Introduzione
L'indagine
di questo articolo riguardo il termine eteno, intende dare
informazione non solo inerente il significato etimologico, ma anche
riguardo le fonti documentali ed i suoi utilizzi nei secoli.
Nasce
non solo da un interesse scaturito verso il vocabolo, da quando
diversi anni fa ne lessi l'etimologia - in un post che mi fece
scoprire un termine a me ignoto - ma anche all'interno di un maggiore
fermento scaturito in seguito ad un mio viaggio in Slovenia ed
all'incontro con il folklore, quando mi sono imbattuta nuovamente
nella voce, in quanto parte del titolo di una leggenda, che
fondamentale nella narrazione locale, apre ed introduce al mito
sloveno per eccellenza quello dello Zlatorog, il Camoscio dalle Corna
d'Oro.
La
Slovenia, stato slavo con cui ad est confina l'Italia, pur
all'interno delle sue piccolissime dimensioni è una perla culturale,
archeologica, storica e folklorica di rara bellezza. Il mito
fondamentale ruota intorno alla morte del Camoscio dalle Corna d'Oro
e di come la sua morte diventi maledizione per l'area del Monte
Triglav- Tricorno rendendola rocciosa ed arida come oggi la
conosciamo.
Un
tempo l'animale viveva invece, fra cime innevate dove se cadeva una
goccia del suo sangue nascevano rose profumatissime. A causa di chi
aveva tentato di ucciderlo, decise di distruggere tutto intorno a sé,
lasciando i versanti montuosi di nuda roccia e di scomparire.
Da
tempo immemore, con lo Zlatorog vivevano fra quei monti in quella che
oggi è la Valle dei Laghi, Tre Dame Bianche, ed è da una di queste che verrete introdotti al mito di questa montagna considerata in
qualche modo sacra. Ma è
soprattutto dal titolo inglese di questa iniziale leggenda che nasce
la necessità di questo scritto. La leggenda di Ajdovska
Deklica viene tradotta in
Inglese con The Heathen Maiden.
L'incontro con il termine heathen
all'interno della narrazione popolare slovena, ha reso utile dal
mio punto di vista, un approfondimento sul tema, anche per chi ne
leggerà il racconto.
Primi
utilizzi del lessema eteno
Devo
dire che per quanto si possa fare ricerca sulla parola, vi è
veramente poco che descriva in maniera dettagliata attraverso forme e
rimandi storico-linguistici, quanto culturali e cultuali, atti a
circostanziare un lessema che va senza dubbio conosciuto, soprattutto
per chi oggi segue le Antiche Divinità autoctone europee.
All'interno di questo lavoro affiancherò l'analisi etimologica di
diverse parole create dai Cristiani per scindere ciò che non
apparteneva al loro Credo. Conoscere l'origine fondamentale (a livello almeno greco e latino) di alcuni
vocaboli dedicati – definiamoli così - ci permette di conferire
loro il valore che avevano per i nostri Avi all'interno dei contesti
in cui sorsero secoli fa, prima di attribuzioni secondarie, in uso
oggi, che non permettono però di analizzare le questioni correttamente
poiché lette con una visione odierna.
Per
indicare chi seguiva gli Antichi Culti indigeni, noi oggi usiamo
termini come politeista o pagano, ma c'è un preciso termine con cui
i circoli di matrice accademica etichettarono i popoli dell'Europa
occidentale e centro settentrionale, a partire sin dal Medioevo, quel
termine è eteno o
etheno laddove se ne
voglia mantenere un richiamo grafico all'anglosassone heathen.
Questa parola oggi è usata in
special modo da persone impegnate nella ricostruzione delle
Tradizioni Germaniche di matrice pre-cristiana.
Il
vocabolo apparve per la prima volta nella traduzione in lingua gotica
dei libri del Nuovo Testamento, ad opera del Vescovo Wulfila
(o Ulfila 310-383). La prima
menzione assoluta del termine compare nel capitolo sette del Libro di
Marco, ed è riferita ad una donna greca, nata nella Siria Fenicia e
che supplicò Gesù di scacciare un demone che albergava nel corpo
della figlia.
