Lettori fissi

domenica 26 novembre 2017

Narrare per tramandare

                                                      
Immagine tratta dall’archivio personale


                                         Testo di Lujanta

Foschia bassa scende sul paese tutto, in una giornata che attende la neve. Fuori un silenzio surreale che sembra scandire i passi della Bianca Signora che tornerà nella notte. In casa solo il crepitio del fuoco ed il mio sguardo assorto nei miei mondi interiori, nei miei ‘Si narra di un tempo in cui…’. Nasce così il desiderio di ricordare nuovamente quello già raccontato da altri, grandi scrittori e scrittrici rendendo nuovamente fruibili queste storie. Racconti e leggende che sono arrivate sino a noi con la voglia di essere tramandati su un divano in una sera d’inverno, o nel fresco di un giardino d’estate, racconti da leggere ai bambini prima di addormentarsi, o da condividere fra adulti. Si anche fra adulti, perché oggi erroneamente si pensa alle storie ed al narrarle come un qualcosa legato esclusivamente all'infanzia, mentre nel mito, nella fiaba, nella leggenda, ci sono elementi che appartengono al non-tempo e quindi adatte a tutte le età. Nel racconto vi è appunto il potere del non-tempo, un luogo dell’animo a cavallo fra il prima ed il dopo, fra passato e futuro, che immobile accoglie chi ascolta, tramandando tradizioni, simboli, conoscenza. Il racconto leggendario, la fiaba, è varco, invita all’ascolto, rapisce per la sua semplicità e narra attraverso l’evocazione dei suoi simbolismi un dialogo con quella parte profonda dell’inconscio collettivo che si collega alle rappresentazioni mentali primarie dette archetipi. Gli antichi popoli connessi ai cicli della Natura, conoscevano bene questo Potere, e lo hanno consegnato di generazione in generazione, in una sera come questa di fronte al fuoco, prima di abbandonarsi al buio della notte. Molte storie sono state cambiate, nel lento, cadenzato ritmo del passaggio nei secoli, acquisendo mano a mano i caratteri religioso- culturali dell’epoca in cui sono state tramandate, fino ad arrivare alla nostra cultura che perdendo l’autentica connessione al ciclo delle stagioni, ha relegato spesso il racconto e la narrazione al gioco ed alla puerilità. I raccontastorie attuali invece narrano a tutti, piccoli e grandi, perché la capacità evocativa del racconto è lenitiva e guaritrice sia per chi narra che per chi ascolta, va oltre il limite del fuori e del dentro, agendo oltre lo spazio che sembra dividere e che invece diventa punto d’unione. Così l’antico Bardo, poeta e cantore antico quanto attuale, diventa qui nella Terra delle Dolomiti, colei o colui che narra delle creature leggendarie dei boschi, delle acque, delle grotte, figure dai nomi spesso locali se non dialettali. Di popoli leggendari, di luoghi antichi, di Divinità spesso poco conosciute divenute poi Sante e Santi vestiti di Luna e di Sole, l’uditore sarà condotto in mondi magici, su versanti di alte montagne, in giro per vallate e località, che una volta conosciuti, potrà ritrovare come eredità dentro di sé ogni volta volta che ne avrà desiderio. Un tesoro che chiede solo di essere riscoperto. Andiamo a cominciare…

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