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giovedì 28 dicembre 2017
Gli Gnomi artigiani e le scarpe del calzolaio
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martedì 26 dicembre 2017
Da un antico passato a Paracelso e oltre, gli Gnomi della Conoscenza
venerdì 1 dicembre 2017
La Willeweiß, l'Antica Signora delle Profezie delle Montagne (Schlern — Rosengarten/Sciliar — Catinaccio, BZ)
Va e viene, ma nessuno sa dove vada o da dove venga. Abita nelle radure di larici, o tra abeti e faggi, ma non pensate che abbia una casa come gli altri umani: lei non ha bisogno di quel tipo di dimora. Parla con gli animali e comunica con i massi nel bosco, interpretandone le linee del tempo. La si può incontrare in paese, con lo sguardo perso nel vuoto, mentre confabula sommessamente di ciò che scorge oltre il visibile.
A lei nulla è sconosciuto: né il passato né il futuro. Di ogni persona, di ogni evento, conosce le segrete trame del tempo. Di tempo, del resto, lei ne ha vissuto moltissimo. La Willeweiß è anziana, incredibilmente anziana: alcuni dicono che abbia centinaia di anni, altri migliaia. Le sue ossa fragili, bianche come porcellana, sembrano sul punto di frantumarsi da un momento all’altro. Eppure, lei non può morire. È la Guardiana del Tempo e di tutto ciò che sfugge alla conoscenza umana.
Nel suo corpo alberga perennemente il gelo. Forse è per questo che, specialmente in inverno, entra nelle case con un saluto appena accennato e si siede nella Stube, accanto al fuoco. Taciturna, raramente si esprime e solo per formulare i suoi vaticini. Le sue profezie, ben note alla gente della valle, si sono sempre avverate.
In quell’inquietante silenzio, i valligiani la lasciano accanto al fuoco per tutta la notte. Chi la ospita non può fare a meno di considerarla una presenza che suscita sorpresa, attesa e, al contempo, timore per un possibile atto di veggenza.
È viva ai limiti della vita, non morta ma tutto in lei parla di qualcosa di morto. Le famiglie del villaggio hanno tentato più volte di allontanarla, quella strana donna anziana, ma senza successo. Finché un giorno qualcuno scoprì che per tenerla lontana dalle abitazioni e dal loro calore bisognava stupirla. Certo, non era una cosa facile. Dopo lunghe riflessioni, fu suggerito di mettere sulla stufa dei gusci di uova rotte, e così fecero.
Quando giunse il mattino la vecchia ebbe un sussulto e disse:
"Sono la Willeweiß, lo Spirito più antico di queste montagne,
I miei occhi hanno visto ed ho udito di tutto
Nove volte bosco e nove volte prato
Il bosco come una palude
Lo Schlern come una noce
Il Gepleng come una lama di coltello
Il Rotwand come la mano di un bambino
Il Tschagerjoch come una gemma
Ma mai un focolare pieno di gusci di uova bianche come le mie vecchie ossa"
Dette queste parole si allontanò dalla casa, nessuno la vide mai più.
Lei è la Willeweiß, la Signora della Profezia che non può morire.
Note:
Di questa figura leggendaria è interessante quanto sia una figura di “confine”: molto anziana, ai limiti della vita, eppure incapace di morire. È proprio quella condizione liminare a renderla percettiva del passato e del futuro. Il suo sguardo non incrocia mai quello degli altri, eppure Lei vede tutto.
Immagine
*Tratta da internet. Autore sconosciuto. Se sei l'autore dell' immagine pubblicata e desideri che venga aggiunto un credito o che l'immagine venga rimossa, ti prego di contattarmi.