Etimologia
del termine
Riguardo
l'origine e l'etimologia della voce esistono due teorie contrastanti
che la riguardano.
La
prima e ampiamente accettata è che il lessema heathen
tragga origine dal vocabolo heath
(brughiera), la cui radice indoeuropea è kait
con
il significato di foresta incolta. Tale definizione è variata poco e
la si ritrova nel gotico femminile haiþi, nel genitivo haiþjōs con
significato di pascolo, campo, aperta campagna, terra incolta. Lo
stesso significato hanno: l'Antico Inglese hǽð,
il Medio Basso Tedesco hêde, così come il Medio Olandese hêde, heide, l'Olandese heide,
hei,
l' Antico Alto Tedesco, il Medio Alto Tedesco, ed il Tedesco heide
oltre all'Antico Norreno heiðr.
Un eteno quindi è letteralmente una persona che vive in terre
desolate e selvagge.
Si
presume che Wulfila abbia scelto una parola gotica che fosse sinonimo
del latino dotto paganus con il significato di infedele. Che
si tratti di una trasposizione di significato dei Cristiani di lingua
latina da paganus – utilizzato sia come aggettivo che come
sostantivo – tratto da pagus con valore di villaggio e
quindi con accezione di abitante del villaggio sin dai tempi
di Cicerone non vi è dubbio. La trasformazione del
significato da abitante del villaggio a non cristiano, avvenne con
probabilità a seguito del fatto che nei villaggi coloro che
seguivano gli Antichi Culti erano di gran lunga maggiori che non
nelle città, essendo la Tradizione più saldamente radicata; una
seconda ipotesi è data anche dal fatto che i primi cristiani si
definivano miles cioè militi di Cristo, facenti parte cioè
della grande Militia Christi, in antitesi a coloro che
definivano in maniera alquanto dispregiativa borghesi. La
parola che deriva dal Tardo Latino burgu(m), ben prima
di indicare gli appartenenti ad una classe sociale (chi non indossava
uniformi ecclesiastiche o militari come ultimo significato in ordine
di tempo), in origine definiva gli abitanti del borgo, come sobborgo
fuori dalle mura cittadine. Quindi venivano definiti pagani i
borghesi perché separati dalla città e di fatto separati dal
cristianesimo.
La stessa parola latina burgu(m) (185 d.C)
originò dal greco pyrgos con il significato di torre, a
sua volta influenzata dal germanico da cui - come si può evincere
dalla stessa pronuncia dura della g - derivò dall'Antico Alto
Tedesco Burg (gotico Baurgs – celtico Borg)
con il significato di qualcosa di chiuso e protetto sebbene fuori
appunto dalle mura urbane. Ma il borgo non è mai stato un luogo
fortificato, a maggior ragione derivabile da un'antica torre. Erano
invece luoghi popolari ed aperti seppur radicati nella tradizione,
per questo l'origine della parola borgo così come dei suoi derivati
è parallela al latino vulgus, con significato di volgo e
popolo, e questo è ancora presente con passaggi fonetici, ben
presenti nei dialetti della Toscana e dell'Italia centrale con
trasformazioni letterali del tipo v > b e lg>rg. Si
pensi appunto al Toscano boce per voce, bacca per
vacca, balle per valle ecc.
Riguardo
la seconda teoria non mi dilungherò molto proprio perché lacunosa
di una base etimologica a suo supporto. Nacque ad opera di Sophus
Bugge nel 1896 che tentò di fondarla su una presunta attinenza fra
fonti bibliche e termini norreni. Per questo studioso tutto derivava
dal mondo classico o cristiano ed il termine in questione era solo il
prodotto del mondo classico mediterraneo e di una derivazione
dall'Armeno het'anos. Nella sua visione pensava che le persone
di origine germanica non avessero né un sistema mitologico né uno
religioso proprio. Il suo pregiudizio e la mancanza di un fondamento
linguistico però lasciarono che la prima definizione trovasse il suo
giusto riconoscimento. Del resto le parole portate a supporto della
sua tesi linguistica, per comparare le origini del lessema eteno,
non manifestarono nessuna correlazione con le peculiarità semantiche
insite nel vocabolo stesso e che abbiamo visto più sopra.
