Metti una sera d’estate, avvolta dalla bruma che sale dal bosco e da una fine e persistente pioggia che cade da plumbee nuvole. Metti un castello medievale la cui parte più antica, il mastio, è datata 1126, e che sorge fra boschi di abeti; maniero che nella sua maestosa bellezza apre il suo portone al termine di un ponte che fu levatoio ed immagina una Sala, quella dei Cavalieri che anche in questo 2019 offre il suo palco ed i suoi dipinti dei Signori di Welsperg come cornice di incontri musicali, in un giubileo, quello trentennale che vede da sempre il Kuratorium Schloß Welsperg, impegnato nella salvaguardia ed offerta culturale.
Rappresentato con classe
dalla Signora Brunhilde Rossi Agostini, che nell’introdurre la serata,
ha sottolineato questo importante traguardo a cifra tonda, e di come da ben tre
decenni il Kuratorium proponga a valligiani e turisti, nei mesi estivi, manifestazioni musicali e culturali in una rinnovata offerta che si sussegue di
anno in anno.
Sabato 27 luglio, due artiste si sono cimentate in un
repertorio, che ha avuto come asse portante due giovani Donne le quali hanno suonato arie e
ballate scritte per Donne, da compositori che rientrano in quel filone definito
celtico, ma anche più ampiamente folk, attraverso il quale sono stati
raccontati sentimenti ed emozioni, che Elisa Manzutto e Judith Stoll hanno
rappresentato magistralmente nelle quasi due ore di performance.
Di Elisa Manzutto all’arpa celtica, ne parlai già
nell’articolo del luglio 2018 dopo il suo concerto solista che aveva
affascinato l’intera platea. Triestina (1991), una formazione come musicista
prima all’arpa classica successivamente a quella celtica a partire dal 2008,
che l’ha portata a studiare e conseguire importanti traguardi anche nel Regno
Unito. Annovera fra le sue esibizioni concerti in varie parti d’Italia.
Iscritta alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Trieste è
docente di arpa celtica presso l’Accademia di Musica Ars Nova di Trieste e
presso l’International School sempre del capoluogo friulano.
Judith Stoll, una vera e propria rivelazione in questo Duo con Elisa. Nata a Innichen-San Candido (BZ), inizia a suonare sin da bambina
il flauto presso la Scuola Musicale di Toblach-Dobbiaco, ma è a otto anni che
il suo amore per il violino le fa scegliere questo strumento in via
preferenziale. Dai suoi studi superiori al Liceo Pedagogico di Bruneck-Brunico si
dedica a vari progetti musicali oltre allo studio del
pianoforte. Dopo la Maturità nel 2014 supera l’esame per accedere
all’Università di Innsbruck, iniziando al contempo un percorso di studi di
pedagogia musicale al Mozarteum dove frequenta lezioni di violino, pianoforte e
canto.
Con i colleghi universitari dà origine a progetti musicali
di generi diversi favorendo la passione per la musica tradizionale tirolese
oltre che folkloristica. Dal 2017 fa parte dell’Orchestra Universitaria di
Innsbruck; insegna inoltre privatamente violino.
Dei tredici brani che componevano la scaletta, la maggior
parte sono stati un tributo a Turlough O’Carolan (Irlanda 1670-1738), colui che
fu definito l’Ultimo Bardo. Divenuto cieco all’età di diciotto anni, a causa del
vaiolo, visse una vita da arpista itinerante,
componendo e suonando per i nobili del suo tempo, percorrendo in lungo ed
in largo la sua Terra. La sua produzione fu ampia, contando circa 220 arie.
I brani introdotti in lingua tedesca da Judith ed in quella italiana da Elisa, hanno incluso fra gli altri pezzi:
Fanny Power composta prima del 1728 per la giovane
Frances o Fanny che O’Carolan soprannominò The
Swan of the Shore ( Il Cigno della Riva) in quanto la proprietà del padre
si adagiava lungo la riva di un lago chiamato Lough Riadh.
