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venerdì 23 febbraio 2018
Il Burgkofel di Lothen, il luogo del cinturone dell'Offerta a Hepru
sabato 3 febbraio 2018
La Dea Serpente di Bianco Cristallo
Le stagioni si susseguirono, e la vita della comunità continuò a scorrere armoniosa, cadenzata dal ritmo immutabile del tempo. Ma un giorno, lo straniero fece ritorno. Non era solo: al suo fianco marciavano altri guerrieri. La comunità non era abituata a combattere, fu facile avere la meglio su di loro uccidendo tutti. Salirono poi all’Alpe per cercare la Regina dei Serpenti e tutte le serpi che vi abitavano.
Note
Un paio di anni fa, in maniera del tutto fortuita, mi imbattei nell’immagine del bastone di cui parlo nel racconto. Nel tempo, analizzando leggende locali, non lessi nulla che fosse privo di contaminazioni successive, pressoché totali, che distoglievano la narrazione dalla vera natura della Dea Serpente. Inoltre, non trovai riferimenti diretti che potessero correlarsi a quell’oggetto tanto significativo, verosimilmente eredità e testimonianza di un antichissimo Culto dedicato a questa Divinità. Il suo utilizzo, ufficialmente riconosciuto, ha mantenuto viva quella Tradizione, sebbene in modo discreto e silente. Con il tempo, vi si sono sovrapposte nuove letture simboliche e religiose, ma il semplice gesto di annunciare i matrimoni contadini con una verga serpentina ha continuato a legare gli abitanti della Pustertal—Val Pusteria ai concetti di rinnovamento e prosperità della Signora dei Serpenti.
Questa narrazione nasce come omaggio al paese in cui vivo oramai da anni, alla sua gente e all’Antica Cultura di questa Terra. Taisten—Tesido, la più antica delle due borgate che formano il Comune, custodisce tracce di un passato remoto, con ritrovamenti archeologici che suggeriscono la presenza di luoghi di culto preistorici.
A questa ispirazione si è aggiunta la lettura della leggenda della Wipptal—Alta Valle Isarco, Il Serpente Bianco di Brunamaria Dal Lago, che ha suscitato in me il desiderio di dedicare un racconto a questa zona. Un racconto che attingesse non solo alle conoscenze archeologiche ma anche alla rappresentazione serpentiforme come elemento di culto e tradizione precristiana, con un significato ben diverso da quello attribuitole in tempi più recenti.
Questa leggenda, ispirata alla versione di J. A. Heyl, mette in luce un aspetto che la stessa autrice sottolinea in una nota del medesimo libro, seppur riferendosi a un altro racconto: molte narrazioni hanno perso nel tempo quella che viene chiamata la magia dei racconti di montagna. È risaputo che in molte storie giunte fino a noi si sia smarrito il senso originario del racconto, frutto di una cultura profondamente diversa dalla nostra. In essa, il serpente non era affatto una figura malvagia né tantomeno un simbolo diabolico, come tramandato dalla concezione cristiano — cattolica, ma piuttosto un portatore di fortuna e benessere. Questa trasformazione ha alterato la percezione stessa del mito, offrendoci una lettura lontana dalle sue vere radici e privando le storie della loro autentica essenza simbolica e interpretativa.
Così l’Alpe di Mittewald de Il Serpente Bianco è diventata l'Alpe di Taisten, e il mio racconto segue il filo di molte leggende delle valli circostanti: l’arrivo di uno straniero, non solo forestiero, ma portatore, spesso, di una cultura bellicosa e patriarcale. Il contatto tra la cultura autoctona europea e quella nuova inizialmente portò a una fusione di usi, riti e conoscenze pregresse. Con il tempo, però, questa sintesi venne progressivamente sostituita da una visione completamente diversa, che risemantizzò il valore simbolico e strutturale di culti, oggetti e rituali.
In alcune aree, particolarmente radicate nelle proprie tradizioni più autentiche, questo processo avvenne solo in parte. In questo caso specifico, infatti, per quanto riguarda l' oggettistica e la ritualità, le antiche tradizioni non sono andate completamente perdute. Anzi, in questo raro esempio del "bastone—serpente", si conserva ancora intatta la sacralità del rito di passaggio, strettamente connessa al suo significato simbolico.
Il matrimonio, che coinvolgeva l’intera famiglia, iniziava già con l’invito: il cerimoniere andava di casa in casa annunciando la celebrazione. Ricordiamo che quest'unione, sino al XIX secolo, e anche più tardi, nelle zone rurali e montane era vista e vissuta non tanto come il gesto romantico che gli attribuiamo oggi. Era anzitutto un patto sociale, il legame tra due individui che avrebbero assicurato quel ricambio generazionale, il quale diveniva vincolo essenziale a garanzia del sostentamento per la comunità tutta.
Immagini
* 1. Tratta da internet. Autore sconosciuto. Se sei l’autore dell’immagine pubblicata e desideri che venga aggiunto un credito o che l’immagine venga rimossa, ti prego di contattarmi.
* 2. Proprietà del Stadtmuseum Bozen—Museo Civico di Bolzano
Bibliografia
* Dal Lago Bruna Maria, Fiabe del Trentino Alto Adige, Mondadori 1997