Breve
sintesi dell'utilizzo del vocabolo all'interno di fonti storiche dal
IV secolo in avanti
Dopo
il IV secolo e l'utilizzo che ne fece Wulfila, la presenza del
termine eteno scomparve dall'uso di documenti per alcune
centinaia di anni, ad eccezione dell'utilizzo fatto in riproduzioni
di Bibbie gotiche. Non
sappiamo se perché registrato su supporti deteriorabili o se non
fosse stato utilizzato all'interno di documenti ufficiali, da parte
di genti germaniche che vivevano all'interno o alla periferia dei
territori romani. Ad
esempio se prendiamo in considerazione la popolazione dei Goti - di
cui lo stesso Wulfila faceva parte – vediamo come diventò parte
del tessuto romano e le cui testimonianze sono in Latino, anche
perché lo stesso lavoro degli scrittori di origine germanica subiva
l'influsso quasi esclusivo di altre tribù fortemente romanizzate.
Ritroviamo
di nuovo il vocabolo in uso nel 616 all'interno delle Cronache
Anglosassoni, in riferimento alla morte del primo re cristiano del
Kent Æthelbert. La voce si rifà all' Historiam Ecclesiasticam
Gentis Anglorum: Liber Secundus (Ecclesiastical History of the
English People, Book Two), scritto da Beda il Venerabile, essendo la
voce della cronaca una glossa della sua opera al cui interno il
vocabolo eteno, lo utilizza due volte nella traduzione dal
Latino all'Anglosassone. Dopo
aver narrato della morte di Æthelbert, entrambi i testi, pongono
l'attenzione sul fatto che suo figlio Eadbald non volesse convertirsi
al monoteismo cristiano. Mentre Beda si riferisce a Eadbald come a
chi viveva in maniera peccaminosa e di essere così tanto corrotto da
non essere nemmeno ascoltato dalle Gentes (i Gentili). Il
passo all'interno delle Cronache Anglosassoni riferisce semplicemente
che viveva in hæðenum (heathendom).
Merita un'analisi etimologica anche la parola Gentile
dal
Latino
Gens-Gentis che
nella terminologia cristiana antica indicava chiunque non fosse Ebreo
o Cristiano,
originario
dall'aggettivo greco
ethnikos da
ethnos razza/gente
ed utilizzato in maniera propria dall'ebraismo con il significato di
popolo
pagano. Gentile indicava perciò chi appartenesse alla stessa stirpe, alla
stessa famiglia, da qui il comportamento amichevole fra i propri
simili che diede poi luogo al significato ultimo che oggi usiamo
ancora quando indichiamo una persona gentile.
Beda
continua poi nella narrazione della partenza dei Vescovi Mellito e
Giusto, dai Barbaros (Barbari) del Kent che avevano rifiutato
di convertirsi. Usò Barbari dal latino Barbaru(m) a sua volta
dal greco Barbaros, voce che alludeva alla lingua di coloro
che appartenevano ad altra stirpe e che secondo i Greci ed i Romani
sembrava un balbettio. Non usò quindi il termine Gentes
in questo contesto e descrisse le loro pratiche come quelle di
Daemonicis Cultibus (culto demoniaco). Il
traduttore anglosassone che tradusse Beda scelse di non differenziare
tra il termine Gentis e Daemonicis Cultibus ed usò il termine
eteno per la seconda volta. La
spiegazione di ciò nasce dal fatto che Beda scelse il termine per
riferirsi alla Gente di Eadbald come ad un Popolo che era
parte estranea
di una nazione dove il Cristianesimo era religione istituita, e la
definizione Daemonic Cultibus fu usato con l'intento di
condannare la venerazione di Deità che nella visione di Beda erano
chiaramente maligne.
Il metafraste anglosassone fece confluire così le due visioni nello
stesso soprannome di hæðen.
Il
termine assunse in questo modo non più la valenza di straniero
o abitante
della brughiera,
ma di chi si poneva al
di fuori di uno stato cristiano ed
aveva una condotta
religiosa condannabile raggruppando
questi due significati in un unico nuovo e più ghettizzante
vocabolo.