Greensleeves di cui la leggenda narra che fu scritta da
Re Enrico VIII, noto ai più per le sue vicende matrimoniali, che portarono allo
scisma dalla Chiesa di Roma ed all’origine della Chiesa d’Inghilterra, per
colei che divenne la sua seconda moglie. Anna Bolena infatti, agli inizi del
corteggiamento del sovrano si era mostrata riluttante e questo aveva fatto
scaturire quello che è fra i brani più conosciuti di Tradizione inglese,
mostrandoci anche le doti compositive e musicali di Re Enrico.
Le due musiciste
ci hanno spiegato come le melodie arrivate sino a noi, spesso originino da una
scrittura musicale priva di grandi spartiti, i brani generalmente brevi,
nascono e si tramandano da arpista ad arpista, in un rinnovamento ed eredità
orale della Tradizione.
Il pubblico è stato condotto in un viaggio
immaginario, attraverso approdi musicali da una riva all’altra di Terre come
l’Irlanda, l’Inghilterra, il Galles. Un viaggio in cui l’armonia del suono è
stata resa ancora più preziosa da passaggi in cui Judith Stoll ha cantato con
una voce che si è rivelata tanto melodiosamente inaspettata quanto gradita.
Fra gli altri, anche il compositore irlandese Thomas
Moore (1779-1852) è stato ricordato nella sua Believe me, if all those endearing young charms dedicata alla
moglie, che afflitta dal vaiolo non si reputava più bella ed attraente agli
occhi del consorte. Attraverso quella melodia il Moore riuscì a farle sentire
tutto il suo amore, così che la donna si rese conto di essere amata e desiderata
come prima della malattia, e nella coppia si rinnovarono sentimento e passione.
Tra i pezzi suonati anche The Queen’s March- Morfa'r
Frenhines della Tradizione Gallese
e The Mountain of the Women- Sliabh na Mban. In questo brano si narra di un
eroe epico della Tradizione Irlandese, Fionn MacCumhaill e del momento in
cui decise di sposarsi per la seconda volta organizzando una gara a cui
avrebbero potuto gareggiare tutte le ragazze del Regno. La competizione che
consisteva nel raggiungere la cima della montagna nel minor tempo possibile,
vide la partecipazione di tutte le fanciulle delle terre vicine. Ma il
guerriero aveva già adocchiato la sua preferita, Grainne, che aiutò a vincere.
Ancora una volta il palco è divenuto, grazie alla
capacità evocativa dell’arpa e del violino, un orizzonte che ha portato i
presenti verso lontane Terre che si sono trasformate in profondità interiori.
Un sipario ideale è calato dopo il secondo bis suonato,
una musica che ha concluso il concerto, riportandoci fra le Dolomiti con il brano scritto dalla
compositrice Johanna Dammert nel 2012, durante un viaggio proprio fra questi
monti e scritto per arpa tirolese, Die
Quelle- La Fonte. In brano riadattato per il Duo è stato di grande impatto
emotivo. Composizione ispirata dalla magnificenza della natura dolomitica, che immerge l’ascoltatore in una imperturbabile quiete che ha il sapore della
libertà assoluta.
Elisa Manzutto e Judith Stoll acclamate da lunghi
applausi, hanno sciolto la loro tensione alla fine del concerto, in un
abbraccio che ha suggellato l’avvio della loro collaborazione artistica. Donne
hanno narrato musicalmente di Donne, hanno ricercato la figura femminile nella
letteratura musicale folk, emozionando, coinvolgendo, ed ammantando d'incanto il pubblico
che gremiva la Sala dei Cavalieri. Speriamo che anche questo concerto possa
essere solo un arrivederci ad una
prossima stagione concertistica.
Immagini
*2,3,4,6 Tratte dall’archivio personale
*1,5,7 Per gentile concessione di Massimiliano Baccanelli