Ieri, nella
giornata di apertura al pubblico delle malghe, mentre salivo proprio verso una
di esse, ho pensato di iniziare questa nuova sezione, per condurvi non solo a
vedute mozzafiato, ed a luoghi dove la cultura locale è vivibile dall’allevamento
degli animali, piuttosto che nella cucina o nell’ospitalità, ma narrando anche e
soprattutto, aiutata da immagini, quello che è il sentiero che conduce a
determinati luoghi che oggi sono anche di ristoro. Perché il mio intento
primario di queste escursioni è e sarà andare non solo a scoprire le antiche
strutture di legno e pietra, abitazioni tipiche per i contadini e per gli
animali che vi hanno passato per secoli e tuttora passano l’estate, e che
sorgono su insediamenti antichissimi, spesso di origine celtica, ma anche
andare per boschi, per scoprire piccole gemme, quali cappelle alpestri spesso
nascoste, in luoghi inusitati o ai limiti di strade, tanto, troppo spesso
nemmeno nominate dalle guide locali, che ci parlano di antichissime devozioni, oggi
spesso riservate alla Madonna, ma anche a Santi il cui culto si stratificò su
Divinità locali ed antichissime. Ed ancora l’incontro con i capitelli lignei,
quelli che davvero numerosi e presenti su tutto il territorio, spuntano
inaspettatamente lungo un sentiero, o in mezzo a un campo. Un tempo servirono a
scacciare il ricordo di Dee e Dei, quando poi in effetti molte tradizioni
legate ad essi furono solo inglobate e rivestite di nomi e significati ‘nuovi’
, ma che non cambiarono la sostanza della loro essenza. Ed allora questo andar
per malghe, sarà portare attenzione a ciò che spesso non notiamo, presi normalmente
solo da un punto di partenza e di arrivo e volgere lo sguardo anche ad edifici del
Sacro, che oggi hanno veste cristiana, ma chissà dove affondano le loro radici,
un patrimonio culturale e spirituale quasi completamente negletto. Per questo
anche una piccola cappella sarà documentata, proprio per riportare alla memoria
ciò che appartiene al non tempo, e che spesso nascosto in un bosco fra alberi
ed erba alta, al suo interno offre
invece sensazioni ed emozioni forti a
chi vi arriva. Dobbiamo essere molto rispettosi di queste vere e proprie perle. La
porta di queste cappelle è sempre aperta, in quell’accoglienza fatta di
silenzio, offrendosi ai viandanti, secondo le varie declinazioni che ognuno
vorrà dare. Ogni luogo è unico e porta con sé le tracce di un tempo che fu, e
che magari oggi sembra sfumato, ma che in questa ricerca vuole ridare visibilità
in maniera nuova alle tipiche baite montane estive, come anche ai sentieri che
percorsi per secoli, hanno segnato la vita di comunità intere, dove il sacro
era la quotidianità, fatta di gesti semplici, e rituali che seguivano allora come oggi, le stagioni ed
il loro ciclico susseguirsi.
Lujanta
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