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martedì 20 agosto 2019

La chiesetta di Santa Maria am Rain e la leggenda di Emerenziana (Welsberg-Monguelfo BZ)



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La storia della chiesetta e della Necropoli vicina


L’area di Hochrain si estende su un pianoro sopraelevato rispetto al resto del nucleo abitato e ad est del Comune di Welsberg-Monguelfo. Nell’ultimo decennio si è sviluppata come zona residenziale intorno e non lontano dalla chiesetta che svetta sulla porzione più prospiciente la strada statale e con sullo sfondo le cime dell’Alta Valle, oggi è conosciuta come Rainkirche-Santa Maria, sebbene il suo nome originario sia Unsere Liebe Frau am Rain-Nostra Amata Signora am Rain.


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E’ la chiesa del piccolo cimitero del paese, che le si sviluppa intorno e si eleva non lontano da un’area pianeggiante, per la maggior parte ancora prato da fieno inesplorato sebbene ritenuto a rischio archeologico, ma soprattutto da quella stessa zona che ha reso reperti preistorici, protostorici e romani ed attestata come necropoli. La datazione più antica è comprovata da oggetti del Tardo Bronzo, riemersi anche nel 1905, durante la costruzione della Villa del Conte Thun zu Hohenstein und Welsperg, padrone del Castello sito più in alto in paese e di altre residenze nobiliari. I ritrovamenti oggi sono conservati al Museo Civico di Bolzano.



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Area sepolcrale la Necropoli, compresa fra i due luoghi di culto della Borgata: Santa Maria appunto e la parrocchia St. Margarethen-Santa Margherita in centro paese. Sull’origine di Rainkirche-Santa Maria invece non vi sono dati certi, se non un documento che la cita come chiesetta votiva nel 1339. Fu ampliata nel 1551. Nel 1635 le finestre venero arrotondate ed i tre altari rifatti secondo il gusto del tempo.


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Salendo dalla sottostante Via Maria am Rain, attraverso una strada che si mostra abbastanza ripida e sinuosa fin da subito, incontriamo sulla sinistra un capitello con un Cristo. Avevamo già visto in altri articoli, come tali strutture indichino la vicinanza di antichi luoghi di culto precristiano ed in effetti l’opera lignea, costeggia proprio la Necropoli. Giunti di fronte alla chiesa, si può notare come lungo il suo muro di cinta si trovino tre entrate. La principale quella che dà accesso all'edificio è costituita da una gradinata interrotta da un cancello in ferro battuto (ferro battuto che ritroviamo anche negli altri  due varchi) che delimita l’area cimiteriale, una breve ulteriore gradinata porta alla porta d’ingresso, scolpita con un pregevole lavoro di tralci intrecciati, intrecci che si ritrovano anche nelle maniglie. La chiesa non è accessibile ed è visibile attraverso una parete graticolata anch’essa in ferro.


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In un unico giorno dell’anno in cui viene celebrata la messa, la struttura viene aperta al pubblico ed è il 15 agosto, quando una grande festa segna ufficialmente, almeno già a questa quota la fine dell’estate con, nella stessa area una manifestazione di tipo profano (di chiara origine arcaica) che si chiama Kirchtagsmichl,  che celebra, fra mangiate e bevute, musica e canti,  il ringraziamento per il raccolto. In entrambi gli eventi si segna il tempo di ciò che è stato mietuto. All’uscita dalla messa infatti vengono offerti mazzolini di fiorellini recisi che generalmente si fanno seccare e si tengono fino all’anno successivo ed alla nuova celebrazione.


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Tutt’intorno si estende il cimitero, con le tipiche tombe che sono piccoli giardini, qui non si usano pietre o graniti orizzontali, ogni piccolo pezzo di terra è addobbato a seconda dei periodi dell’anno con piante o ornamenti peculiari per la stagione o celebrazione, mentre la struttura verticale tendenzialmente è composta da un croce di più o meno semplice fattura, rigorosamente in ferro battuto con una lapide per lo più laterale che ospita la foto e le date del defunto, rari esempi di lapidi verticali sono in pregiato marmo bianco di Laas-Lasa, mentre le tombe più ricche e datate risalenti all’800 sono alloggiate sotto il porticato, oltre che impreziosite da iscrizioni in caratteri gotici.