Bibliografia
*Dal Lago Brunamaria, Fiabe del Trentino Alto Adige, Arnoldo Mondadori Editore, 1989
domenica 26 novembre 2017
La selvana del maso di Campitel di Fassa
Narrare per tramandare
Nasce così il desiderio di ricordare nuovamente quello già raccontato da altri, grandi scrittrici e scrittori, per rendere queste storie ancora una volta fruibili. Racconti e leggende che sono giunti sino a noi con la voglia di essere tramandati: su un divano in una sera d’inverno, o nel fresco di un giardino d’estate; racconti da leggere ai bambini prima di addormentarsi, o da condividere fra adulti. Si, anche fra adulti, perché oggi, erroneamente, si pensa al raccontare come a un qualcosa di legato esclusivamente all'infanzia. Eppure nel mito, nella fiaba, nella leggenda, ci sono elementi che appartengono al Non—Tempo, che parla a ogni età.
Nel racconto vi è, appunto, il Potere del Non—Tempo, quel luogo dell’animo a cavallo tra il prima ed il dopo, tra passato e futuro, che, immobile accoglie chi ascolta, tramandando tradizioni, simboli e conoscenze. Il racconto leggendario, la fiaba, è varco: invita all’ascolto, rapisce nella sua semplicità e attraverso i suoi simbolismi narra un dialogo con quella parte profonda dell’inconscio collettivo, connessa agli archetipi, le rappresentazioni mentali primarie.
Gli antichi popoli, in sintonia con i cicli della Natura, conoscevano bene questo Potere, e lo hanno trasmesso di generazione in generazione, in una sera come questa, di fronte al fuoco, prima di abbandonarsi al buio della notte. Storie che nel lento, cadenzato ritmo del passaggio nei secoli, hanno mutato forma ma mai essenza, acquisendo i colori del tempo: religiosi, culturali e simbolici. Fino ad arrivare alla nostra cultura che, perdendo l’autentica connessione con il ritmo della Terra, ha spesso relegato, dimenticandone la forza trasformativa, il racconto e la narrazione al gioco o alla puerilità.
I raccontastorie di oggi, invece, narrano per tutti, piccoli e grandi, perché la capacità evocativa del racconto è lenitiva e guaritrice sia per chi narra che per chi ascolta. Essa va oltre il limite del fuori e del dentro, agendo in uno spazio che sembra dividere ma che, in realtà, diventa punto d’unione.
Così, l’antico Bardo, poeta e cantore arcaico quanto attuale, diventa, qui nella Terra delle Dolomiti, colei o colui che narra delle creature leggendarie dei boschi, delle acque, delle grotte, di figure dai nomi spesso locali se non dialettali. Narra di popoli leggendari, di luoghi antichi, di Divinità divenute poi Sante e Santi vestiti di Luna e di Sole. L’uditore sarà condotto in mondi magici, tra i versanti di alte montagne e di vallate, che, una volta conosciuti, potrà ritrovare come magica eredità dentro di sé ogni volta che ne avrà desiderio.
Un tesoro che chiede solo di essere riscoperto.
E ora iniziamo il nostro cammino.
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* Tratta dall'archivio personale
Il potere della parola
*Tratte dal web
Bibliografia
martedì 7 novembre 2017
Dall'Oscurità di Novembre e Dicembre alla Scintilla del Nuovo che verrà
Negli ultimi anni, con mia madre — oggi vicina agli 80 anni e gravemente malata — abbiamo affrontato spesso il discorso del Buio rigeneratore e della sua naturalezza, che non deve essere percepita come avversità, sia chiaro. Quest’anno, per la prima volta, sentendomi parlare di come avrei apparecchiato la tavola e celebrato questo momento, mi ha chiesto di aiutarla a ricordare come “accogliere” i defunti. Così ha preparato la tavola anche lei. Lo ha fatto per tre sere, coinvolgendo anche mia sorella, che dalla sua casa ha agito in modo simile nelle notti dal 31 ottobre al 2 novembre. Questa scelta è nata dalla sua nuova consapevolezza di come tutte le stagioni abbiano un valore profondo. E questa, che rappresenta un passaggio importante e unico, probabilmente ancor di più.
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*Tratta dall'archivio personale. Prima nevicata della stagione avvenuta nella notte fra il 5 ed 6 novembre 2017
*cfr. Samhain, la Porta di Eternità di ciò che non è mai separato
https://ilblogdilujanta.blogspot.com/2016/10/samhain-la-porta-di-eternita-di-cio-che.html