Lettori fissi

domenica 27 settembre 2020

Nella Morte e Oltre di Essa




'Non vorrei che questo 2020 si portasse via mamma' Questo sorse in me nel pomeriggio del 3 gennaio e questo dissi a chi mi era vicino, una sensazione pulita, nitida, tranchant, e mai lo hai saputo. Tu stavi ancora benino e nulla faceva presagire che quello che avevo sentito, ancora una volta si sarebbe verificato con tanta puntualità, seppur io non lo volessi.

Quando giunge la Morte, quella fisica e reale, quella che disgrega il corpo, vorrei che il vuoto fosse colmato dal ricordo.

Ricordo luglio quando nella casa pulita ed intonsa, tu appena lavata e profumata di olii che dovevano idratare il tuo corpo stanco, percepii la Sua presenza, in una maniera quasi fisica e mai provata prima e poi un odore di marcescenza mista ad una dolcezza acre e nauseabonda. Capii che Lei si avvicinava, che prima di quanto immaginassi ti avrebbe condotta nel Suo Mondo.

L'estate hai provato freddo sempre, dicevi di avere solo freddo per quanto strati di lana ti vestissero da testa a piedi, quando fuori le temperature bollenti segnavano picchi e dicevi di avere estremità gelate mentre così non era. Comprendevo che Lei era già nella tua Anima e quello che sentivi era la Sua Presenza sempre più vicina.

Ti ho affiancata in lunghi anni di sofferenza, tempo che a quasi nessuno è concesso. Tu devastata da un male per il quale ti avevano dato pochi mesi di vita, hai vissuto quasi otto anni. Da tre non avevi nessun supporto farmacologico, nessuna terapia, a parte la morfina giornaliera con la quale convivevi da oramai sei anni. Impossibile vivere in quelle condizioni così, dicevano, eppure tu hai sconvolto anche la Medicina, la Scienza che non trovava ragioni utili a giustificare la tua vita.

Ricordi quando ti lavavo e poi baciavo la tua pancia avvizzita e rugosa, e tu mi dicevi 'Ma cosa fai?' ed io ti guardavo con gratitudine e ti dicevo 'Bacio la mia prima casa terrena' e ti facevo sorridere?

Ricordi quando ti guardavo, tu seduta in poltrona ed io in interminabili ore di fronte a te sulla sedia a vegliarti e ti dicevo 'Sei bellissima!' e mi chiedevi quale fosse la mia visione della Vita quasi a cullarti di essa?

Ti rispondevo che questa società ha fallito e la dimostrazione è sotto gli occhi di tutti. Che il mio Credere contempla comunità dove ci si affianca e la vecchiaia è un valore aggiunto, ma che può essere vissuto come tale, solo da chi coeso ne condivida anche l'onere perché la solitudine che ho provato sulla mia pelle per lunghi anni, nel prendermi cura di te, di fatto non vivendo io, ha scavato solchi profondi. Anche se come dicevi 'Tu da sempre accompagni tutti nella Morte' ed io sapevo sin dall'inizio che gli Impegni hanno un prezzo che talvolta è altissimo.

Sapevo che quella discesa sarebbe stata sempre più impervia, sempre più difficile, che l'aria sarebbe diventata più rarefatta, e che ad un certo punto avresti dovuto proseguire da sola, come tutti.

Ti ho accompagnato sino a poco prima della Soglia, tu con cui rimarrà sempre quella telepatia che sin da quando ero bambina ci ha sempre accompagnate. Ricordi? Ogni tanto senza preavviso una diceva esattamente ciò che l'altra pensava e questo capitava più volte alla settimana, da sempre.

Noi così distanti per mentalità spesso eravamo in contrasto, tu per la quale una donna può esistere solo in relazione e come ombra di un uomo, figlia della mentalità che ti aveva cresciuta. Io con un'indipendenza mentale che a te spesso arrivava come uno schiaffo in pieno volto.

