Racconto
di Lujanta
Nella borgata di Taisten-Tesido, una delle due che con
Welsberg – Monguelfo, borgata maggiore, forma l’omonimo Comune in Pustertal-Val
Pusteria, esiste, dai tempi di cui nessuno ha più memoria, un altipiano baciato
dal sole, che tutti conoscevano come luogo di pura benedizione. Quel luogo è la
Taistner Alm- l’Alpe di Tesido, situata ai piedi del Rudlhorn – la Roda di
Scandole che insieme al Lutterkopf - Monte Luta e al Durrakopf - Monte Salomone,
incastonano l’area in una cornice di bellezza e quiete. Quel luogo era soprattutto
il regno della Regina di quei boschi e di quei prati, bianca come la neve,
trasparente come il cristallo. La Regina Serpente era Signora della buona sorte
e della fortuna, Colei a cui i valligiani si rivolgevano fiduciosi portando
offerte di latte freschissimo dei loro animali o portandoli direttamente a
pascolare su quegli alpeggi, durante le giornate più calde dell’anno. Chiunque,
tornando a casa avrebbe avuto una maggiore produzione di latte e maggiore
produzione di prodotti da esso derivati, che avrebbe significato migliore sostentamento
per tutte le famiglie del villaggio. Anche le colture sarebbero state
abbondanti, i cereali per il pane di ottima qualità ed anche il dolcissimo
miele sarebbe stato prodotto in quantità dalle laboriosissime api, che amate e
curate dagli abitanti avrebbero prodotto ciò che sarebbe servito non solo a
rendere dolci talune preparazioni di cibo, ma anche ad alleviare i malanni che
il freddo avrebbe portato con l’inverno. La Signora dei Serpenti era
bellissima, il suo corpo grande per diametro oltre che lungo e sinuoso, era candido come la neve e
trasparente come ghiaccio. Sulla sua testa spiccava una corona d’oro. Custode di
grandi tesori, soprattutto delle forze benefiche della terra la si poteva
vedere, seguita da altre serpi mentre si avvicinava ad un corso d’acqua o
sonnecchiare all'ombra di un masso o in un anfratto. Chiunque l’avesse incontrata
sapeva che tenendosi a distanza e non portando con sé che pensieri benevoli,
quella stessa benevolenza sarebbe stata rielargita in maniera tangibile attraverso i doni che la
terra avrebbe dato, garantendo alla comunità benessere, pace e prosperità. La
vita scorreva rispettosa degli equilibri che regolavano le stagioni e lo
scorrere del tempo, e la comunità viveva in quiete ed armonia sino a che un giorno, giunse da un
luogo molto lontano un uomo. Lo straniero dal fare grezzo e rude,
fu subito notato nel villaggio, tanto quanto le sue parole che echeggiarono in maniera cupa alle orecchie dei pacifici abitanti “So che qui c’è una Regina
dalla corona d’Oro” tuonò “Ed io sono venuto ad ucciderla. So che è il male,
che con le sue spire può uccidere, ed io ho preso l’impegno di portare al mio
re la sua corona.” Intorno all’uomo si era formato un capannello di persone, da
poco più dietro si levò una voce, era quella di un’anziana del villaggio che
appoggiata al suo bastone esordì: “Tu che arrivi da così lontano, porti con te
pensieri sbagliati e violenti che non fanno parte della nostra cultura e
soprattutto dimostri di non conoscere nulla della nostra Regina. E’ vero lei
potrebbe stritolarti con le sue spire, ma solo se la sua vita fosse in pericolo.
Hai informazioni errate, torna dal tuo re, e digli che questa è una comunità
felice della propria vita e che la Regina dona prosperità e pace.” L’uomo
rimase ammutolito, in effetti sapeva del grande valore della corona, e non
voleva tornare dal suo signore a mani vuote, ma capì anche che la popolazione
del villaggio non gli avrebbe permesso
di portare a termine il suo compito. Decise così di ritornare dal suo
re, ma non certo con l’idea di abbandonare il suo intento. Intanto passarono le stagioni e la vita della comunità proseguiva cadenzata ed armoniosa come sempre, ma
un giorno lo straniero si ripresentò e non era solo, aveva portato con sé altri
guerrieri, la comunità non era abituata a combattere, fu facile avere la meglio
su di loro uccidendo tutti, e salire poi all’Alpe per cercare la Regina dei Serpenti e tutte le
serpi che vivevano lì. La battaglia fu lunga e cruenta, gli uomini si fermarono
con un accampamento per alcuni giorni, al fine di essere sicuri di avere ucciso
tutte le serpi, agirono con la fierezza ignobile di aver devastato una cultura
di pace solo per la loro cupidigia ed a causa dei modi bellicosi a cui erano
stati educati. Tornarono dal loro re con il bottino promesso della corona d’oro
e mai più nessuno li vide. La zona così rimase desolata e spogliata di uno dei
massimi simboli di conoscenza, saggezza e prosperità, ma la storia e la sua
impronta di regalità, buon auspicio, rinnovamento e fortuna rimasero nel tempo,
tanto che in Valle un bastone a forma di serpente venne usato sino al XX°
secolo per andare nelle case ad annunciare i matrimoni, e quel bastone ha portato,
sebbene in maniera forse inconsapevole, sino a tempi recentissimi il Culto
della Dea Serpente, Signora di ricchezza, felicità e benessere.
