Mentre fuori le voci del vento si insinuavano tra le assi della casa e le ombre della sera sembravano custodire antichi segreti, una coppia di contadini si apprestava ad andare a letto. La loro casa, modesta ma ordinata, si trovava al margine del borgo, poco distante dal limitare del bosco.
Da
qualche tempo, la donna avvertiva nel buio una presenza inquietante
in camera da letto. Non rumori forti, non apparizioni o movimenti
tangibili: solo un senso opprimente, quasi un gelo che la sfiorava
durante la notte, una pressione sul petto, come se qualcosa — o
qualcuno — le si sedesse addosso mentre dormiva. Spesso si
svegliava ansimando, il cuore in gola, le mani sudate e gli occhi
sgranati nel buio.
Una notte, però, decise di attendere quella Presenza. Lasciò il lume acceso sul comodino. Ben presto, intorno a
quella luce fioca, apparve un’ape dal nulla che iniziò a ronzare
sempre più forte, ipnotizzandola quasi; poco dopo, tornò quel senso
di oppressione che non le permetteva di riposare. Un misto di terrore
e impotenza.
Il marito, uomo di poche parole, tentava di minimizzare quelle paure. «È solo stanchezza» diceva. «Sono i sogni che ti confondono.» E tornava a dormire, ignaro o forse semplicemente restio a dare ascolto a ciò che non si vede.
Ma la donna non era convinta. Le notti si facevano sempre più angoscianti. Fu così che decise di chiedere consiglio a una vecchia del villaggio, nota per la sua conoscenza delle cose di un tempo, quelle che si tramandano come saperi taciuti. Le raccontò per filo e per segno quello che aveva visto e provato, e la terribile sensazione di incapacità di reagire a quel ronzio che sembrava un richiamo irresistibile ed invece era l’inganno più subdolo per fare sì che la donna non opponesse reazione ai suoi attacchi.
La
vecchia, dopo aver ascoltato in silenzio, le disse:
«Quello che
ti visita è il Premevenco.
Uno Spirito notturno che schiaccia il petto e annebbia la mente,
angosciandoti. Quando torna a trovarti, prendi un coltello che avrai
fatto benedire. E colpiscilo, tagliandogli la testa.»
La donna seguì le istruzioni alla lettera. Fece benedire un coltello, lo nascose sotto al guanciale e attese, il cuore in subbuglio, il lume acceso sul comodino con la fiamma tremolante. Quando sentì l’ormai familiare gelo attraversare la stanza e udì il ronzio intorno al lume, si fece forza. Con un gesto rapido afferrò il coltello da sotto il cuscino e colpì... ma sbagliò. Invece di recidere la testa della Creatura, ne incise la coda. Poi si addormentò, convinta di essere finalmente libera di riposare.
Il
silenzio tornò nella stanza, ma era un silenzio pesante, carico di
presagi. Il Premevenco,
infatti, furente per la ferita riportata, si accanì sulla donna con
una violenza invisibile ma devastante. Lei lottava per respirare e il
cuore, più che battere, martellava nel petto. Con un filo di voce
riuscì a svegliare il marito:
«Aiutami... Lui è qui!»
L’uomo,
ancora stordito dal sonno, percepì l’agitazione della moglie.
Senza pensare, afferrò il fucile posto nei pressi della porta e
scrutò nel buio. Vide un’ombra indistinta muoversi vicino al
letto. E sparò.
Il colpo squarciò il silenzio. E, con esso, il
cuore della donna.
Quando la luce dell’alba entrò dalla finestra, portando con sé il gelo delle mattine d’inverno, tutto era già compiuto. La moglie giaceva senza vita. L’uomo, paralizzato dall’orrore, fissava il corpo esanime, incapace di comprendere appieno quanto accaduto.
Il Premevenco si era vendicato.
Nota
Il coltello apotropaico dalle pratiche ancestrali alla benedizione cristiana
Nella leggenda si racconta che alla protagonista viene consigliato di far benedire un coltello e di utilizzarlo per tagliare la testa dell’ape, che rappresenta solo la forma iniziale con cui il Premevenco si manifesta. In questo dettaglio emergono chiaramente due livelli culturali sovrapposti: da una parte l’uso del coltello, oggetto apotropaico attestato fin dai tempi più antichi, spesso inciso con simboli sacri o protettivi e impiegato per scacciare spiriti o entità malevole; dall’altra la benedizione cristiana, che si innesta su un oggetto già dotato, nella tradizione precristiana, di un valore magico-protettivo.
In questo racconto assistiamo dunque alla stratificazione tra un simbolo protettivo arcaico — il coltello come arma rituale — e l’intervento cristiano, che ne “riattualizza” il potere attraverso la benedizione, integrando pratiche ancestrali in un nuovo sistema religioso pur mantenendone la funzione apotropaica originaria.
Il gesto rituale: efficacia, errore e vendetta
In questo contesto, l’esito del racconto non deriva da un’inefficacia del rituale, bensì da un errore nella sua esecuzione. Nelle pratiche tradizionali, infatti, l’efficacia apotropaica non risiede unicamente nell’oggetto consacrato, ma nella corretta esecuzione del gesto rituale. Il colpo mancato non neutralizza il potere dello spirito, ma lo provoca, trasformando un atto di difesa in una causa di ulteriore violenza.
Ne consegue che la Tradizione non è indulgente: non basta compiere l’azione “giusta”, ma è necessario eseguirla esattamente nel modo prescritto. Questo percorso narrativo rappresenta un tratto fondamentale del pensiero rituale delle Culture orali e delle leggende di ammonimento, come quella qui riportata. La morte della protagonista non smentisce l’Antico Sapere, ma lo conferma pienamente.
Immagine
* Generata con l'AI
Bibliografia
* Coltro Dino, Gnomi, anguane, basilischi Esseri mitici e immaginari del Veneto, del Friuli-Venezia Giulia, del Trentino e dell’Alto Adige, Cierre Edizioni 2012
Sitografia
* Cfr. Il Pesarol (Bassa Legnaghese, Veronese, Veneto)
https://ilblogdilujanta.blogspot.com/2025/12/il-pesarol-bassa-legnaghese-veneto.html
* Cfr. La Trude catturata (Dolomiti, Trentino-Alto Adige)
https://ilblogdilujanta.blogspot.com/2025/12/la-trude-catturata-dolomiti-trentino.html
* Cfr. La Tròta e i Neonati (Val dei Mocheni-Bersntol, Trentino)
https://ilblogdilujanta.blogspot.com/2025/12/la-trota-e-i-neonati-val-dei-mocheni.html
* Cfr. La Trud e il Fabbro
https://ilblogdilujanta.blogspot.com/2025/12/la-trud-e-il-fabbro-val-di-fassa.html
* Cfr. La Tròta (Val di Fiemme, Trentino)
https://ilblogdilujanta.blogspot.com/2025/12/la-trota-val-di-fiemme-trentino.html
* Cfr. Malvina, la Donna che conosceva la Morte (Val di Fassa, Trentino)
https://ilblogdilujanta.blogspot.com/2025/12/malvina-la-donna-che-conosceva-la-morte.html
* Cfr. La Smara e i molti nomi della Trude: un'analisi del Tormento Notturno tra le Alpi e alcune aree orientali d'Italia.
https://ilblogdilujanta.blogspot.com/2025/12/la-smara-e-i-molti-nomi-della-trude.html
* Cfr.Frau Drude-Trude
https://ilblogdilujanta.blogspot.com/2018/12/frau-drude-trude.html
* Cfr. L'Alp
https://ilblogdilujanta.blogspot.com/2018/12/l-alp.html

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