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Ogni tomba ha davanti a sé una ciotola con dell’acqua ed un ramo di abete dentro (dove non portato via dal vento) per aspergerla, quando si va in visita ad un parente o un amico. Il gesto richiama l’ultimo saluto effettuato durante il funerale, quando in fila, parenti amici e conoscenti aspettano il loro turno per spruzzare il feretro, appunto con un rametto di sempreverde intinto in acqua benedetta, come ultimo saluto al defunto che sta per essere interrato. Anche qui è chiara la valenza arcaica dell’elemento acqua e dell’abete poi cristianizzati e mantenuti nel contesto rituale cattolico locale.


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Vi è  una leggenda di ambito storico legata a questa chiesa, che ne porrebbe la sua costruzione per come la conosciamo a tempi precedenti a quelli attestati storicamente dai dati disponibili, in entrambi i casi comunque l’edificio risulta di tipo votivo.


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Per rendere più comprensibile l’individuazione dei luoghi, della loro posizione e peculiarità nell’ambito archeo-storico ho pensato di avvalermi di uno strumento della Provincia di Bolzano molto utile e disponibile in rete, che offre una visione e descrizione di qualsiasi sito presente sul territorio provinciale, utilizzando dei colori e delle rispettive corrispondenze archeologiche. I siti vengono divisi fra quelli attestati da ritrovamenti ed altri con forte probabilità archeologici, tali aree vengono poi catalogate per periodo con la seguente sequenza: preistoria, protostoria, età romana, medioevo, età moderna.

Le foto che seguono sono appunto ingrandimenti della scansione territoriale della Provincia, attraverso le quali voglio darvi uno sguardo d’insieme del Comune con la prima, mentre la seconda permette una visione più approfondita sul doppio terrazzamento su cui sorge la chiesa, oltre alla Necropoli posta a pochi metri.


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La leggenda di Emerenziana e della Chiesa di Nostra Signora am Rain a Welsberg-Monguelfo


Il Conte di Gorizia Alberto II quando morì nel Castello di Lienz nel 1304, lasciò il suo patrimonio in eredità ai due figli maschi ed all’unica femmina, la Contessina Emerenziana. I due fratelli però manifestarono ben presto la loro avidità, decisero che la sorella sarebbe stata tagliata fuori dalla successione di tutto quello che era il patrimonio paterno e scelsero quello che appariva il metodo migliore per attuare il loro piano, cioè quello di rinchiuderla in un convento lontano, addirittura a Firenze.

Organizzarono così il viaggio, a cui la giovane ragazza non aveva modo di opporsi, e fu scelto come accompagnatore e scorta un tal nobiluomo dal nome di Baldassarre di Welsperg.

Il viaggio iniziò fra le lacrime ed una tristezza infinita, la giornata era solatia e lo scintillio dei raggi del sole sottolineava ancora di più la bellezza dell’amato Tirolo che la fanciulla vedeva allontanarsi alle sue spalle. Il corteo lasciò Schloss-Castel Bruck, abbandonò le montagne e poi le zone collinari per arrivare a zone pianeggianti del Veneto, per dirigersi poi verso la Toscana. Quanti paesaggi diversi avevano incontrato gli occhi di Emerenziana. 

Nonostante lo stato d’animo, l’andamento cadenzato dei cavalli era diventato il sottofondo di un dialogo che fin da subito era iniziato fra colei che a breve sarebbe divenuta monaca ed il suo cavaliere protettore. Lungo quel tragitto spesso sconnesso, quella lunga interminabile chiacchierata mista ai singhiozzi fece domandare ad Emerenziana “Ma cosa mi serve vedere che ci sono tanti luoghi belli su questa Terra, se poi il mio futuro fra poche ore terminerà in un convento da dove non uscirò per il resto dei miei giorni?”. Baldassarre la ascoltava mestamente, non aveva risposte, ma sentiva dentro di sé un sentimento che si alimentava  sempre più. I lunghi giorni passati nel viaggio con la ragazza affranta e bellissima, avevano parlato al suo cuore e fu durante una sosta, poco lontano dal convento fiorentino che avrebbe accolto la contessa per sempre che decise di dichiararsi. 

