Lettori fissi

martedì 24 ottobre 2017

Sentieri del Sacro





St. Lorenzen – San Lorenzo di Sebato (BZ)
Immagine tratta dall’archivio personale 


Testo e ricerca di Lujanta


Chiunque arrivi in questa zona dolomitica noterà subito l’infittirsi non solo della vegetazione dei boschi e delle foreste, ma anche di chiese e cappelle talvolta davvero piccolissime che spesso svettano su colline o altipiani del morbido paesaggio, o lungo la strada guardiane antiche, incuranti del tempo che passa, che nel loro silenzio ci dicono molto. Spesso sono edifici di rara bellezza, veri gioielli, alcuni poco o per nulla conosciuti, che permettono però una lettura non solo architettonica e artistica della zona, vero e proprio scrigno d’arte, ma in maniera molto più sottile, una lettura di un cultura antica quanto il territorio stesso. Colline e speroni rocciosi furono il luogo ideale per edificare castelli, la sola Provincia di Bolzano ne conta più di 800, un numero considerevole, tanto più se si pensa che oggi molti sono ancora abitati dai discendenti delle casate che ne scrissero la storia o da chi li ereditò. Questi castelli sorsero sui resti dei castellieri dell’Età del Bronzo e del Ferro e seppure si sia data nuova forma attraverso nuove costruzioni, la stratificazione culturale di cui furono oggetto, non cancellò in maniera totale il passato, tanto più quello profondamente cultuale e spirituale.
A partire dalla seconda metà del 300, il Cristianesimo, tentò in di sradicare il culto pagano vietandolo, ma non vi riuscì, tanto che nei secoli, si creò un sincretismo cultuale dove le celebrazioni ancora oggi attingono chiaramente da antichi riti, e durante l’anno si inseriscono tutta una serie di consuetudini che regolate dalle stagioni e dalla ciclicità dell’anno, fanno parte oramai di una Tradizione consolidata, che trae le sue origini da millenni fa. I vari Culti acquisirono solo nuove vesti e sulle Divinità si stratificò una nuova devozione, quella dei Santi, creando così una commistione che va avanti ancora oggi, spesso in maniera inconsapevole o sconosciuta.
Ed è così che nelle mie passeggiate mi sono ritrovata spesso a domandarmi come avrei fatto a trovare le tracce di ciò che mi interessava e che parlava di un antichissimo passato. Ben presto ho capito che nei secoli e nei millenni si è dato aspetto diverso ad un’essenza immutabile, che oggi come nel Tempo di Sempre ci parla ancora e che è lì sotto ai nostri occhi. Così sedili o scivoli delle streghe, impronte di Diavolo, fonti denominate con la dicitura ‘bagni di zolfo’, capitelli votivi e tabernacoli posti all’inizio di sentieri, vie crucis, sentieri meditativi, hanno tentato di sostituirsi e sedimentarsi su ciò che immobile esiste dal senza Inizio né Fine, svilendo o ghettizzando, attribuendo peculiarità ‘diaboliche’ a ciò che per cultura non contemplava nemmeno questo termine e valenza, per non parlare di cappelle e chiese costruite su precedenti luoghi di culto precristiani, i cui muri erano le pareti alberate dei boschi, il pavimento la nuda terra, ed il soffitto, il cielo affrescato di nubi, scintillante di sole o trapunto di stelle. Le donne di Saggezza e Conoscenza, o anche ‘solo’ determinate e dotate di personalità sono sempre state (a parte rarissimi casi) prima emarginate e poi perseguitate, specialmente a partire dal 1100, quando effettivamente iniziò quella che è passata alla storia come la Caccia alle Streghe, dell’Inquisizione, una vera e propria arma persecutrice del femminile, semplicemente in quanto tale e che nacque in concomitanza con lo sterminio dei Catari e dei Cavalieri Templari.


Miniatura di chiesa posta su roccia attaccata ad abitazione.  Sicuramente antico luogo di culto o associato a Spiriti della Natura o Divinità
Sonnenburg –Castelbadia Fr. di St Lorenzen –San Lorenzo di Sebato (BZ)
Immagine tratta dall’archivio personale


