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La storia della chiesetta e della Necropoli vicina
L’area di Hochrain si estende su un pianoro sopraelevato rispetto al resto
del nucleo abitato e ad est del Comune di Welsberg-Monguelfo. Nell’ultimo
decennio si è sviluppata come zona residenziale intorno e non lontano dalla
chiesetta che svetta sulla porzione più prospiciente la strada statale e con sullo
sfondo le cime dell’Alta Valle, oggi è conosciuta come Rainkirche-Santa Maria, sebbene il suo nome originario sia Unsere Liebe Frau am Rain-Nostra Amata Signora am
Rain.
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E’ la chiesa del piccolo cimitero del
paese, che le si sviluppa intorno e si eleva non lontano da un’area pianeggiante, per la maggior parte ancora prato da fieno inesplorato sebbene ritenuto a
rischio archeologico, ma soprattutto da quella stessa zona che ha reso
reperti preistorici, protostorici e
romani ed attestata come necropoli. La datazione più antica è comprovata da
oggetti del Tardo Bronzo, riemersi anche nel 1905, durante la costruzione della
Villa del Conte Thun zu Hohenstein und
Welsperg, padrone del Castello sito più in alto in paese e di altre
residenze nobiliari. I ritrovamenti oggi sono conservati al Museo Civico di Bolzano.
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Area sepolcrale la Necropoli,
compresa fra i due luoghi di culto della Borgata: Santa Maria appunto e la
parrocchia St. Margarethen-Santa Margherita in centro paese. Sull’origine di Rainkirche-Santa
Maria invece non vi sono dati certi, se non un documento che la cita come
chiesetta votiva nel 1339. Fu ampliata nel 1551. Nel 1635 le finestre venero arrotondate ed i
tre altari rifatti secondo il gusto del tempo.
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Salendo dalla sottostante Via Maria am
Rain, attraverso una strada che si mostra abbastanza ripida e sinuosa fin da
subito, incontriamo sulla sinistra un capitello con un Cristo. Avevamo già
visto in altri articoli, come tali strutture indichino la vicinanza di antichi
luoghi di culto precristiano ed in effetti l’opera lignea, costeggia proprio la Necropoli. Giunti di fronte alla chiesa, si può notare come lungo il suo muro
di cinta si trovino tre entrate. La principale quella che dà accesso all'edificio è costituita da una gradinata interrotta da un cancello in ferro battuto
(ferro battuto che ritroviamo anche negli altri due varchi) che delimita l’area cimiteriale,
una breve ulteriore gradinata porta alla porta d’ingresso, scolpita con un
pregevole lavoro di tralci intrecciati, intrecci che si ritrovano anche nelle
maniglie. La chiesa non è accessibile ed è visibile attraverso una parete
graticolata anch’essa in ferro.
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In un unico giorno dell’anno in cui viene
celebrata la messa, la struttura viene aperta al pubblico ed è il 15 agosto,
quando una grande festa segna ufficialmente, almeno già a questa quota la fine
dell’estate con, nella stessa area una manifestazione di tipo profano (di
chiara origine arcaica) che si chiama Kirchtagsmichl,
che celebra, fra mangiate e bevute,
musica e canti, il ringraziamento per il
raccolto. In entrambi gli eventi si segna il tempo di ciò che è stato mietuto.
All’uscita dalla messa infatti vengono offerti mazzolini di fiorellini recisi che
generalmente si fanno seccare e si tengono fino all’anno successivo ed alla
nuova celebrazione.
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Tutt’intorno si estende il cimitero,
con le tipiche tombe che sono piccoli giardini, qui non si usano pietre o graniti
orizzontali, ogni piccolo pezzo di terra è addobbato a seconda dei periodi
dell’anno con piante o ornamenti peculiari per la stagione o celebrazione, mentre
la struttura verticale tendenzialmente è composta da un croce di più o meno
semplice fattura, rigorosamente in ferro battuto con una lapide per lo più
laterale che ospita la foto e le date del defunto, rari esempi di lapidi
verticali sono in pregiato marmo bianco di Laas-Lasa, mentre le tombe più ricche
e datate risalenti all’800 sono alloggiate sotto il porticato, oltre che
impreziosite da iscrizioni in caratteri gotici.