Alla
fine dell' VIII secolo
il
termine vide un aumento del suo utilizzo in vari documenti, con
significato di
estraneo sia al paese anglosassone che alla religiosità cristiana,
tale
definizione nacque fondamentalmente in relazione ai Danesi che
minacciavano con continue incursioni l'isola anglica, terra
sulla quale i re locali avevano provato a porre fine alle pratiche
autoctone, non solo vietandole ma rendendole illegali a tutti gli
effetti e definendole hæðenum.
I
reggenti anglosassoni mano a mano che si cristianizzarono iniziarono
una vera e propria azione volta ad estinguere pratiche religiose
lontane dal cristianesimo. Le cronache e gli annali di questo periodo
riportano come gli eteni
praticassero stregoneria, effettuassero sacrifici, lanciassero
maledizioni contro pozzi, pietre e alberi, ed anche effettuassero
incanti di vario genere. Erano state istituite anche multe per chi
facesse offerte a demoni. Questo in visione di misure sempre più
restrittive e coercitive volte a bloccare l'adorazione di pietre, di
pozzi, alberi o idoli. Tutto ciò confluì nella denominazione
hæðenðom. Siamo
intorno all'anno 1000 quando con la definizione di Cnut/ Canute I
(altri titoli Canute
II, Canute the Great, Knut den Mektige, Knut den Store - Canuto
il Grande) Re d'Inghilterra, Danimarca e Norvegia e Governatore di
Schleswig e Pomerania, l'etenismo
evolvette da pratica indigena religiosa propria dei Danesi a quella
delle persone dell'Europa del Nord che dovevano ancora essere
cristianizzate. Il significato originale del termine come straniero
fu pressoché perso e diventò più specialistico e riferito alla
religione di genti germaniche. Questa prerogativa venne mantenuta e
rafforzata all'interno degli scritti attraverso l'Europa del Nord e
della Scandinavia, nei quali la parola eteno
è sempre relata all'Antica Religione.
La
ricchezza di un antico termine
Da
ciò si evince riguardo la parola heath
(brughiera) - nelle sue variazioni linguistiche in tutte le lingue
germaniche - non solo l'antichità della parola stessa ma anche il
fatto che al suo interno è contenuto uno dei concetti germanici
innati. Così si definisce eteno
colei o colui che vive nella brughiera, intendendo con questa parola
terreni
alluvionali quindi paludosi e poveri di humus, che non permettono
vegetazione se non quella di arbusti e graminacee. Troviamo come
sinonimo landa o steppa, quindi grandi appezzamenti appartenenti per
lo più al nord Europa, ma tipici anche di zone per lo più
pianeggianti, nelle quali è difficile la coltivazione di
qualsivoglia pianta, vasti terreni brulli e selvaggi.
Il
periodo di letteratura indagato da Rood (2008) termina con il corpus
di opere relative all'Islanda del XIII secolo. Quella letteratura
procura la più fine produzione letteraria all'interno della quale il
termine eteno
viene usato per descrivere specifiche genti e le loro pratiche
religiose.
L.
Heid (2015) nella sua opera prima, evidenzia come in secoli più
recenti il movimento eteno
abbia avuto radici nel Romanticismo, cioè verso la fine del XVIII
secolo, quando la ricerca di molti che avevano volto il loro sguardo
verso le Antiche Vie pre-cristiane portò ad una crescita della
ricerca e rivivificazione delle antiche Tradizioni germaniche. Molti
nomi noti di scrittori ed esoteristi quali – in ordine cronologico
- Madame Blavatsky, Guido Von List, Aleister Corowley e Dion Fortune
fecero parte di questo movimento. Movimento che in Inghilterra vide
anche la nascita della Wicca.
L'etenismo
manifesta così di avere numerose e variegate ramificazioni, con
differenziazioni venutesi a creare in base al luogo di origine, alla
Tradizione a cui si annette piuttosto che ad evoluzioni della stessa.