Note:
Un paio di anni fa in maniera completamente fortuita
trovai l’immagine del bastone, di cui parlo nel racconto, e negli anni
analizzando leggende locali non lessi nulla che non fosse libero da
contaminazioni successive e pressoché totali che distolgono la narrazione dalla
vera natura della Dea Serpente e che potevano legarsi a quell’oggetto tanto
importante, verosimilmente eredità e testimonianza di un antichissimo culto legato a questa divinità.
Questo bastone e l’utilizzo a cui è stato preposto ufficialmente hanno
rinnovato, seppure in maniera silente quella Tradizione, anche se poi ci si è
stratificato altro in termini di lettura simbolica e religiosità. Ma andare ad
annunciare dei matrimoni contadini con tanto di verga serpentina ha continuato
a collegare gli abitanti della Pustertal-Val Pusteria ai concetti di
rinnovamento e prosperità connessi alla Signora dei Serpenti. La creazione di
questa leggenda nasce così come omaggio al paese in cui abito oramai da anni,
alla sua gente ed alla loro Antica Cultura, essendo proprio la frazione di
Tesido la più antica delle due borgate che costituiscono il Comune, con
ritrovamenti archeologici anche riferibili a luoghi di culto preistorici; a
questo aspetto si è aggiunta la lettura della leggenda dell’Alta Eisacktal –
Valle Isarco ‘Il Serpente Bianco’ di Brunamaria Dal Lago, che ha fatto
scaturire in me la voglia di dedicare un racconto a questa zona, attingendo da
ciò che sappiamo essere a livello archeologico, oltre che di Culto e Tradizione
pre-cristiana la rappresentazione serpiforme. La leggenda in questione ispirata
dalla versione di J. A. Heyl, fa emergere ciò che stessa autrice in una nota
dello stesso libro ma di altro racconto, evidenzia, come narrazione che ha
perso quello che viene definito come la ‘magia dei racconti di montagna’.
Oserei dire che in molte narrazioni, così come oggi sono arrivate a noi, si è
perso il senso originario del racconto, che proveniva da una cultura
completamente diversa, in cui il serpente non è visto come figura malvagia
sinonimo addirittura diabolico secondo la concezione cristiano-cattolica, ma
portatore di fortuna e benessere, offrendoci così una lettura lontana dalle sue
origini e sradicando quindi i racconti dalla loro radice originaria ed
interpretativa. Così l’Alpe di Mittewald de ‘Il Serpente Bianco’ è diventata la
Taistener Alm ed il mio racconto narra come in altre leggende della zona e
delle valli attigue, l’arrivo di uno straniero, che non veniva solo da lontano,
ma che portò con sé una cultura bellicosa e patriarcale, usurpò territori, usi,
riti, conoscenze pregresse, che però in questo caso non sono andate completamente
perdute, nell’oggettistica e nella ritualità, ma anzi in questo raro esempio di
bastone-serpente, ritroviamo la sacralità del rito di passaggio, il matrimonio
a cui partecipa tutta famiglia inizia già nel momento dell’invito, quando il
cerimoniere andando di casa in casa annuncia ed invita alla celebrazione.
Ricordiamo che il matrimonio, sino al XIX° secolo, ed anche più tardi, nelle zone rurali e montane era visto e vissuto non tanto come il gesto
romantico che ne connota la lettura oggi, ma come l’unione di due persone che
avrebbero assicurato quel ricambio generazionale che diventava una garanzia di sostentamento per
la comunità.
Immagini tratte dal web la seconda di proprietà del Museo Civico
di Bolzano
Bibliografia
*Bruna Maria Dal Lago Fiabe
del Trentino Alto Adige, Mondadori 1997 Pag. 182
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