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martedì 23 dicembre 2025

Malvina, la Donna che conosceva la Morte (Val di Fassa, Trentino)

 



Tutto il paese ne conosceva il nome e soprattutto la fama. Aiutava nelle case, nelle faccende domestiche, come si usava un tempo, ma la sua attività non si fermava a rassettare letti o lavare piatti e pavimenti di pietra. Lei conosceva la Morte.

Come, direte voi? Cosa significa?
Malvina sapeva quando chi era vicino al trapasso avrebbe lasciato il corpo, oppure se il momento non era ancora giunto. Il suo ruolo era quello di prevedere se il passaggio fosse prossimo e di accompagnare chi si stava spegnendo.
Nessuno sapeva come e da chi avesse imparato, ma nessuno osava contraddirla.

Se nella Morte naturale era precisa, per quella improvvisa non aveva la stessa puntualità. Quando arrivava nella casa di un morente si sedeva accanto al letto, scarna di parole, pronta ad attendere. Se il malato chiedeva quanto fosse vicino il trapasso, lei lo esortava a pregare e lo rassicurava dicendogli che sarebbe stata lei a chiudergli gli occhi.

Appena giungeva l’ultimo respiro, Malvina chiudeva ogni finestra e rimaneva al buio accanto al defunto. Le imposte venivano serrate così che nemmeno un filo di luce penetrasse nella camera. Tutto diveniva silenzio. Lei iniziava a pregare.

Poi, a un tratto — con tempi diversi da morto a morto — un urlo, un grido tagliente, primordiale, squarciava il silenzio della casa. Era un segnale, un richiamo rivolto al Mondo dei Vivi. Solo allora Malvina apriva la piccola finestra¹.

Da quel momento il dolore diventava pubblico: le donne della famiglia entravano, si accingevano a lavare il corpo, accendevano i ceri, iniziavano i rosari che dovevano durare tutta la notte. Nel buio tremolante, qualcuno mormorava che Malvina non si era mai sbagliata. Che vedeva ciò che gli altri non vedevano.

In paese, il suo nome lo pronunciavano a bassa voce. Malvina passava da una casa all’altra per aiutare nelle faccende: rifaceva letti, lavava pietre consunte, riordinava stoviglie. Era minuta, discreta, quasi invisibile. Ma non era per questo che tutti la conoscevano.

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¹ Il Seelenglotz, o “finestra dell’anima”, è una piccola apertura tipica delle antiche case alpine germanofone. Secondo il folklore, veniva aperta al momento del decesso per consentire all’anima del defunto di lasciare l’abitazione.



Note

Questo è l’unico brano di quelli correlati all’analisi dell’articolo precedente, che non è una leggenda: si tratta infatti di un racconto tratto dal libro Storie di Magia. Il titolo originale del testo è La ‘Smara. Nel mio titolo ho utilizzato il nome della protagonista, Malvina, ed ho scelto di sottolinearne l’aspetto della conoscenza della Morte, poiché è questo il tratto precipuo che ne emerge. Questa ‘Smara non ha i tratti essenziali della Figura che vedremo — aspetti che ricorrono con maggiore chiarezza nelle leggende seguenti — ma Malvina è comunque profondamente connessa alla Morte, ed è inoltre capace di predire il momento del distacco nelle malattie. È quindi figura dotata di atti di veggenza rispetto al momento del fine Vita.

Malvina e l’Accabadora: una parentela di funzione, non di gesto

Appena ne lessi, fui richiamata da una similitudine con una figura che sebbene lontana da questa terra, mi ha sempre affascinata: quella dell’ Accabadora sarda. Vorrei fosse chiaro fin da subito che le due Figure non coincidono assolutamente ma si sfiorano sul piano strutturale. Malvina richiama l’Accabadora, non per ciò che fa, bensì per ciò che sa e per il modo in cui si colloca rispetto al Varco della Morte.

Entrambe sono figure liminali, non pienamente appartenenti né al Mondo dei Vivi né a quello dei Morti; socialmente riconosciute, rispettate e in qualche misura anche temute. Presenze che rimangono accanto al morente nel momento della dipartita, quando gli altri arretrano. Entrambe depositarie di un Sapere non insegnato, non spiegato, non trasmissibile per via ordinaria. In questo senso, Malvina occupa lo stesso spazio simbolico dell’Accabadora: non nel centro della comunità, ma nel punto in cui la comunità non può — o non vuole — agire direttamente.

La differenza emerge nel gesto. L’Accabadora interviene: accelera, chiude, decide. Malvina, invece, non interviene — attende, accompagna, riconosce. Malvina non toglie la Vita, ma sa quando la Vita se ne va. Questa differenza cruciale sposta Malvina fuori dalla sfera d’azione per collocarla nella sfera del Tempo o meglio: a cavallo tra il Tempo umano e il non-Tempo metafisico.

Malvina come Smara “rovesciata”

Se la Smara “tradizionale” opprime il petto, forza il respiro, anticipa simbolicamente la Morte nel sonno, Malvina rappresenta la versione “rovesciata” di quella stessa funzione: non schiaccia, non paralizza, non invade il corpo. Lei resta nel buio, chiudendo le finestre, per aprirne una sola quando sarà il momento. Attraverso questo gesto potentissimo, Malvina trattiene il Tempo; e questo dal punto di vista simbolico è estremamente significativo.

La Smara entra da piccoli pertugi; Malvina è Custode del Morire. Assistiamo così — considerando anche il richiamo all’Accabadora — a tre modalità differenti di “stare accanto alla Morte”, non certo a tre versioni della stessa Figura.






Immagine

* Creata con l’A.I.

Bibliografia

* Dal Lago Bruna, Storie di Magia, Lato Side Editori 1979

Sitografia

* Cfr. La Smara e i molti nomi della Trude: un'analisi del Tormento Notturno tra le Alpi e alcune aree orientali d’Italia.

https://ilblogdilujanta.blogspot.com/2025/12/la-smara-e-i-molti-nomi-della-trude.html

* Cfr. Frau Drude—Trude

https://ilblogdilujanta.blogspot.com/2018/12/frau-drude-trude.html

* Cfr. L’Alp

https://ilblogdilujanta.blogspot.com/2018/12/l-alp.html






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