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venerdì 1 dicembre 2017

La Willeweiß, l'Antica Signora delle Profezie delle Montagne (Schlern — Rosengarten/Sciliar — Catinaccio, BZ)




Va e viene, ma nessuno sa dove vada o da dove venga. Abita nelle radure di larici, o tra abeti e faggi, ma non pensate che abbia una casa come gli altri umani: lei non ha bisogno di quel tipo di dimora. Parla con gli animali e comunica con i massi nel bosco, interpretandone le linee del tempo. La si può incontrare in paese, con lo sguardo perso nel vuoto, mentre confabula sommessamente di ciò che scorge oltre il visibile.

A lei nulla è sconosciuto: né il passato né il futuro. Di ogni persona, di ogni evento, conosce le segrete trame del tempo. Di tempo, del resto, lei ne ha vissuto moltissimo. La Willeweiß è anziana, incredibilmente anziana: alcuni dicono che abbia centinaia di anni, altri migliaia. Le sue ossa fragili, bianche come porcellana, sembrano sul punto di frantumarsi da un momento all’altro. Eppure, lei non può morire. È la Guardiana del Tempo e di tutto ciò che sfugge alla conoscenza umana.

Nel suo corpo alberga perennemente il gelo. Forse è per questo che, specialmente in inverno, entra nelle case con un saluto appena accennato e si siede nella Stube, accanto al fuoco. Taciturna, raramente si esprime e solo per formulare i suoi vaticini. Le sue profezie, ben note alla gente della valle, si sono sempre avverate.

In quell’inquietante silenzio, i valligiani la lasciano accanto al fuoco per tutta la notte. Chi la ospita non può fare a meno di considerarla una presenza che suscita sorpresa, attesa e, al contempo, timore per un possibile atto di veggenza.

È viva ai limiti della vita, non morta ma tutto in lei parla di qualcosa di morto. Le famiglie del villaggio hanno tentato più volte di allontanarla, quella strana donna anziana, ma senza successo. Finché un giorno qualcuno scoprì che per tenerla lontana dalle abitazioni e dal loro calore bisognava stupirla. Certo, non era una cosa facile. Dopo lunghe riflessioni, fu suggerito di mettere sulla stufa dei gusci di uova rotte, e così fecero.

Quando giunse il mattino la vecchia ebbe un sussulto e disse:

"Sono la Willeweiß, lo Spirito più antico di queste montagne,

I miei occhi hanno visto ed ho udito di tutto

Nove volte bosco e nove volte prato

Il bosco come una palude

Lo Schlern come una noce

Il Gepleng come una lama di coltello

Il Rotwand come la mano di un bambino

Il Tschagerjoch come una gemma

Ma mai un focolare pieno di gusci di uova bianche come le mie vecchie ossa"

Dette queste parole si allontanò dalla casa, nessuno la vide mai più.

Lei è la Willeweiß, la Signora della Profezia che non può morire.



Note:

Di questa figura leggendaria è interessante quanto sia una figura di “confine”: molto anziana, ai limiti della vita, eppure incapace di morire. È proprio quella condizione liminare a renderla percettiva del passato e del futuro. Il suo sguardo non incrocia mai quello degli altri, eppure Lei vede tutto. 

Visionaria e misteriosa, la Willeweiß parla in modo strano, eppure ciò che dice trova sempre un senso per chi la ascolta: il tempo, infallibilmente, le dà ragione.

Questa profetessa, almeno secondo questa leggenda, è particolarmente legata a specifiche zone, tra cui Welschnofen — Nova Levante, Eggental — Val d’Ega, Tiers — Tires, Völs am Schlern — Fié allo Sciliar, Seis am Schlern — Siusi e Ritten — Renon. In particolare, vi sono alcuni masi che si collegano alla sua presenza, il più noto dei quali è il Geigenhof, che riporta la sua leggenda anche sul proprio sito.

Il personaggio mitico della Willeweiß trova attestazione in diverse opere: in Sagen aus Tirol (1891) di Ignaz Vinzent Zingerle ; nel testo di fine Ottocento di Johann Adolf Heyl, Volkssagen, Bräuche und Meinungen aus Tirol (1897); e agli inizi del Novecento nel libro di Franz S. Weber, Laurins Rosengarten, Sagen aus den DolomitenLa versione da cui ho tratto la mia rinarrazione proviene dalla Professoressa Dal Lago Veneri, che a sua volta si è ispirata all’opera di Heyl.

La mia scrittura è al presente, per sottolineare le peculiarità di questa Guardiana del Tempo. Sebbene la versione a cui faccio riferimento parli di un’epoca lontana, quando si narra che nessuno l’abbia più vista, la frase finale — in cui ribadisco che Lei non può morire—sottolinea il suo esistere ancora. Se questa leggenda insegna qualcosa, è che nessuno l’ha più incontrata, ma essendo Lei la Donna che non può estinguersi, la mia interpretazione si lega all’idea che questa Signora delle Montagne, figura invernale legata al Ghiaccio ma anche al Fuoco, sia stata progressivamente allontanata dall’immaginario collettivo.

In questa lettura, una donna che manifesta caratteristiche così straordinarie viene temuta e, di conseguenza, esclusa dalla comunità fino a non essere più incontrata. Provate a cercarla, la Willeweiß, nell’essenzialità della stagione fredda: vicino al focolare, nelle sere invernali, o su un sentiero, quando il silenzio è rotto solo dal rumore dei vostri passi sulla neve e un sussurro improvviso vi giunge alle orecchie. 

Un dettaglio curioso: nella leggenda, la Willeweiß scompare dalla vista di tutti dopo aver visto i gusci d’uova, bianchi come le sue ossa, aperti sulla stufa. Analogamente, in Piemonte, nelle valli occitane ai confini con la Francia — territori quindi molto lontani dai gruppi montuosi sudtirolesi — troviamo un’usanza simile legata ai Sarvanot, celebri figure locali che vivono in simbiosi con la natura. In Val Maira, si tenta di impedire loro l’ingresso nelle case ponendo davanti all’uscio gusci d’uova rotte; mentre in Val Varaita, si narra che i Sarvanot scomparvero dalla vista di tutti proprio dopo che qualcuno mise sulla stufa gusci d’uova bianche. Gli stessi che ritroviamo in questa leggenda locale.






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*Tratta da internet. Autore sconosciuto. Se sei l'autore dell' immagine pubblicata e desideri che venga aggiunto un credito o che l'immagine venga rimossa, ti prego di contattarmi.

Bibliografia

*Dal Lago Brunamaria, Fiabe del Trentino Alto Adige, Arnoldo Mondadori Editore, 1989

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