Lettori fissi

sabato 26 gennaio 2019

E dopo venne il caos




Ci fu un Tempo antichissimo in cui gli esseri umani tutti, comunicavano non solo fra di loro, ma con gli animali, con le piante, con l’acqua dei ruscelli. Quando ci si recava in un bosco a raccogliere erbe o a tagliar legna, le erbe dicevano a chi raccoglieva in quale ora avrebbero mantenuto le loro più alte caratteristiche e così era per il legname, ogni albero consigliava al tagliaboschi come essere abbattuto e come offrire la sua vita per il migliore legname, per costruire case o divenire utensile, o ancora ardere, bruciato dal nobile elemento fuoco. Ma poi venne il Concilio di Trento [1] che si impose sulle popolazioni e sulle loro tradizioni sebbene già cristianizzate e tutto questo scomparve.


Note:

[1] E’ nel 1545 che ebbe inizio il Concilio di Trento, come risposta della Chiesa di Roma all’espandersi della Riforma protestante in atto, ad opera principalmente di Martin Lutero. Dal Concilio che durò ben diciotto anni, sino al 1563 sotto il pontificato di tre Papi, nacque il termine Controriforma con cui il Cattolicesimo intese rinnovare il proprio potere teologico-spirituale nonché liturgico.

Questo brevissimo racconto segna un passo importante fra un prima ed un dopo. Fra una Cultura e Tradizione che fu di tutti ed una che venne imposta. Fra una Cultura nella quale si era in stretto contatto con la Natura, i suoi Tempi i suoi Riti che tramandati oralmente rappresentavano il Patrimonio di interi Popoli, e ciò che imposto dogmaticamente pensò di estirpare Tradizione ed Identità. Ho voluto riportarlo, perché oggi quella Tradizione orale è scomparsa, almeno fra le persone più giovani che io ho potuto incontrare. Nonostante queste aree vivano con estremo fervore i preparativi di eventi oggi legati a passaggi annuali e festività cattoliche anche se di chiara quanto negata origine pagana, quando viene domandato loro perché lo facciano, rispondono che è la loro tradizione ed è antichissima, ma ignorando il substrato culturale e sociale millenario in cui nacque. La versione originale a cui mi sono rifatta è riferita alla versione della Prof.ssa Dal Lago Veneri, estrapolata da un’opera di inizi ‘900 dal titolo Il Vescovado di Trento e Bressanone-Antiche fonti e leggende di K. Atz e Pater Adelgott Schatz, e nella quale versione il Concilio viene reso (forse ricalcando la versione originale da cui l’ha tratta) come una benedizione per uomini ed animali, piante ed acque.









Immagine

*createwithtlc.blogspot.com


Bibliografia

*Bruna Maria Dal Lago Fiabe del Trentino Alto Adige, Mondadori 1997 Pag.195


venerdì 25 gennaio 2019

Nostalgia delle Origini





E’ nella Terre delle Alte Vette Dolomitiche  e specialmente nella Passeiertal-Val Passiria che si narra che la Grande Madre si mostra nel mondo attraverso i fiumi e le spiagge, attraverso le profondità del mare e le altezze vertiginose dei picchi rocciosi spesso coperti da ghiacci antichissimi. E fu quando gli abitanti del pianeta iniziarono a dividersi per aree, che alcuni scelsero le zone pianeggianti, altri la campagna ed altri ancora il mare, ma in montagna era davvero difficile la vita e nelle vallate sudtirolesi nessuno voleva andare a viverci, troppo dura la vita. Alle alte quote poi è una prova continua, distese verdi di erba e fiori in piena estate che si stagliano su cieli azzurrissimi, ma è un periodo brevissimo, poiché la primavera inizia a maggio che è il mese che rinnova tutto, ma nel quale sono ancora possibili nevicate. Giugno è piovoso e spesso ancora fresco, di quel fresco che chi abita in pianura definirebbe più vicino all’ inverno ed è solo dalla fine di giugno che le temperature diventano calde e l’estate inizia veramente, ma così vicini al cielo non è raro che intorno alla fine di luglio, solo un mese dopo l’inizio dell’estate avvengano nevicate sulle punte più elevate, che rinfrescano bruscamente il clima, creando un contrasto con un sole caldissimo e scintillante e così i mesi con temperature notturne sotto lo zero, sono all’incirca otto, nove, questo rende difficile qualsiasi tipo di coltura. Temperature che trovano il loro apice in inverni da favola, abbigliati di manti candidi di neve e ghiaccio, ma rigidissimi. Così chi doveva venire ad abitare qui valutando e riflettendo su tutto questo chiese : “Grande Madre! Tu sei ovunque ed offri a tutti i tuoi frutti perché si sostengano, ma noi che vorremmo abitare qui cosa mangeremo? Erba e fiori colorati? Nuvole e arcobaleni? Sassi ed aghi di abete?”. Fu così che la Dea prese una scheggia di roccia da un pendio montano, due rami di abete profumatissimo e gocce di laghi cristallini, li unì alla magia di alcuni fiocchi di neve e li mise nel cuore di coloro che avevano scelto questa Terra tanto dura ma impareggiabile per viverci. La Dea facendo dono ai loro cuori disse “Potrete andare da molte parti, ma non potrete mai stare lontani da questi luoghi,visiterete posti bellissimi, ma solo queste montagne fatte di roccia e ghiaccio che custodisce il fuoco della vostra anima, vi chiameranno a tornare per essere solo qui e non altrove, a Casa.”