'Non si può sempre dire la Verità' mi dicevi, e quanto non comprendevi perché sin da bambina quando dicevi una bugia io ti chiedevo candidamente e di fronte a tutti ' Perché dici una bugia?' e tu da sotto il tavolo scalciavi a zittirmi ed io rincaravo con 'Perché mi tiri calci?'. Mi hai poi osservata in questo Mondo in cui cerco di affiancare il più possibile Vero, con ammirazione da una parte e sempre non comprendendo dall'altra, il perché io non sentissi il bisogno di piacere a tutti i costi, tu che hai sempre cercato il plauso altrui.

Bada bene Mamma, non sto dicendo di essere stata una figlia perfetta, ammesso che esistano figli o genitori tali. Come dicevo sempre io 'Non ce lo danno mica il manuale di comportamento da figlio e da genitore, quando nasciamo' strappandoti un sorriso.

Io quella schietta, per te troppo, che figlia del bianco e del nero ho lavorato anni per cercare dentro e fuori di me sfumature di colore ma anche quella del 'non stiamocelo a raccontare' perché poi Mamma l'Affetto quello vero, quello con la A maiuscola è roba rara anche fra genitori e figli e giusto per il non stiamocelo a raccontare, me lo hanno dimostrato le decine di anziani soli ed ammalati incontrati negli anni, perché i figli lavorano e hanno le proprie vite, e se non sono utili a fare i nonni che peso diventano.

Perché come dicevi io sono quella sensibile, ma nella mia infinita sensibilità quella maledettamente profonda, di quella profondità che tu stessa sebbene con ammirazione facevi fatica a comprendere, perché spesso e paradossalmente appare astrusa nella sua semplice essenza.

La dolcezza per me è cura, attenzione sensibile, mai nauseabonda melensaggine che non ha concretezza. E la concretezza ha un piglio deciso che spesso può anche intimorire.

Lo stesso timore misto a stupore che ti suscitavo quando ti dicevo le cose guardando nel vuoto. E quelle cose che puntualmente si verificavano. 'Non è facile la tua Vita!' mi dicevi e poi ' Vedere, che onere! Come fai a reggerlo?' Ed io ti rispondevo che lo puoi fare solo cercando di farlo con onore nei confronti di questo passaggio terreno e con senso di servizio verso ciò che c'è di molto più articolato, per definirlo così nell'Oltre.

Mi fa sorridere che in questi due giorni mi sono ritrovata a rincuorare io persone singhiozzanti che non accettano che tu sia andata, mentre io chiedo loro di lasciarti andare.

In questa vita mi rendo conto che sono stata più io la madre e tu la figlia, oggi affianco per come so Elena che non è più. Oggi che non sei più quel corpo freddo pur ancora a cavallo fra questa dimensione e l'Altra, ti accompagnerò perché tu abbia pace. Sei ancora legata a questa fase terrena ma spero tu possa acquisire consapevolezze nuove, che il tuo Nuovo Viaggio possa arricchirsi di questo appena terminato e che la Saggezza delle nostre Antenate e dei nostri Antenati possa supportarti.

Sei andata nel sonno, da giorni lucidamente chiedevi 'Come si fa a morire?'  

Ti ho detto che non c'era un modo ma che visto che la dignità dell'essere non c'era più avrei pregato secondo ciò che vivo, e così giovedì sera ho fatto. Hai avuto la più bella Morte, quella che tutti ci auguriamo. Nel sonno e senza dolore alcuno, il tuo corpo stanco e consumato è spirato poche ore dopo ciò che avevo chiesto e che tu desideravi.

'Ti voglio bene' - mi hai detto pochi giorni fa - 'E credo che tu nel profondo sappia quanto'.

'Anche io, come sempre nel mio modo essenziale e complesso.'

Quello rimane, come quello che ho fatto scrivere nella tua epigrafe


Le Mamme sono.

Ovunque siano.

Le Mamme sono e restano.

Per sempre.


Vai pur restando, buon viaggio Mamma.