Testo di Lujanta
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Olang See - Lago di Valdaora
Immagine tratta
dall'archivio personale
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C’è un tempo dell’anno in cui i sempreverdi rinnovano i loro colori e teneri aghi di
tonalità verde chiaro si stagliano sul verde intenso del bosco,
mentre i prati che scendono lungo i pendii
piu’ o meno scoscesi, e a valle, si vestono di
una luminosa tonalità che permane pochi giorni a cavallo fra l’ultima decade di aprile e la
prima di maggio. E’ il tempo di Beltane, quello in cui la primavera manifesta i
suoi fiori di tarassaco che distesi come tappeti sotto al sole, donano luce al
territorio e giocano a nascondino, chiudendosi, appena le nubi tendono a eclissare il cielo.
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Vista di Olang-Valdaora (1) ai piedi di Kronplatz-Plan de Corones
La frazione di Geiselsberg-Sorafurcia è l'agglomerato di case sulla sinistra che si vede sul versante che sale a Kronplatz, la località di Bad Bergfall si trova poco piu' in basso sempre fra i boschi sull'estrema sinistra.
Immagine tratta
dall'archivio personale
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E’ così che Jana quella domenica decise di recarsi nella frazione di Geiselsberg-Sorafurcia in località Bad Bergfall-Bagni di Pervalle,
nel Comune di Olang-Valdaora. La zona a cavallo fra la Pustertal -Val Pusteria e
la Gadertal -Val Badia, era posta al limite estremo di un’area molto cara a
Jana, quella del Parco Naturale di Fanes-Sennes-Prags - Fanes-Sennes-Braies.
Da
tempo voleva fare quell’escursione, che aveva un particolare valore, all’interno
dei suoi studi sulle deità dell’acqua in tempo celtico e preceltico, e sapeva
che un antico culto, legato alle sorgenti, in un tempo passato aveva accomunato
un’ampia zona che andava dal Cadore, al Sudtirolo, al Tirolo. Un culto
salutifero di cui erano state trovate tracce in numerosi reperti e che
parlavano chiaramente di divinità dell’acqua , a cui gli antichi si rivolgevano
per sanare il corpo ma anche lo spirito. Era una giornata nuvolosa, la
primavera si stava manifestando molto instabile, con nevicate tardive, piogge,
ma anche giornate fredde e quindi lungo il sentiero non incontro’ nessuno se
non i pensieri che l’accompagnarono durante la salita. Arrivata al parcheggio
dell’hotel a valle della sorgente , inizio’ a lasciarsi alle spalle la
struttura isolata nel bosco con tanto di cappella dedicata a San Teobaldo.
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La Cappella di San Teobaldo
Immagine tratta
dall'archivio personale
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La
piccola cappella sorgeva sulla sinistra, a lato dei Bagni attigui all’albergo.
Un dipinto sull’altare mostrava malati di varia natura, che si recavano in quel luogo a chiedere
guarigione e grazia sotto lo sguardo di San Sebastiano e San Rocco, santi
cristiani ai quali durante i tempi antichi la popolazione si rivolgeva per
richiedere protezione dalle epidemie. E nonostante il dipinto fosse del 1700
circa, Jana penso’ che ben rappresentava il viavai che doveva esserci in quella
zona in epoche molte lontane. Sapendo di camminare su sentieri che per millenni
erano stati percorsi da chi affidava la speranza della guarigione a quelle
acque che sgorgavano dalla montagna , respirava il sentimento che aveva
accompagnato chi attendeva una manifestazione del sacro di quella fonte sul
proprio corpo.
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Teneri germogli
parlano di primavera
Immagine tratta dall'archivio personale
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Il percorso abbastanza agevole lungo la forestale, era scandito
dallo scorrere del Furkel Bach - Rio Furcia sulla destra, mentre sulla
sinistra, il bosco ora coperto ancora da neve nelle zone d’ombra ed ora
costellato di piccoli fiorellini e teneri germogli sugli alberi , le
ricordavano come la montagna sia lenta nel suo manifestare la vitalità che le
scorre dentro e come sappia tutelare da sbalzi climatici tanto comuni a quella
quota la nuova vita.