Note:

La storia appartenente alla Tradizione orale di Niederdorf-Villabassa è declinata da chi la raccontò verso il Dio monoteista, io l’ho rinarrata in maniera rivisitata e riferita e dedicata alla Dea Madre. Anche questo racconto nella sua versione originale raccolta dalla Professoressa Dal Lago appartiene ad Anna Lechner.














Immagine

*Tratta dall’archivio personale

Didascalia

*Pragser Wildsee-Lago di Braies

Bibliografia

*Bruna Maria Dal Lago Fiabe del Trentino Alto Adige, Mondadori 1997
Pag.196,197



giovedì 24 gennaio 2019

I Mondi, quello di Sopra, di Mezzo e di Sotto






Un antico racconto di origine ugro-finnica [1], giunto sin qui non si sa come, si è mantenuto però vivo anche in questa Terra e narra di Tre Mondi. Il Mondo di Sopra costituito di acqua e vapore, il Mondo di Mezzo costituito dalla Terra ed il Mondo di Sotto, il cui elemento è il fuoco ed è fatto di profondità inimmaginabili. Solo un leggero strato di nuvole fra le quali si nasconde un ponte, divide il Mondo di Mezzo da quello di Sopra e la crosta terreste ospita luoghi ed anfratti che permettono di accedere al Mondo di Sotto. Ci fu un tempo, molto lontano che i Tre Mondi erano in perfetto equilibrio, gli abitanti della Terra, se avevano bisogno di pioggia si rivolgevano agli abitanti del Mondo di Sopra che gliela procuravano, così come gli stessi abitanti si relazionavano con il Mondo di Sotto, in pace e collaborazione. Gli abitanti dei Tre Mondi non solo comunicavano, ma erano anche in grado di spostarsi da un Mondo all’altro e così facendo sentivano le storie che venivano raccontate. C’era un profondo riguardo, si sapeva perfettamente come comportarsi, a chi rivolgersi, chi non andava disturbato, si conoscevano i luoghi a cui poter accedere e quelli che invece non bisognava avvicinare, ed il rispetto di antichi equilibri, arcaici come le tre dimensioni, permetteva armonia che stringeva patti di amicizia forti e duraturi e collaborazioni fra i Mondi che consentivano a tutti di vivere bene. Sempre in quel tempo orsi, lupi e aquile parlavano con gli esseri umani, e lo stesso facevano piante e fiori, anzi di più, potevano spostarsi e magicamente volare in cielo. Fu un tempo lontano quello, quando gli esseri umani vivevano nel grembo della Terra fra rocce e grotte, cibandosi per lo più di erbe e frutti selvatici  e vivendo in piena armonia con la natura che li circondava e le sue stagioni. La leggenda ci narra come tutti vivessero semplicemente e nella considerazione degli uni verso gli altri, sino al giorno in cui tutto questo scomparve. Un caos improvviso alterò equilibri  e concordia. Il Mondo di sopra riempì d’acqua il Mondo di Sotto, ed in molti morirono. Coloro che si salvarono, che furono pochissimi trovarono la salvezza in una porta che attraversarono, e tramite la quale poterono sopravvivere.



Note: 

[1] Ugro-finnico detto di popoli originari della Russia settentrionale e più precisamente della zona uralica, di matrice non indoeuropea, diffusisi poi all’Europa del nord e dell’est.

La narrazione fa parte di una raccolta orale effettuata in Valle e nello specifico nel comune di Niederdorf–Villabassa ed appartenente ad Anna Lechner

Questa leggenda mi ha colpito innanzitutto per la provenienza così lontana che però ben si compara anche con narrazioni più autoctone per origine, che ci parlano di un’Età di pace ed equilibrio che finì in tempi rapidi. Questo racconto inoltre, sebbene con una storia diversa fondamentalmente, mi ha riportato alla leggendaria popolazione locale di Fanis, i cui superstiti ripararono all’interno della montagna il cui accesso, secondo quanto indicato chiaramente dalla leggenda corrisponde a ciò che ancora oggi si chiama il Sass d’la Porta cioè il Sasso della Porta, il varco di roccia dal quale una volta all’anno la principessa Lujanta e la vecchia Regina sua madre, ricompaiono a questo Mondo, navigando sulle acque del lago di Braies attendendo la nuova Era dell’Oro che verrà, un nuovo periodo di pace e serenità, come fu quello da cui originarono.











Immagine

*David Ladmore Forest Light 33 davidladmore.com



Bibliografia

*Bruna Maria Dal Lago Fiabe del Trentino Alto Adige, Mondadori 1997 Pag. 193,194