Lo studio sul Culto delle Drei Bethen – Tre Bethen, le Dee del perenne ciclo vita-morte-rinascita, di origine celtica o pre-celtica, venerate in questa zona per secoli e l’aver realizzato che il loro Culto era così forte a cavallo del 1000 tanto da essere proibito, attraverso il Decretum Collectarium nel 1025, dopo chissà quanto tempo, mi ha fatto riflettere molto, sulle reali motivazioni che portarono ad agire in questa direzione, anche scoprendo che, ed è attestato storicamente, proprio nelle corti germanofone le figure preposte alla cura delle malattie erano donne, che conoscevano ed usavano le erbe medicinali e che si rivolgevano a delle Dee. Il tutto in un mondo cattolico, che tollerò sino ad un certo punto questo ‘potere’ femminile. Il punto di svolta si ha quando proprio nel XIII° secolo gli equilibri fra potere del Sacro Romano Impero e del Papato cominciano a scricchiolare sotto il peso di continue tensioni e lotte per le investiture, ed è in questa situazione politica che il malessere socio-economico della popolazione aumentò, fomentato anche da condizioni di vita precarie che favorirono epidemie di peste e carestie. Anche perché ricordiamo, che vi fu lo sterminio dei gatti. Possederne uno, a maggior ragione se nero, implicava fin da subito, la ‘colpevolezza’ della proprietaria. Il gatto simbolo totemico, legato ad Iside, rappresentava un emblema di paganesimo ed eresia, e solo per lui fu emessa una Bolla papale, nel 1233, la Vox in Rama, da Papa Gregorio IX, nella quale si asseriva che questi animali in quanto rappresentazione demoniaca dovevano essere condannati a morte insieme al padrone o peggio ancora alla padrona. Questo rappresentò il motivo della loro estinzione completa in Europa, con il proliferare di topi che scatenarono poi pestilenze devastanti a cui seguirono inevitabilmente periodi di povertà ed indigenza assoluta. In questo contesto le donne, specialmente coloro che conoscevano il potere delle erbe e le levatrici acquisirono importanza, soprattutto nelle aree rurali ed anche una certa valenza economica, malvista dal Papato, che sebbene chiudesse un occhio, da una parte, permettendo in maniera ufficiosa il proseguimento di certe venerazioni e di certe attività dedite alla guarigione, decise, supportato anche dal potere politico imperiale e legislativo, e successivamente anche da chi gli si opponeva, cioè i Protestanti, di eliminare fisicamente, in maniera organizzata, chi rappresentava, nel loro immaginario, solo perché donna e con capacità manifeste, grazie alla forte connessione con la natura e le sue energie, un pericolo. Il pericolo però era rappresentato soprattutto dal corpo del donne, elemento di tentazione, quel corpo che era in grado di dare la vita, ma che era anche in grado di accoppiarsi con il demonio, cosa impossibile per gli uomini accusati di sortilegi, che almeno avevano più opportunità di salvarsi dalle condanne a morte, rispetto alle donne, in quanto seppur accusati di stregoneria, non avendo la capacità di unirsi fisicamente al demonio, potevano essere redenti. 

Ancora oggi i numerosissimi capitelli o croci, sostituiscono le stele dedicate dai Romani ai Lari, Divinità protettrici della famiglia e della casa. Questi due sono posti nei pressi di una casa. I Lari si sostituirono a loro volta ad antiche divinità locali, ma è indicativo come questi due capitelli portino attributi, riconducibili ad un antico passato. Il Sole e la Luna in alto, in questo, e nell’immagine sotto, pannocchie dell’ultimo raccolto. Entrambi appartengono alla stessa abitazione, uno di fronte al campo che produce il necessario per il sostentamento per la famiglia e per gli animali, e l’altro fuori dalla casa. Fassing- Fassine Frazione di St. Lorenzen- San Lorenzo di Sebato (BZ)
Immagini tratte dall’archivio personale