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Fiori lungo il percorso
Immagine tratta dall'archivio personale
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Ad un certo punto
della salita, sulla sua sinistra, Jana vide una panchina in legno, una
fontana che buttava acqua in un tronco scavato e un cartello ligneo che
indicava che era arrivata ai 1300 metri circa della fonte sulfurea, oltre a tutte
le patologie che lì potevano trovare giovamento.
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Immagine tratta dall'archivio personale
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Immagine tratta dall'archivio personale
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Immagine tratta dall'archivio personale
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Si guardo’ intorno, scorse
poco piu’ in alto, sopra la captazione originaria un pianoro che con gli alberi
posti in una sorta di semicerchio costituiva la radura ideale che le avrebbe
permesso di ricevere il luogo e di essere accolta da esso.
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La
captazione originaria della fonte
Immagine tratta dall'archivio personale
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Un silenzio strano
la accompagnava. Era un silenzio presente, come se qualcuno la osservasse.
Tolse gli scarponi e le calze, sentiva il bisogno di stabilire un contatto con
la terra, che era ancora bagnata dallo scioglimento delle recenti nevicate, ma
sotto la quale scorreva nel suo ultimo tratto il fiotto che sgorgava poco piu’
in basso. Iniziò a muovere qualche passo sul terreno umido, sentendo l’erba
sotto i suoi piedi. Pochi passi e capi’ che era il luogo che cercava per
celebrare la sua Beltane, passata da pochi giorni e nel pieno della sua
energia. Creo’ un cerchio, pose al centro una piccola fiamma. Mentre stava
compiendo questi semplici gesti , il silenzio presente che sembrava quasi
osservarla, prese forma. Di lato, al fianco di una collina posta a sud della
radura una figura alta e longilinea osservava il suo agire senza espressione
sul volto. Statica, immobile, cerea nel suo pallore, il viso incorniciato da
lunghi capelli neri, il suo abito nero e lungo non lasciava intravedere arti,
né gambe o i piedi, tantomeno le maniche lunghe lasciavano presagire la
presenza di braccia e mani. Jana continuo’ centrata sui suoi intenti, la cosa che la
stranì fu che quella Creatura era del tutto simile ad altre già incontrate in
un luogo a cui lei era molto affezionata, Lagole di Calalzo, dove il culto di
Trumusiate, divinità salutifera delle acque era abbondantemente testimoniato,
insieme a quello delle Anguane, ninfe alle quali nei secoli erano stati
attribuiti esclusivamente poteri nefasti. Del resto penso’ che sebbene i
territori appartenessero a zone diverse amministrativamente, dal punto di vista
culturale condividevano lo stesso imprinting storico culturale di matrice
celtica e pre-celtica, ed a livello archeologico si conosceva da tempo che le stesse divinità salutifere univano i culti di entrambi i siti. A Lagole aveva già avuto modo di entrare in contatto con
queste figure misteriose, per ben due volte. Cerco’ pero’ di non farsi
distrarre dalla presenza che continuava ad osservarne i movimenti per capire
quali fossero le intenzioni di questa donna, che si muoveva sul luogo di cui
sicuramente lei ma non solo era protettrice. Jana era emozionata, la sua prima
volta, la prima volta che decideva di celebrare la sua connessione con la
vibrazione della primavera inoltrata, l’unione della Dea e del Dio, il
fiorire della vita intorno a lei ed in lei.
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Beltane Immagine tratta dal web
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Quando chiamo’ la benedizione del
falco, un falco proprio fra i rami ad est rispose due volte con il suo grido.