Si inginocchiò di fronte a lei,  triste e provata dal lungo viaggio e le confessò il suo amore. La ragazza provò dopo giorni di desolazione un tuffo al cuore, anche lei si era resa conto di amare quel giovane aitante e gentile che durante il tragitto le aveva offerto mille premure. Poco dopo quella dichiarazione trovarono una piccola chiesetta, lì decisero di unirsi in matrimonio; a celebrare la messa, un cappellano che faceva parte del seguito nobiliare e che doveva offrire conforto spirituale ad Emerenziana, di fronte all’amore della quale però non poté nulla.

Il corteo fece immediatamente dietrofront ed i paesaggi che avevano dato tanta pena nella loro bellezza alla fanciulla, ora riempivano di sorrisi e speranza il rientro della giovane sposa. Rientrati in Tirolo si fermarono a Toblach-Dobbiaco chiedendo ospitalità presso una modesta casa di contadini locali, mentre i cocchieri riportavano la carrozza verso il Maniero dei Conti di Gorizia, per avvertirli soprattutto dello svolgersi degli ultimi eventi e del matrimonio di Emerenziana con Baldassarre.

I Conti intimarono di fare annullare il matrimonio rivolgendosi ad un alto prelato per inficiarne la validità, ma i giovani sposi chiesero l’aiuto del prete della Collegiata di Innichen-San Candido, che si adoperò per portare finalmente pace fra le due Casate.

Fu quindi organizzato un grande ricevimento al Castello dei Welsperg, per festeggiare il matrimonio e la quiete ritrovata.

Si dice che Baldassarre quando apprese la notiza della pace rinnovata tra le due Famiglie esclamò ‘Engel, oes is die G'far vorbei!’ cioè ‘Angelo mio, per noi il pericolo è passato!’

Nel 1305, Emerenziana fece così edificare per grazia ricevuta, una chiesetta votiva in area am Rain. Sul soffitto fece dipingere gli stemmi dei Conti di Welsperg e Gorizia che rimasero visibili fino ad una ristrutturazione della chiesa avvenuta nel 1832. La semplice casa di Toblach-Dobbiaco che li aveva accolti, fu elevata, dopo un’ampia ristrutturazione, a dimora gentilizia.
Ancora oggi i Baroni Winkelhofen proprietari della Dimora portano come attributo nel cognome Von Englös, ed un angelo è parte del loro stemma nobiliare.  








Immagini

* 1,2,3,4,5,6,7,8,9,10,11,12,13,14,15 Tratte dal mio archivio personale

* 16,18 provincia.bz.it


Didascalie

*1. Veduta della chiesa dalla stazione
*2. Veduta del cimitero dal lato nord con lo sfondo dell’Alta Valle
*3. Veduta campanile dall'area Necropoli
*4. Salendo dalla Via Maria am Rain Strasse il capitello che costeggia l’area della Necropoli
*5. Sulla curva si intravede la chiesa
*6. L’entrata principale con la scalinata
*7. La porta di accesso con la pregevole scultura di tralci intrecciati
*8. Particolare della maniglia che riprende lo stesso motivo della porta
*9. Uno dei tipici mazzolini di fiori che vengono distribuiti fuori dalla chiesa al termine della celebrazione, l’unico giorno dell’anno in cui viene celebrata la messa, il 15 agosto.
*10, 11,12. Vista del cimitero
*13. Esempio di tomba in marmo bianco di Laas-Lasa
*14. Esempio di ciotola per l’acqua posta davanti la tomba, qui con un corvo in ferro battuto ad abbeverarsi.
*15. Veduta della Chiesa lato est
*16,18. Immagini provincia.bz.it


Bibliografia

*Brunamaria Dal Lago Veneri, Alto Adige Sudtirol. Una guida curiosa, Edition Raetia 2016


Sitografia

*http://www.provincia.bz.it/it/default.asp

*www.sudtirol.com

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