St. Lorenzen – San Lorenzo
di Sebato (BZ)
Immagine tratta
dall’archivio personale Testo e ricerca di Lujanta
Chiunque arrivi in
questa zona dolomitica noterà subito l’infittirsi non solo della vegetazione
dei boschi e delle foreste, ma anche di chiese e cappelle talvolta davvero
piccolissime che spesso svettano su colline o altipiani del morbido paesaggio,
o lungo la strada guardiane antiche, incuranti del tempo che passa, che nel
loro silenzio ci dicono molto. Spesso sono edifici di rara bellezza, veri
gioielli, alcuni poco o per nulla conosciuti, che permettono però una lettura
non solo architettonica e artistica della zona, vero e proprio scrigno d’arte,
ma in maniera molto più sottile, una lettura di un cultura antica quanto il
territorio stesso. Colline e speroni rocciosi furono il luogo ideale per
edificare castelli, la sola Provincia di Bolzano ne conta più di 800, un numero
considerevole, tanto più se si pensa che oggi molti sono ancora abitati dai
discendenti delle casate che ne scrissero la storia o da chi li ereditò. Questi
castelli sorsero sui resti dei castellieri dell’Età del Bronzo e del Ferro e
seppure si sia data nuova forma attraverso nuove costruzioni, la
stratificazione culturale di cui furono oggetto, non cancellò in maniera totale
il passato, tanto più quello profondamente cultuale e spirituale.
A partire dalla
seconda metà del 300, il Cristianesimo,
tentò in di sradicare il culto pagano vietandolo, ma non vi riuscì, tanto che
nei secoli, si creò un sincretismo cultuale dove le celebrazioni ancora oggi
attingono chiaramente da antichi riti, e durante l’anno si inseriscono tutta
una serie di consuetudini che regolate dalle stagioni e dalla ciclicità
dell’anno, fanno parte oramai di una Tradizione consolidata, che trae le sue
origini da millenni fa. I vari Culti acquisirono solo nuove vesti e sulle
Divinità si stratificò una nuova devozione, quella dei Santi, creando così una
commistione che va avanti ancora oggi, spesso in maniera inconsapevole o
sconosciuta.
Ed è così che nelle
mie passeggiate mi sono ritrovata spesso a domandarmi come avrei fatto a
trovare le tracce di ciò che mi interessava e che parlava di un antichissimo
passato. Ben presto ho capito che nei secoli e nei millenni si è dato aspetto
diverso ad un’essenza immutabile, che oggi come nel Tempo di Sempre ci parla
ancora e che è lì sotto ai nostri occhi. Così sedili o scivoli delle streghe, impronte
di Diavolo, fonti denominate con la dicitura ‘bagni di zolfo’, capitelli votivi
e tabernacoli posti all’inizio di sentieri, vie crucis, sentieri meditativi,
hanno tentato di sostituirsi e sedimentarsi su ciò che immobile esiste dal
senza Inizio né Fine, svilendo o ghettizzando, attribuendo peculiarità
‘diaboliche’ a ciò che per cultura non contemplava nemmeno questo termine e
valenza, per non parlare di cappelle e chiese costruite su precedenti luoghi di
culto precristiani, i cui muri erano le pareti alberate dei boschi, il
pavimento la nuda terra, ed il soffitto, il cielo affrescato di nubi,
scintillante di sole o trapunto di stelle. Le donne di Saggezza e Conoscenza, o
anche ‘solo’ determinate e dotate di personalità sono sempre state (a parte
rarissimi casi) prima emarginate e poi perseguitate, specialmente a partire dal
1100, quando effettivamente iniziò quella che è passata alla storia come la
Caccia alle Streghe, dell’Inquisizione, una vera e propria arma persecutrice
del femminile, semplicemente in quanto tale e che nacque in concomitanza con lo
sterminio dei Catari e dei Cavalieri Templari.
