Lettori fissi

domenica 18 giugno 2017

Andando per malghe



 
Welsberg - Monguelfo salendo verso la Walde Alm


Ieri, nella giornata di apertura al pubblico delle malghe, mentre salivo proprio verso una di esse, ho pensato di iniziare questa nuova sezione, per condurvi non solo a vedute mozzafiato, ed a luoghi dove la cultura locale è vivibile dall’allevamento degli animali, piuttosto che nella cucina o nell’ospitalità, ma narrando anche e soprattutto, aiutata da immagini, quello che è il sentiero che conduce a determinati luoghi che oggi sono anche di ristoro. Perché il mio intento primario di queste escursioni è e sarà andare non solo a scoprire le antiche strutture di legno e pietra, abitazioni tipiche per i contadini e per gli animali che vi hanno passato per secoli e tuttora passano l’estate, e che sorgono su insediamenti antichissimi, spesso di origine celtica, ma anche andare per boschi, per scoprire piccole gemme, quali cappelle alpestri spesso nascoste, in luoghi inusitati o ai limiti di strade, tanto, troppo spesso nemmeno nominate dalle guide locali, che ci parlano di antichissime devozioni, oggi spesso riservate alla Madonna, ma anche a Santi il cui culto si stratificò su Divinità locali ed antichissime. Ed ancora l’incontro con i capitelli lignei, quelli che davvero numerosi e presenti su tutto il territorio, spuntano inaspettatamente lungo un sentiero, o in mezzo a un campo. Un tempo servirono a scacciare il ricordo di Dee e Dei, quando poi in effetti molte tradizioni legate ad essi furono solo inglobate e rivestite di nomi e significati ‘nuovi’ , ma che non cambiarono la sostanza della loro essenza. Ed allora questo andar per malghe, sarà portare attenzione a ciò che spesso non notiamo, presi normalmente solo da un punto di partenza e di arrivo e volgere lo sguardo anche ad edifici del Sacro, che oggi hanno veste cristiana, ma chissà dove affondano le loro radici, un patrimonio culturale e spirituale quasi completamente negletto. Per questo anche una piccola cappella sarà documentata, proprio per riportare alla memoria ciò che appartiene al non tempo, e che spesso nascosto in un bosco fra alberi ed erba alta,  al suo interno offre invece sensazioni ed emozioni forti  a chi vi arriva. Dobbiamo essere molto  rispettosi di queste vere e proprie perle. La porta di queste cappelle è sempre aperta, in quell’accoglienza fatta di silenzio, offrendosi ai viandanti, secondo le varie declinazioni che ognuno vorrà dare. Ogni luogo è unico e porta con sé le tracce di un tempo che fu, e che magari oggi sembra sfumato, ma che in questa ricerca vuole ridare visibilità in maniera nuova alle tipiche baite montane estive, come anche ai sentieri che percorsi per secoli, hanno segnato la vita di comunità intere, dove il sacro era la quotidianità, fatta di gesti semplici, e rituali  che seguivano allora come oggi, le stagioni ed il loro ciclico susseguirsi.

Lujanta

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