Fu una scena surreale, perché era il dialogo benedetto che si rendeva reale,
era la Donna, che comunicava con il falco, e nella direzione a lui
dedicata, incontrava la sua risposta, proveniente da poco piu’ in là. A Jana scese una lacrima, l’emozione aveva
trovato la sua manifestazione. A sud trovo’ la figura femminile della divinità dell’acqua a guardarla attentamente nel suo agire, come se dopo tanto tanto tempo
riosservasse qualcosa di conosciuto. La cerimonia intanto continuo’ sino al
termine. Jana uscì dal cerchio custodendo in lei la sacralità dei momenti
appena vissuti e la vibrazione di ogni singolo albero che l’aveva assistita ,
perché a quella celebrazione il bosco aveva partecipato, non come spettatore,
ma come intimo partecipante di quella danza che era la stagione della
primavera. Mentre sistemava le sue cose, si volse e si trovo’ vicina e di
fronte la figura femminile che aveva colto sino a quel momento, ogni suo
piccolo movimento, attenta ed impassibile. In quell’istante Jana ebbe un
sussulto, non sapeva cosa le avrebbe detto o fatto. Con voce flebile la figura
le disse solo “ Grazie….” . E si dileguo’ verso la collina posta a pochi metri,
scomparendo in essa.
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La
collina a fianco della sorgente
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Nel movimento rotatorio del suo essere l’abito
lungo ed irregolare, lascio’ intravedere un arto. Jana capì che le gambe
terminavano con uno zoccolo o una parte non ben definibile che
sicuramente non era un piede ma piu’ una zampa. Ma i suoi pensieri sucessivi
furono per quel grazie, che dentro di lei aveva risuonato come una
riconoscenza per aver onorato il movimento continuo della vita, e l’equilibrio che
scaturisce da quel movimento. Ringrazio’ la radura che l’aveva accolta ed
ospitata, ridiscese pochi passi giu’ verso la fonte e da un gruppo di
fiorellini spuntarono due testoline, erano due fatine che dalla corolla
facevano capolino e si rivolsero’ a Jana, che zaino in spalla stava riflettendo
sul valore dell’esperienza avuta. Le volarono intorno, e le dissero : “Il bosco
ed i suoi abitanti sono grati per cio’ a cui abbiamo partecipato. I tuoi
intenti erano puri così come la celebrazione che hai onorato.” Jana non aveva
parole, abbozzo’ un sorriso quasi incredula, del resto era stata anche molto
impacciata in questa sua prima cerimonia, non credeva di aver risvegliato e
toccato così tanto il bosco sacro di Badfall. Il cuore era colmo di emozione
mentre scendeva a valle, e nel mentre capì che da secoli se non millenni , la
Natura attendeva quel momento in un tempo sospeso, dove mai è stato separato
cio’ che è inseparabile, dove mai nulla è finito
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Immagine tratta dall'archivio personale |
Mentre rientrava a casa fra nuvole che
diventavano piu’ minacciose e fitte, Jana fu accolta da un’esplosione di fiori
di tarassaco, e ricordò di come il loro
unguento nel medioevo veniva usato dalle Hagzissa, le streghe, le donne di
saggezza di quella zona, per essere accettate dalla gente che le guardava in
modo ostico e per realizzare i propri desideri. Ogni fiore sembrava volgersi a
lei. E lei comprese che in ognuno di quei fiori c’era l’anima di queste
Hagzissa , della loro cultura e della loro sapienza. Mai erano state distrutte,
la Conoscenza non puo’ essere distrutta. Le corolle dei fiori completamente
aperte erano il sorriso piu’ bello che Jana potesse ricevere. Scaldava come il
giallo sole della loro tonalità e nell’aria senti’ chiaramente un :
‘Bentornata a
casa, fra noi’.
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Immagine tratta dall'archivio personale |
Note
(1) Il nome dell'antica Olaga attuale Olang
(Valdaora) è di origine celtica. I Celti infatti abitavano nel fondovalle. La
prima testimonianza scritta risale al 985, quando il Vescovo di Bressanone
Albuino, la menzionò in un contratto vescovile. Ma le sue origini sono molto
piu' antiche. La vita è segnalata dalla presenza di orme di dinosauri ben 200
milioni di anni nella zona dell'Hochalpensee - Lago dei Colli Alti. Si sa
inoltre che i soldati romani offrivano sacrifici alla ninfa della sorgente
sulfurea di Bad Bergfall - Bagni di Pervalle.
Info tratte dal sito :
http://www.gemeinde.olang.bz.it