Miniatura di chiesa posta su roccia attaccata ad
abitazione. Sicuramente antico luogo di
culto o associato a Spiriti della Natura o Divinità
Sonnenburg –Castelbadia Fr. di St Lorenzen –San Lorenzo
di Sebato (BZ)
Immagine tratta dall’archivio personale
Lo studio sul Culto
delle Drei Bethen – Tre Bethen, le Dee del perenne ciclo vita-morte-rinascita,
di origine celtica o pre-celtica, venerate in questa zona per secoli e l’aver
realizzato che il loro Culto era così forte a cavallo del 1000 tanto da essere
proibito, attraverso il Decretum Collectarium nel 1025, dopo chissà quanto
tempo, mi ha fatto riflettere molto, sulle reali motivazioni che portarono ad
agire in questa direzione, anche scoprendo che, ed è attestato storicamente,
proprio nelle corti germanofone le figure preposte alla cura delle malattie
erano donne, che conoscevano ed usavano le erbe medicinali e che si rivolgevano
a delle Dee. Il tutto in un mondo cattolico, che tollerò sino ad un certo punto
questo ‘potere’ femminile. Il punto di svolta si ha quando proprio nel XIII°
secolo gli equilibri fra potere del Sacro Romano Impero e del Papato cominciano
a scricchiolare sotto il peso di continue tensioni e lotte per le investiture,
ed è in questa situazione politica che il malessere socio-economico della
popolazione aumentò, fomentato anche da condizioni di vita precarie che
favorirono epidemie di peste e carestie. Anche perché ricordiamo, che vi fu lo sterminio dei gatti. Possederne uno, a maggior ragione se nero, implicava
fin da subito, la ‘colpevolezza’ della proprietaria. Il gatto simbolo totemico,
legato ad Iside, rappresentava un emblema di paganesimo ed eresia, e solo per
lui fu emessa una Bolla papale, nel 1233, la Vox in Rama, da Papa Gregorio IX,
nella quale si asseriva che questi animali in quanto rappresentazione demoniaca
dovevano essere condannati a morte insieme al padrone o peggio ancora alla
padrona. Questo rappresentò il motivo della loro estinzione completa in
Europa, con il proliferare di topi che scatenarono poi pestilenze devastanti a
cui seguirono inevitabilmente periodi di povertà ed indigenza assoluta. In
questo contesto le donne, specialmente coloro che conoscevano il potere delle
erbe e le levatrici acquisirono importanza, soprattutto nelle aree rurali ed
anche una certa valenza economica, malvista dal Papato, che sebbene chiudesse
un occhio, da una parte, permettendo in maniera ufficiosa il proseguimento di
certe venerazioni e di certe attività dedite alla guarigione, decise,
supportato anche dal potere politico imperiale e legislativo, e successivamente
anche da chi gli si opponeva, cioè i Protestanti, di eliminare fisicamente, in
maniera organizzata, chi rappresentava, nel loro immaginario, solo perché donna
e con capacità manifeste, grazie alla forte connessione con la natura e le sue
energie, un pericolo. Il pericolo però era rappresentato soprattutto dal corpo
del donne, elemento di tentazione, quel corpo che era in grado di dare la vita,
ma che era anche in grado di accoppiarsi con il demonio, cosa impossibile per
gli uomini accusati di sortilegi, che almeno avevano più opportunità di
salvarsi dalle condanne a morte, rispetto alle donne, in quanto seppur accusati
di stregoneria, non avendo la capacità di unirsi fisicamente al demonio,
potevano essere redenti.
Ancora oggi i numerosissimi capitelli o croci,
sostituiscono le stele dedicate dai Romani ai Lari, Divinità protettrici della
famiglia e della casa. Questi due sono posti nei pressi di una casa. I Lari si
sostituirono a loro volta ad antiche divinità locali, ma è indicativo come
questi due capitelli portino attributi, riconducibili ad un antico passato. Il
Sole e la Luna in alto, in questo, e nell’immagine sotto, pannocchie
dell’ultimo raccolto. Entrambi appartengono alla stessa abitazione, uno di
fronte al campo che produce il necessario per il sostentamento per la famiglia
e per gli animali, e l’altro fuori dalla casa. Fassing- Fassine Frazione di St.
