia domestica: riparazione dello spazio e ricomposizione forzata dell’ordine
L’obbligo imposto alla Truta di pulire e sistemare la casa assume un valore essenzialmente riparativo. Non si tratta soltanto di ristabilire l’ordine di un ambiente materiale, ma di sanare una frattura simbolica prodotta dalle incursioni notturne dell’Entità. La casa, nella Tradizione, non è uno spazio neutro: è il luogo della protezione, del riposo e dell’integrità del corpo e della famiglia. La sua violazione rappresenta una rottura dell’equilibrio tra interno ed esterno, tra spazio umano e ciò che lo ha perturbato.
Costringere l’Entità a rimettere in ordine ciò che ha distrutto non implica alcuna forma di riconoscimento morale o di colpa, categorie che le sono estranee. Il lavoro imposto serve a togliere forza a ciò che aveva generato il caos, obbligando l’Entità a fare l’opposto di ciò che faceva prima. La Truta non ripara per consapevolezza, ma per obbligo, privata del potere predatorio che le consentiva di agire liberamente.
Il gesto assume così il valore di un ristabilimento forzato dell’ordine: l’Entità, ormai contenuta e subordinata, viene vincolata allo spazio domestico in una funzione opposta a quella originaria. La casa viene restaurata non solo nella sua forma, ma nel suo significato simbolico, tornando a essere luogo abitabile e protetto. Il ribaltamento finale è completo: ciò che produceva caos viene costretto a mantenerlo sotto controllo, e l’oppressione si trasforma in servizio imposto.
Immagine
* Generata con l’A.I.
Bibliografia
* Martello Paola, Sette Volte Bosco Sette Volte Prato, Centro Documentazione Luserna—Trento Istituto Cimbro Luserna— Trento; Istituto di Cultura Cimbra Roana — Vicenza Curatorium Cimbricum Veronese—Verona, Editrice Veneta 2014
Sitografia
* Cfr. La Vampira (Luserna e Sette Comuni, Trentino-Alpe Cimbra e Veneto)
https://ilblogdilujanta.blogspot.com/2025/12/la-vampira-luserna-e-sette-comuni.html
* Cfr. La Vendetta del Premevenco (Cadore, Comelico e Bellunese, Veneto)
https://ilblogdilujanta.blogspot.com/2025/12/la-vendetta-del-premevenco-cadore.html
* Cfr. Il Pesarol (Bassa Legnaghese, Veronese, Veneto)
https://ilblogdilujanta.blogspot.com/2025/12/il-pesarol-bassa-legnaghese-veneto.html
* Cfr. La Trude catturata (Dolomiti, Trentino-Alto Adige)
https://ilblogdilujanta.blogspot.com/2025/12/la-trude-catturata-dolomiti-trentino.html
* Cfr. La Tròta e i Neonati (Val dei Mocheni-Bersntol, Trentino)
https://ilblogdilujanta.blogspot.com/2025/12/la-trota-e-i-neonati-val-dei-mocheni.html
* Cfr. La Trud e il Fabbro
https://ilblogdilujanta.blogspot.com/2025/12/la-trud-e-il-fabbro-val-di-fassa.html
* Cfr. La Tròta (Val di Fiemme, Trentino)
https://ilblogdilujanta.blogspot.com/2025/12/la-trota-val-di-fiemme-trentino.html
* Cfr. Malvina, la Donna che conosceva la Morte (Val di Fassa, Trentino)
https://ilblogdilujanta.blogspot.com/2025/12/malvina-la-donna-che-conosceva-la-morte.html
* Cfr. La Smara e i molti nomi della Trude: un'analisi del Tormento Notturno tra le Alpi e alcune aree orientali d'Italia.
https://ilblogdilujanta.blogspot.com/2025/12/la-smara-e-i-molti-nomi-della-trude.html
* Cfr. Frau Drude-Trude
https://ilblogdilujanta.blogspot.com/2018/12/frau-drude-trude.html
* Cfr. L'Alp
https://ilblogdilujanta.blogspot.com/2018/12/l-alp.html

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