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Ogni tomba ha davanti a sé una ciotola
con dell’acqua ed un ramo di abete dentro (dove non portato via dal vento) per
aspergerla, quando si va in visita ad un parente o un amico. Il gesto richiama
l’ultimo saluto effettuato durante il funerale, quando in fila, parenti amici e
conoscenti aspettano il loro turno per spruzzare il feretro, appunto con un
rametto di sempreverde intinto in acqua benedetta, come ultimo saluto al defunto che sta
per essere interrato. Anche qui è chiara la valenza arcaica dell’elemento acqua
e dell’abete poi cristianizzati e mantenuti nel contesto rituale cattolico
locale.
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Vi è
una leggenda di ambito storico legata a questa chiesa, che ne porrebbe
la sua costruzione per come la conosciamo a tempi precedenti a quelli attestati
storicamente dai dati disponibili, in entrambi i casi comunque l’edificio
risulta di tipo votivo.
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Per rendere più comprensibile
l’individuazione dei luoghi, della loro posizione e peculiarità nell’ambito
archeo-storico ho pensato di avvalermi di uno strumento della Provincia di
Bolzano molto utile e disponibile in rete, che offre una visione e descrizione
di qualsiasi sito presente sul territorio provinciale, utilizzando dei colori e
delle rispettive corrispondenze archeologiche. I siti vengono divisi fra quelli attestati da ritrovamenti ed altri con forte probabilità archeologici, tali aree
vengono poi catalogate per periodo con la seguente sequenza: preistoria,
protostoria, età romana, medioevo, età moderna.
Le foto che seguono sono appunto
ingrandimenti della scansione territoriale della Provincia, attraverso le
quali voglio darvi uno sguardo d’insieme del Comune con la prima, mentre
la seconda permette una visione più approfondita sul doppio terrazzamento su cui sorge la
chiesa, oltre alla Necropoli
posta a pochi metri.
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La leggenda di Emerenziana e della Chiesa di Nostra Signora
am Rain a Welsberg-Monguelfo
Il Conte di Gorizia Alberto II quando
morì nel Castello di Lienz nel 1304, lasciò il suo patrimonio in eredità ai due
figli maschi ed all’unica femmina, la Contessina Emerenziana. I due fratelli
però manifestarono ben presto la loro avidità, decisero che la sorella sarebbe
stata tagliata fuori dalla successione di tutto quello che era il patrimonio
paterno e scelsero quello che appariva il metodo migliore per attuare il loro piano, cioè quello di
rinchiuderla in un convento lontano, addirittura a Firenze.
Organizzarono così il viaggio, a cui
la giovane ragazza non aveva modo di opporsi, e fu scelto come accompagnatore e
scorta un tal nobiluomo dal nome di Baldassarre di Welsperg.
Il viaggio iniziò fra le lacrime ed una
tristezza infinita, la giornata era solatia e lo scintillio dei raggi del sole
sottolineava ancora di più la bellezza dell’amato Tirolo che la fanciulla
vedeva allontanarsi alle sue spalle. Il corteo lasciò Schloss-Castel Bruck, abbandonò
le montagne e poi le zone collinari per arrivare a zone pianeggianti del Veneto,
per dirigersi poi verso la Toscana. Quanti paesaggi diversi avevano incontrato
gli occhi di Emerenziana.
Nonostante lo stato d’animo, l’andamento cadenzato dei
cavalli era diventato il sottofondo di un dialogo che fin da subito era
iniziato fra colei che a breve sarebbe divenuta monaca ed il suo cavaliere
protettore. Lungo quel tragitto spesso sconnesso, quella lunga interminabile
chiacchierata mista ai singhiozzi fece domandare ad Emerenziana “Ma cosa mi
serve vedere che ci sono tanti luoghi belli su questa Terra, se poi il mio
futuro fra poche ore terminerà in un convento da dove non uscirò per il resto
dei miei giorni?”. Baldassarre la ascoltava mestamente, non aveva risposte, ma
sentiva dentro di sé un sentimento che si alimentava sempre più. I lunghi giorni passati nel
viaggio con la ragazza affranta e bellissima, avevano parlato al suo cuore e fu
durante una sosta, poco lontano dal convento fiorentino che avrebbe accolto la
contessa per sempre che decise di dichiararsi.