Lorenzen- San Lorenzo di Sebato (BZ)
Immagini tratte dall’archivio personale
Così
la lotta diventò contro le donne, e contro i loro corpi. Nacquero quindi i
roghi in tutta Europa, e fu proprio in quel mondo di cultura germanica che
aveva permesso, in maniera ufficiosa, la prosecuzione di talune tradizioni che
avvenne il numero maggiore di sentenze per eresia e stregoneria. Questa
epurazione controllata in oltre sei secoli, portò ad uno sterminio che recenti
stime, date da elementi rianalizzati e incrociati attentamente, numerano in trenta
milioni di persone uccise, peggiorando in modo esponenziale il dato già alto,
delle decine di migliaia di vittime che conosciamo da decenni. Nel 1500 vi fu una recrudescenza della pratica
inquisitoria, che ricordiamo andò avanti sino al 1782, quando la svizzera Anna Göldi fu
l’ultima donna condannata a morte per eresia.
Nella migliore
delle ipotesi, come quando si parlava di donne molto potenti e regnanti,
divenivano donne mostruose, perché la verità era che una donna autonoma e
decisionista faceva paura, poichè rivendicava uno dei suoi poteri, quello di
scelta, ed è proprio dal termine scelta che deriva la parola ‘eretico’, dal
latino tardo haeretĭcum, cioè
chi valuta prima di, chi sceglie. Una fra le varie figure a cui mi riprometto
di dedicare un articolo, e che possiamo includere in questa lista è Margarete von Tirol-Görz (Margherita
di Tirolo e Gorizia) che passò alla storia per le sue presunte deformità del
viso, perché nel 1341, a 23 anni, osò ripudiare il marito Giovanni Enrico di Lussemburgo
sposandosi poi successivamente con Ludwig von Brandenburg-Ludovico di
Brandeburgo, scomunicati successivamente entrambi.
Ed è ad ogni donna
ed al Sacro che rappresentiamo da Sempre che è dedicata la mia ricerca.
Streghe, megere, incantatrici, maghe, appellate nei modi più tremendi e rese
feccia della società, sino al punto di volerle distruggere e di non lasciarne
traccia, di loro, della loro Cultura e della loro Spiritualità, solo perché
Donne. Il potere del Femminile era ed è nell’acqua del fiume, come nella
roccia, nella terra come nel vento, era ed è nella ciclicità della vita, come
nelle stagioni dell’anno. E queste peculiarità non appartengono solo alle
sacerdotesse o alle donne-medicina, ma a tutte le donne, in quanto rappresentative
dell’aspetto ma soprattutto del tratto caratteristico primo della Dea
progenitrice, colei che fonde in sé gli opposti annullandone l’antitesi. E’
dedicata anche agli uomini, a coloro che sono stati bruciati, a coloro che svuotati
dal Culto della Dea Madre, sono stati derubati dalla Cultura della Relazione,
perché Grande Madre è relazione fra il Femminile ed il Maschile.
Di queste chiese e
cappelle la cosa che spesso mi ha colpita è che si ripetono le sante ed i santi
a cui sono intitolate, o che compongono gli altari, come a ripetere qualcosa
che dentro di me diceva chiedeva di essere letto nuovamente. Il mio desiderio è
di unire le varie letture in una prospettiva, il più possibile ‘circolare’.
Sono un’appassionata da sempre di arte, specialmente di pittura, che ho sempre
trovato interessante non solo nell’aspetto dell’immagine che arriva al nostro
sguardo, ma in quello che celato per secoli, pittori e scultori ma anche
architetti vari hanno lasciato sotto i nostri occhi, in maniera più o meno
evidente attraverso il linguaggio esoterico e simbolico. Del resto gli artisti
capirono che quello che non poteva essere detto, poteva però essere
rappresentato, e poco importa se poi veniva attribuita una descrizione
dell’opera, in linea con il periodo storico e religioso a cui apparteneva, la
rappresentazione parlava una ‘lingua’ che alcuni avrebbero compreso.
