Scorro le notizie in una giornata di marzo che non
intende lasciarsi alle spalle l’inverno, fra le tante scorgo un titolo che
penso essere ilare e che parla di una strega a scuola e di come si sia creata
una levata di scudi per difendere dei bambini, al punto di pensare di indire
un’interrogazione parlamentare. Penso subito ad una boutade, ad un articolo per
cui il giornalista voglia nel 2018, attirare l’attenzione su uno scritto
giocoso, ma leggendo le prime righe, mi rendo conto che non è così. I bambini
secondo più articoli, che nel frattempo ho rintracciato e letti tutti d’un
fiato, sarebbero stati indotti a chissà quali
pratiche da una scrittrice ed illustratrice che tiene laboratori e che ha portato
in classe fiabe, che parlano di paesi lontani, per mostrare loro nuove culture,
anche attraverso il gioco ed il coinvolgimento di tipo teatrale che avrebbe
reso i bambini non semplici uditori ma vivaci co-creatori della narrazione stessa.
Fra tutti i particolari che si aggiungono, in attesa di ulteriori conferme,
trovo i pareri che vedono in tale attività qualcosa di lesivo della tradizione
culturale e religiosa dei bambini e delle famiglie da cui provengono. E subito
penso all’arte del raccontare storie, quello che in Inglese viene definito
storytellig e che ancora in uso attinge a miti, leggende e racconti di
ancestrale memoria, che fruibili per tutti, adulti e bambini, annettono da, ed al
contempo arricchiscono, un patrimonio archetipico in continuo movimento, e per
i quali esistono festivals annuali a livello nazionale ed internazionale. Intanto
il caos mediatico che consegue agli articoli legati a questa notizia è
deleterio per una società che dovrebbe definirsi civile. La cosa più abbietta è
che si scatena una vera e propria caccia alla strega con sputi e denigrazioni
virtuali, che non sono meno brucianti di quelli che per secoli sono stati parte
della persecuzione, di cui dovremmo avere vivida memoria, nei confronti delle
Donne. Ma evidentemente la storia non ha insegnato a molti ed il substrato di
bigottismo, grettezza, ed ignoranza che si legge in molti commenti mi riporta
indietro a secoli oscurantisti e repressivi che non credevo di ritrovare in
alcune parole e concetti possibili ancora oggi. Nel frattempo mi documento
sulla scrittrice e narratrice, vado sul suo sito, guardo dei video in rete
riguardanti le sue attività, per verificare quanto possa essere ‘pericolosa’
questa donna. Quello che trovo è una filosofa, una donna che ama ricercare, ama
raccontare la sua ricerca, appassionare altre ed altri e questo lo fa includendo
bambini ed adulti. Una donna che intende portare a scuola colori e suoni anche
di paesi lontani, la sua narrazione è europea ma non solo, attinge al bacino
mondiale del racconto e della tradizione, permettendo all’ascoltatore di
diventare parte attiva e coinvolta. In questo modo il racconto diventa porta
perché apre, e ponte perché collega e quindi l’accoglienza e l’ascolto (princìpi
che dovrebbero essere usuali per molti) dovrebbero essere fondamentali per
farsi un’opinione davvero propria e scevra da preconcetti e chiusure
aprioristiche, invece no, il più pericoloso dogmatismo è ancora lì immobile nel
vuoto e nella divisione che porta con sé. Ascoltando e vedendo i suoi video, il
pensiero mi riporta a qualche decennio fa quando sorse in me l’interesse
proprio per ciò che era la cultura, la tradizione, le diversità, il modo di
percepire la vita e di coglierne i significati propri di abitanti di Terre
diverse e spesso lontane. La passione che oggi manifesto nello scrivere, nell’indagare,
nel cercare confronto nasce sui banchi di scuola, quando avevo poco più di
dieci anni ed un’insegnante, a cui da sempre va tutta la mia gratitudine ci