Questo non deve fare pensare però ad un tutto uguale a tutto, perché
se le comparazioni e le osservazioni anche di Divinità talvolta
condivise di pantheon pur diversi, evidenzia proprio questa fase
comune e primigenia dell'origine del termine, non si può fare un
pastone che appiattisca le ramificazioni del Grande Albero
dell'Etenismo.
Conclusioni
Il
termine eteno
o etheno
che trova la sua espressione sinonimica in pagano,
ha la sua prima assoluta attestazione, a partire dal IV secolo nelle
traduzioni del Nuovo Testamento in gotico del Vescovo Wulfila, con
riferimento al Libro di Marco ed a una donna etena
di origine greca che chiede aiuto al Cristo per liberare la figlia da
un demone che albergava nel suo corpo. Il vocabolo trova poi
attestazioni successive prima in maniera meno uniforme e
continuativa, sino ai tempi più recenti con una rivivicazione del
termine e soprattutto del suo significato profondo. Il lessema vide
risemantizzazioni successive che si avvicendarono nei secoli,
partendo dal suo significato originario di straniero con valenza di
infedele, a comunità rurali che stavano fuori dalle mura cittadine,
portando una separazione di fatto fra il Cristianesimo espanso all'interno di mura cittadine ed un Ethenismo
sviluppato ma soprattutto radicato in aree verdi e rurali. Abbiamo
così una transizione dal significato di chi è straniero a chi vive
in ampi spazi desolati e selvaggi. L'ampiezza, il respiro dello
spazio ed il suo essere selvaggio ha forgiato, quanto è diventato
insito al termine stesso.
Intorno
al 1000 designò prevalentemente Genti di Tradizione germanica. Essere eteni assunse
così il valore non meramente di credo personale o dell' essere
questione di centralità religiosa. Era molto più un aspetto legato
alle comunità che praticavano. Poiché il concetto germanico di
religione fu inseparabile da terra, legge, comunità e poteva essere
compreso soprattutto in termini di frontiere concettuali.
Un'abitante
delle lande
per un membro di una prima tribù germanica o filo-germanica non
sarebbe soltanto un individuo che vive nella sua area.
Quell'individuo sarebbe un' estraneo, al di fuori della propria
identità culturale, dei propri costumi, delle proprie leggi e della
propria morale. Perché nulla è più vicino al Vero
della Radice
di una Stirpe,
che siamo chiamati a recuperare attraverso ciò che abbiamo di
disponibile in termini scritti e se ciò non c'è a cercare e a
studiare, ad esempio attraverso l'archeologia ed attraverso ciò di
cui ci parla tramite i suoi reperti, ma anche attraverso il folklore
che non narra, a differenza della storia, quella esclusiva dei
vincitori, ma quella di tutti. Il Culto
delle Antenate e degli Antenati
che io sento particolarmente, si lega inscindibilmente a quello di
Stirpe
perché prima di significare l'origine di una famiglia o discendenza,
il termine latino stirpem,
nella
sua veste dotta,
significava
proprio
famiglia di vegetali e
radice come
anche il suo allotropo
sterpum.
Guardare
quindi alla
Stirpe significa
guardare al Fondamento, all'Origine Primaria
del
Politeismo Autoctono Europeo, alle origini dell'Etenismo,
scisso e protetto da qualsiasi concezione monoteistica
Immagine
*Tratta
dall'archivio personale
Articoli
e monografie on line
*Federico
Pizzileo Vanatrù Italia
Sacro
ed Etenismo la Custodia del Fuoco
*Joshua
Rood
Heathen:
Linguistic Origins and Early Context, 2008
Bibliografia
*Laugrith
Heid
La
Stregoneria dei Vani
Anael
Sas Edizioni 2015
*Alinei
Mario Benozzo Francesco
DESLI
Dizionario etimologico-semantico della lingua italiana
Pendragon
2015
*Cortellazzo
Manlio Zolli Paolo
DELI
Dizionario Etimologico della Lingua Italiana
Zanichelli
2021
*AA.VV.
Lo
Zingarelli 2022
Zanichelli
2021
Sitografia
*tommaseobellini.it
*etimo.it
*treccani.it