Così la lotta diventò contro le donne, e contro i loro corpi. Nacquero quindi i roghi in tutta Europa, e fu proprio in quel mondo di cultura germanica che aveva permesso, in maniera ufficiosa, la prosecuzione di talune tradizioni che avvenne il numero maggiore di sentenze per eresia e stregoneria. Questa epurazione controllata in oltre sei secoli, portò ad uno sterminio che recenti stime, date da elementi rianalizzati e incrociati attentamente, numerano in trenta milioni di persone uccise, peggiorando in modo esponenziale il dato già alto, delle decine di migliaia di vittime che conosciamo da decenni. Nel 1500  vi fu una recrudescenza della pratica inquisitoria, che ricordiamo andò avanti sino al 1782, quando la svizzera Anna Göldi fu l’ultima donna condannata a morte per eresia.
Nella migliore delle ipotesi, come quando si parlava di donne molto potenti e regnanti, divenivano donne mostruose, perché la verità era che una donna autonoma e decisionista faceva paura, poichè rivendicava uno dei suoi poteri, quello di scelta, ed è proprio dal termine scelta che deriva la parola ‘eretico’, dal latino tardo haeretĭcum, cioè chi valuta prima di, chi sceglie. Una fra le varie figure a cui mi riprometto di dedicare un articolo, e che possiamo includere in questa lista è Margarete von Tirol-Görz (Margherita di Tirolo e Gorizia) che passò alla storia per le sue presunte deformità del viso, perché nel 1341, a 23 anni, osò ripudiare il marito  Giovanni Enrico di Lussemburgo sposandosi poi successivamente con Ludwig von Brandenburg-Ludovico di Brandeburgo, scomunicati successivamente entrambi.
Ed è ad ogni donna ed al Sacro che rappresentiamo da Sempre che è dedicata la mia ricerca. Streghe, megere, incantatrici, maghe, appellate nei modi più tremendi e rese feccia della società, sino al punto di volerle distruggere e di non lasciarne traccia, di loro, della loro Cultura e della loro Spiritualità, solo perché Donne. Il potere del Femminile era ed è nell’acqua del fiume, come nella roccia, nella terra come nel vento, era ed è nella ciclicità della vita, come nelle stagioni dell’anno. E queste peculiarità non appartengono solo alle sacerdotesse o alle donne-medicina, ma a tutte le donne, in quanto rappresentative dell’aspetto ma soprattutto del tratto caratteristico primo della Dea progenitrice, colei che fonde in sé gli opposti annullandone l’antitesi. E’ dedicata anche agli uomini, a coloro che sono stati bruciati, a coloro che svuotati dal Culto della Dea Madre, sono stati derubati dalla Cultura della Relazione, perché Grande Madre è relazione fra il Femminile ed il Maschile.
Di queste chiese e cappelle la cosa che spesso mi ha colpita è che si ripetono le sante ed i santi a cui sono intitolate, o che compongono gli altari, come a ripetere qualcosa che dentro di me diceva chiedeva di essere letto nuovamente. Il mio desiderio è di unire le varie letture in una prospettiva, il più possibile ‘circolare’. Sono un’appassionata da sempre di arte, specialmente di pittura, che ho sempre trovato interessante non solo nell’aspetto dell’immagine che arriva al nostro sguardo, ma in quello che celato per secoli, pittori e scultori ma anche architetti vari hanno lasciato sotto i nostri occhi, in maniera più o meno evidente attraverso il linguaggio esoterico e simbolico. Del resto gli artisti capirono che quello che non poteva essere detto, poteva però essere rappresentato, e poco importa se poi veniva attribuita una descrizione dell’opera, in linea con il periodo storico e religioso a cui apparteneva, la rappresentazione parlava una ‘lingua’ che alcuni avrebbero compreso.
Proprio nel 1200 quando inizia in modo sistematico lo sterminio delle donne, la pittura e la scultura cominciano ad esprimersi anche attraverso simboli che in alcuni artisti saranno matrice della loro opera, attraverso cui fra leggende e miti, attributi riconducibili al Culto della Grande Madre vengono inseriti nella creazione artistica, nella quale Dea viene rivestita di nuova forma attraverso figure di Madonne, Sante e Santi, cambiando aspetto ma non sostanza. Ed è attraverso le correlazioni, scaturite da quell’osservazione che fa la differenza fra il semplice vedere ed il cogliere anche attraverso l’intuito, che proverò a dare una lettura di questi luoghi di grande pace, che non sono solo luoghi di culto, o di ritrovamenti archeologici, ma spesso sono veri e propri portali.  Gli articoli saranno ‘work in progress’, quindi analisi a cui mi sentirò di aggiungere elementi, laddove ne trovassi, atti ad ampliare la ricerca, dato che non sempre mi è stato possibile reperire dati e stratificazioni, almeno sinora. Il tutto partirà dalla storia dei luoghi, ove attestata, scendendo poi in profondità, che proveranno appunto a dare maggiori visione di qualcosa che attende solo di essere riconosciuto.
Le chiese sorgono affiancate generalmente da grandi campanili gotici, che maestosi con le loro cuspidi, ricordano i cappelli a punta di antiche streghe, custodi silenti ed immobili che osservano chi si avvicina loro, testimoni del non-Tempo. Vi è in merito, una teoria che dice che le cuspidi gotiche, come le coperture piramidali dei campanili, che ritroviamo anche su questo territorio sarebbero di origine mediorientale e particolarmente egiziane. Del resto le strutture a punta avrebbero il potere di convogliare energia cosmica. Questo anche il motivo per cui nell’antichità i medici, gli astrologi e gli alchimisti oltre a faraoni e capi religiosi portavano copricapo a punta, esattamente come ancor prima maghe e maghi. Questi campanili diventano così, non lo slancio verticale alla ricerca del Cielo, ma il tratto d’unione, l’asse fra la Terra ed il Cielo, dove entrambi sono fusi in quella benedizione in cui la vita tutta è sacra. Credo ci sia bisogno di profonda onestà su quello che questi luoghi furono e sono, poi ognuno ci salirà e li visiterà secondo la propria Spiritualità o Credo, ma appartenendo a quella Cultura Ancestrale e millenaria che li connota, per creare vera armonia bisogna ricordare. Antiche strade e luoghi di culto nel nome di Dee prima e Sante/i poi, ed anche di Dei a cui è toccata la stessa sorte, negletti e dimenticati, accomunati e rappresentativi di archetipi che riportano a quell’unità primitiva manifestata da ciò che oggi è conosciuto come il Culto della Grande Dea Madre.


Melo selvatico – St Martin – San Martino Fr. di St. Lorenzen- San Lorenzo di Sebato (BZ)
Immagine tratta dall’archivio personale




Bibliografia e sitografia :

 *Fabio Garuti – L’Olocausto delle Donne – Anguana Edizioni 2016
      
   *Fiorenzo Degasperi – Archeologia in Trentino Alto Adige quando i Santi si chiamavano Dei – Curcu &Genovese 2009
     
    *Mio articolo del 2016: Wielenberg, nel nome di Wilbeth, la Dea lunare, una delle tre Bethen, la Triade di Dee celtiche delle Dolomiti pusteresi https://ilblogdilujanta.blogspot.it/2016/11/



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