Lettori fissi

venerdì 16 marzo 2018

L'onore di essere una Strega





Scorro le notizie in una giornata di marzo che non intende lasciarsi alle spalle l’inverno, fra le tante scorgo un titolo che penso essere ilare e che parla di una strega a scuola e di come si sia creata una levata di scudi per difendere dei bambini, al punto di pensare di indire un’interrogazione parlamentare. Penso subito ad una boutade, ad un articolo per cui il giornalista voglia nel 2018, attirare l’attenzione su uno scritto giocoso, ma leggendo le prime righe, mi rendo conto che non è così. I bambini secondo più articoli, che nel frattempo ho rintracciato e letti tutti d’un fiato, sarebbero stati  indotti a chissà quali pratiche da una scrittrice ed illustratrice che tiene laboratori e che ha portato in classe fiabe, che parlano di paesi lontani, per mostrare loro nuove culture, anche attraverso il gioco ed il coinvolgimento di tipo teatrale che avrebbe reso i bambini non semplici uditori ma vivaci co-creatori della narrazione stessa. Fra tutti i particolari che si aggiungono, in attesa di ulteriori conferme, trovo i pareri che vedono in tale attività qualcosa di lesivo della tradizione culturale e religiosa dei bambini e delle famiglie da cui provengono. E subito penso all’arte del raccontare storie, quello che in Inglese viene definito storytellig e che ancora in uso attinge a miti, leggende e racconti di ancestrale memoria, che fruibili per tutti, adulti e bambini, annettono da, ed al contempo arricchiscono, un patrimonio archetipico in continuo movimento, e per i quali esistono festivals annuali a livello nazionale ed internazionale. Intanto il caos mediatico che consegue agli articoli legati a questa notizia è deleterio per una società che dovrebbe definirsi civile. La cosa più abbietta è che si scatena una vera e propria caccia alla strega con sputi e denigrazioni virtuali, che non sono meno brucianti di quelli che per secoli sono stati parte della persecuzione, di cui dovremmo avere vivida memoria, nei confronti delle Donne. Ma evidentemente la storia non ha insegnato a molti ed il substrato di bigottismo, grettezza, ed ignoranza che si legge in molti commenti mi riporta indietro a secoli oscurantisti e repressivi che non credevo di ritrovare in alcune parole e concetti possibili ancora oggi. Nel frattempo mi documento sulla scrittrice e narratrice, vado sul suo sito, guardo dei video in rete riguardanti le sue attività, per verificare quanto possa essere ‘pericolosa’ questa donna. Quello che trovo è una filosofa, una donna che ama ricercare, ama raccontare la sua ricerca, appassionare altre ed altri e questo lo fa includendo bambini ed adulti. Una donna che intende portare a scuola colori e suoni anche di paesi lontani, la sua narrazione è europea ma non solo, attinge al bacino mondiale del racconto e della tradizione, permettendo all’ascoltatore di diventare parte attiva e coinvolta. In questo modo il racconto diventa porta perché apre, e ponte perché collega e quindi l’accoglienza e l’ascolto (princìpi che dovrebbero essere usuali per molti) dovrebbero essere fondamentali per farsi un’opinione davvero propria e scevra da preconcetti e chiusure aprioristiche, invece no, il più pericoloso dogmatismo è ancora lì immobile nel vuoto e nella divisione che porta con sé. Ascoltando e vedendo i suoi video, il pensiero mi riporta a qualche decennio fa quando sorse in me l’interesse proprio per ciò che era la cultura, la tradizione, le diversità, il modo di percepire la vita e di coglierne i significati propri di abitanti di Terre diverse e spesso lontane. La passione che oggi manifesto nello scrivere, nell’indagare, nel cercare confronto nasce sui banchi di scuola, quando avevo poco più di dieci anni ed un’insegnante, a cui da sempre va tutta la mia gratitudine ci parlò a tutto tondo delle tradizioni ed usi, incluse quelle religiose e le funerarie, di tribù brasiliane, partendo dal libro di Claude Lévi-Strauss ‘Tristi tropici’, e da lì nacquero storie e racconti, che all’interno della classe furono accolte non come pura lezione antropologica, ma come arricchimento e visione nuova. Un’esperienza quella che cambiò profondamente la mia vita, aprendomi ad un interesse che oltrepassava ciò che era strettamente legato alla cultura da cui venivo e quella conoscenza fece scaturire idee, passioni, narrazioni, che ancora oggi sono parte del mio percorso. Ma torniamo a Ramona  Parenzan, per la quale, per costruire articoli si è attinto anche dalla sua bacheca Facebook. La selezione include foto di un libro a cui lei stessa sembrerebbe fare riferimento durante le sue lezioni. Immagini strumentalizzate al fine di evidenziare che ciò che è il suo sentire spirituale è diverso dalla massa e per questo secondo la visione di integralisti, ignobile, derisibile, infangabile, negandole quella pari dignità, che viene riconosciuta all’interno della nostra stessa Costituzione e che dovrebbe porre sulla stesso piano di rispetto persone con idee diverse anche riguardo alla religione. Il libro in questione da quel che traggo, da una recensione di un sito che lo ha in vendita, parla di una spiritualità diversa, una spiritualità che non è fede dogmatica, ma che è rispettosa dei cicli della Natura, della Terra e del Cielo, delle stagioni, e di tutto quello che è manifesto e non manifesto, di una Spiritualità che non ha bisogno di dividere a tutti i costi, di una Spiritualità che vede le Donne riacquisire il potere che era stato solo tolto loro da una visione patriarcale e malata. Le Streghe, Donne di Conoscenza e Saggezza ed il loro Universo grazie ad un’attenta ricerca e rivivificazione stanno acquisendo nuove tonalità in un mondo che vuole essere bellezza ed equanimità, quella vera, dai mille colori, dai mille profumi, fondata sul rispetto e sull’ascolto reciproco che diviene arricchimento lontano dallo svilimento dell’altro. Quando ci si tocca e lo si fa nel rispetto, nel portare Cultura e Conoscenza, nel creare dialogo, si tesse Umanità ed essere Streghe con tutte le sfumature che comporta era ed è un onore. I nuovi roghi, quelli fatti di infamia virtuale non sono diversi da quelle pire che hanno arso per troppo tempo nel terrore e nel silenzio. Oggi è il tempo di dire no a coloro che vedono il Diavolo dappertutto e che di quella separazione di cui il termine è portatore nella sua etimologia (La parola diavolo deriva dal verbo greco διαβάλλω diabàllo che significa separare, porre barriera, porre frattura, oppure, in senso metaforico, calunniare come riportato nel sito Etimoitaliano) vivono in primis dentro di loro la spaccatura che non genera il rispetto fondamentale a rendere la diversità qualcosa non da aborrire a tutti i costi, soprattutto quando non se ne ha conoscenza, se non per sentito dire. Se la liceità di idee e sentire diversi è indiscutibile, altrettanto lo deve essere il modo di esprimerla. Per questo alla luce di questi tristi fatti, rievocatori di un passato che sembra lontano, ma che invece non lo è, onore alle Streghe di ieri e di oggi, a coloro che portano visioni nuove, a coloro che non vogliono imporre ciò in cui credono, ma lo offrono come elemento di dialogo e scambio. Onore alle Ramona e ad altri mille nomi senza tempo, che pur bersagliate dai ‘j’accuse’ altrui mettono in evidenza che chi si pone con certe modalità verso chi ha pensiero e sentire differente, dovrebbe farsi serie domande su ciò in cui pensa di credere e di cui si erge paladino in termini di ‘valori e tradizione’.
















Immagini tratte dal Web

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