Proprio nel 1200
quando inizia in modo sistematico lo sterminio delle donne, la pittura e la
scultura cominciano ad esprimersi anche attraverso simboli che in alcuni
artisti saranno matrice della loro opera, attraverso cui fra leggende e miti,
attributi riconducibili al Culto della Grande Madre vengono inseriti nella
creazione artistica, nella quale Dea viene rivestita di nuova forma attraverso
figure di Madonne, Sante e Santi, cambiando aspetto ma non sostanza. Ed è
attraverso le correlazioni, scaturite da quell’osservazione che fa la
differenza fra il semplice vedere ed il cogliere anche attraverso l’intuito,
che proverò a dare una lettura di questi luoghi di grande pace, che non sono
solo luoghi di culto, o di ritrovamenti archeologici, ma spesso sono veri e
propri portali. Gli articoli saranno ‘work
in progress’, quindi analisi a cui mi sentirò di aggiungere elementi, laddove
ne trovassi, atti ad ampliare la ricerca, dato che non sempre mi è stato
possibile reperire dati e stratificazioni, almeno sinora. Il tutto partirà
dalla storia dei luoghi, ove attestata, scendendo poi in profondità, che
proveranno appunto a dare maggiori visione di qualcosa che attende solo di
essere riconosciuto.
Le chiese sorgono
affiancate generalmente da grandi campanili gotici, che maestosi con le loro
cuspidi, ricordano i cappelli a punta di antiche streghe, custodi silenti ed
immobili che osservano chi si avvicina loro, testimoni del non-Tempo. Vi è in
merito, una teoria che dice che le cuspidi gotiche, come le coperture piramidali
dei campanili, che ritroviamo anche su questo territorio sarebbero di origine
mediorientale e particolarmente egiziane. Del resto le strutture a punta
avrebbero il potere di convogliare energia cosmica. Questo anche il motivo per
cui nell’antichità i medici, gli astrologi e gli alchimisti oltre a faraoni e
capi religiosi portavano copricapo a punta, esattamente come ancor prima maghe
e maghi. Questi campanili diventano così, non lo slancio verticale alla ricerca
del Cielo, ma il tratto d’unione, l’asse fra la Terra ed il Cielo, dove
entrambi sono fusi in quella benedizione in cui la vita tutta è sacra. Credo ci
sia bisogno di profonda onestà su quello che questi luoghi furono e sono, poi
ognuno ci salirà e li visiterà secondo la propria Spiritualità o Credo, ma
appartenendo a quella Cultura Ancestrale e millenaria che li connota, per
creare vera armonia bisogna ricordare. Antiche strade e luoghi di culto nel
nome di Dee prima e Sante/i poi, ed anche di Dei a cui è toccata la stessa
sorte, negletti e dimenticati, accomunati e rappresentativi di archetipi che
riportano a quell’unità primitiva manifestata da ciò che oggi è conosciuto come
il Culto della Grande Dea Madre.
Melo selvatico – St Martin – San Martino Fr. di St.
Lorenzen- San Lorenzo di Sebato (BZ)
Immagine tratta dall’archivio personale
Bibliografia e sitografia :
*Fabio Garuti – L’Olocausto delle Donne – Anguana Edizioni 2016
*Fabio Garuti – L’Olocausto delle Donne – Anguana Edizioni 2016
*Fiorenzo Degasperi – Archeologia in Trentino Alto Adige quando i Santi si chiamavano Dei – Curcu &Genovese 2009
*Mio articolo del 2016: Wielenberg, nel nome di Wilbeth, la Dea lunare, una delle tre Bethen, la Triade di Dee celtiche delle Dolomiti pusteresi https://ilblogdilujanta.blogspot.it/2016/11/
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