Si inginocchiò di fronte a lei, triste e provata dal lungo viaggio e le
confessò il suo amore. La ragazza provò dopo giorni di desolazione un tuffo al
cuore, anche lei si era resa conto di amare quel giovane aitante e gentile che
durante il tragitto le aveva offerto mille premure. Poco dopo quella
dichiarazione trovarono una piccola chiesetta, lì decisero di unirsi in
matrimonio; a celebrare la messa, un cappellano che faceva parte del seguito nobiliare e che doveva offrire conforto spirituale ad Emerenziana, di fronte
all’amore della quale però non poté nulla.
Il corteo fece immediatamente dietrofront
ed i paesaggi che avevano dato tanta pena nella loro bellezza alla fanciulla,
ora riempivano di sorrisi e speranza il rientro della giovane sposa. Rientrati
in Tirolo si fermarono a Toblach-Dobbiaco chiedendo ospitalità presso una
modesta casa di contadini locali, mentre i cocchieri riportavano la carrozza
verso il Maniero dei Conti di Gorizia, per avvertirli soprattutto dello
svolgersi degli ultimi eventi e del matrimonio di Emerenziana con Baldassarre.
I Conti intimarono di fare annullare
il matrimonio rivolgendosi ad un alto prelato per inficiarne la validità, ma i
giovani sposi chiesero l’aiuto del prete della Collegiata di Innichen-San
Candido, che si adoperò per portare finalmente pace fra le due Casate.
Fu quindi organizzato un grande
ricevimento al Castello dei Welsperg, per festeggiare il matrimonio e
la quiete ritrovata.
Si dice che Baldassarre quando apprese
la notiza della pace rinnovata tra le due Famiglie esclamò ‘Engel, oes is die
G'far vorbei!’ cioè ‘Angelo mio, per noi il pericolo è passato!’
Nel 1305, Emerenziana fece così edificare per
grazia ricevuta, una chiesetta votiva in area am Rain. Sul soffitto fece
dipingere gli stemmi dei Conti di Welsperg e Gorizia che rimasero
visibili fino ad una ristrutturazione della chiesa avvenuta nel 1832. La
semplice casa di Toblach-Dobbiaco che li aveva accolti, fu elevata, dopo
un’ampia ristrutturazione, a dimora gentilizia.
Ancora oggi i Baroni Winkelhofen
proprietari della Dimora portano come attributo nel cognome Von Englös, ed un
angelo è parte del loro stemma nobiliare.
Immagini
* 1,2,3,4,5,6,7,8,9,10,11,12,13,14,15 Tratte
dal mio archivio personale
* 16,18 provincia.bz.it
Didascalie
*1. Veduta della chiesa dalla stazione
*2. Veduta del cimitero dal lato nord con
lo sfondo dell’Alta Valle
*3. Veduta campanile dall'area Necropoli
*3. Veduta campanile dall'area Necropoli
*4. Salendo dalla Via Maria am Rain Strasse
il capitello che costeggia l’area della Necropoli
*5. Sulla curva si intravede la chiesa
*6. L’entrata principale con la scalinata
*7. La porta di accesso con la pregevole
scultura di tralci intrecciati
*8. Particolare della maniglia che riprende
lo stesso motivo della porta
*9. Uno dei tipici mazzolini di fiori che
vengono distribuiti fuori dalla chiesa al termine della celebrazione, l’unico giorno
dell’anno in cui viene celebrata la messa, il 15 agosto.
*10, 11,12. Vista del cimitero
*13. Esempio di tomba in marmo bianco di Laas-Lasa
*14. Esempio di ciotola per l’acqua posta
davanti la tomba, qui con un corvo in ferro battuto ad abbeverarsi.
*15. Veduta della Chiesa lato est
*16,18. Immagini provincia.bz.it
Bibliografia
*Brunamaria Dal Lago Veneri, Alto
Adige Sudtirol. Una guida curiosa, Edition Raetia 2016
Sitografia
*http://www.provincia.bz.it/it/default.asp
*www.sudtirol.com