parlò a tutto tondo delle tradizioni ed usi, incluse quelle religiose e le
funerarie, di tribù brasiliane, partendo dal libro di Claude Lévi-Strauss
‘Tristi tropici’, e da lì nacquero storie e racconti, che all’interno della
classe furono accolte non come pura lezione antropologica, ma come
arricchimento e visione nuova. Un’esperienza quella che cambiò profondamente la
mia vita, aprendomi ad un interesse che oltrepassava ciò che era strettamente
legato alla cultura da cui venivo e quella conoscenza fece scaturire idee, passioni, narrazioni, che ancora oggi sono parte del mio percorso. Ma torniamo
a Ramona Parenzan, per la quale, per
costruire articoli si è attinto anche dalla sua bacheca Facebook. La selezione
include foto di un libro a cui lei stessa sembrerebbe fare riferimento durante
le sue lezioni. Immagini strumentalizzate al fine di evidenziare che ciò che è il
suo sentire spirituale è diverso dalla massa e per questo secondo la visione di
integralisti, ignobile, derisibile, infangabile, negandole quella pari dignità,
che viene riconosciuta all’interno della nostra stessa Costituzione e che
dovrebbe porre sulla stesso piano di rispetto persone con idee diverse anche
riguardo alla religione. Il libro in questione da quel che traggo, da una
recensione di un sito che lo ha in vendita, parla di una spiritualità diversa,
una spiritualità che non è fede dogmatica, ma che è rispettosa dei cicli della
Natura, della Terra e del Cielo, delle stagioni, e di tutto quello che è manifesto
e non manifesto, di una Spiritualità che non ha bisogno di dividere a tutti i
costi, di una Spiritualità che vede le Donne riacquisire il potere che era
stato solo tolto loro da una visione patriarcale e malata. Le Streghe, Donne di
Conoscenza e Saggezza ed il loro Universo grazie ad un’attenta ricerca e
rivivificazione stanno acquisendo nuove tonalità in un mondo che vuole essere bellezza
ed equanimità, quella vera, dai mille colori, dai mille profumi, fondata sul
rispetto e sull’ascolto reciproco che diviene arricchimento lontano dallo
svilimento dell’altro. Quando ci si tocca e lo si fa nel rispetto, nel portare
Cultura e Conoscenza, nel creare dialogo, si tesse Umanità ed essere Streghe
con tutte le sfumature che comporta era ed è un onore. I nuovi roghi, quelli
fatti di infamia virtuale non sono diversi da quelle pire che hanno
arso per troppo tempo nel terrore e nel silenzio. Oggi è il tempo di dire no a
coloro che vedono il Diavolo dappertutto e che di quella separazione di cui il
termine è portatore nella sua etimologia (La parola diavolo deriva dal verbo
greco διαβάλλω diabàllo che
significa separare, porre
barriera, porre frattura, oppure, in senso metaforico, calunniare come riportato nel sito
Etimoitaliano) vivono in primis dentro di loro la spaccatura che non genera il rispetto fondamentale a rendere
la diversità qualcosa non da aborrire a tutti i costi, soprattutto quando non
se ne ha conoscenza, se non per sentito dire. Se la liceità di idee e sentire
diversi è indiscutibile, altrettanto lo deve essere il modo di esprimerla. Per
questo alla luce di questi tristi fatti, rievocatori di un passato che sembra
lontano, ma che invece non lo è, onore alle Streghe di ieri e di oggi, a coloro
che portano visioni nuove, a coloro che non vogliono imporre ciò in cui
credono, ma lo offrono come elemento di dialogo e scambio. Onore alle Ramona e
ad altri mille nomi senza tempo, che pur bersagliate dai ‘j’accuse’ altrui
mettono in evidenza che chi si pone con certe modalità verso chi ha pensiero e
sentire differente, dovrebbe farsi serie domande su ciò in cui pensa di credere
e di cui si erge paladino in termini di ‘valori e tradizione’.
Immagini tratte dal Web