La collina di Moos-Palù, ove sorge Michelsburg – Castel
San Michele,
vista da St. Martin-San Martino
Immagine tratta dall’archivio personale
Testo e ricerca di Lujanta
C’è un luogo che
rappresenta un unicum in termini di ricchezza e rilevanza archeologica,
concentrata in un’unica zona, il suo nome è St. Lorenzen – San Lorenzo di
Sebato, che ancora oggi si fregia del titolo di “Marktgemeinde”(comune
mercato), diritto medievale che permetteva ad una località di tenere un
mercato. Ma è anche il territorio su cui nacque l’antica Sebatum romana, e ancor
prima, fu Terra dei Saevati. La conca valliva il cui sorge St. Lorenzen, alla
confluenza dei torrenti Rienz-Rienza e
Gader–Gadera, lungo l’asse della Pustertal-Val Pusteria, ospita non solo
il capoluogo, ma anche le sue diciassette frazioni e borgate, fra cui le più
importanti sono: Ellen-Elle, Lothen- Campolino, Montal-Mantana, Moos- Palù,
Onach-Onies, Pflaurenz- Floronzo, Saalen-Sares, Sonnenburg–Castelbadia,
Stefandorf-Santo Stefano, St. Martin-San Martino, per una popolazione totale di
3870 abitanti, ad un’altitudine che varia dagli 800 ai 2000 metri circa. Un
numero cospicuo di reperti è stato trovato sulle colline di tutto il territorio
comunale, e qualsiasi lavoro di scavo della zona, porta alla luce ogni anno,
nuovi ritrovamenti. Il Comune vanta anche la presenza di due castelli uno
Michelsburg – Castel San Michele, presso Moos- Palù e poi Schloss Sonnenburg- Castello di Sonnenburg- Castel
Badia, nell’omonima frazione.
L’antica Sebatum fu
localizzata nel 1551, nei pressi di Schwaz, nell’Inntal–Valle dell’Inn in
Tirolo, dall’umanista Wolfgang Lazius, e la sua ubicazione, fu creduta tale,
sebbene erroneamente, per 300 anni. Sarà il ritrovamento di un nuovo sepolcro,
tra St. Lorenzen- San Lorenzo e Brunek-Brunico, fra il 1724 ed il 1725 , come
riferito dallo studioso tirolese Anton Roschmann, che segnò l’inizio dei
ritrovamenti, che permisero di scoprire l’autentica posizione di questa Mansio
romana. Nel 1803 altri ritrovamenti fortuiti di sarcofaghi in località
Pflaurenz- Floronzo ed altre tombe nel 1856 a Fassing-Fassine si aggiunsero ad una serie di sepolture ad
incinerazione rinvenute nel 1836, durante la costruzione della strada per
Montal-Mantana. Per avere però la certezza che la localizzazione
dell’insediamento fosse giusta si è dovuto attendere sino al 1873, quando la
pietra miliare di Sonnenburg-Castel Badia venne alla luce. L’iscrizione legata
agli Imperatori Marco Opellio Macrino e Marco Opellio Antonino Diadumeniano e
datata 217-218, consentì finalmente, allo storico Theodor Mommsen, che la
decifrò, di attribuire l’autentico posizionamento di Sebatum, in concomitanza
con l’attuale abitato di St. Lorenzen-San Lorenzo. L’iscrizione recita: ‘Il
comandante supremo e cesare Marco Opellio Severo Macrino, pio e fortunato
augusto, sacerdote supremo, detentore per la seconda volta del potere
tribunizio, padre della patria, console, proconsole, così anche Marco Opellio
Antonino Diaduminiano, nobile cesare, guida dei giovani, hanno fatto erigere
(questa pietra) in quanto imperatori previdenti. La distanza da Auguntum è di
56 miglia.’ Il cippo originale è conservato al Museum Ferdinandeum di
Innsbruck, quello posto di fronte all’entrata del Museo è una copia.
Il cippo-copia, pietra miliare di Sonnenburg- Castel
Badia con l’iscrizione che misurava la distanza fra Sebatum ed Aguntum, altra
Mansio, oggi ritrovata nei pressi di Lienz in Austria. Abbiamo visto
come tali pietre servivano ad indicare le distanze fra un’antica area di sosta (la Mansio
appunto) ed un’altra, ma anche a sottolineare la grandezza degli imperatori.
Immagine tratta
dall’archivio personale
Successivamente saranno
poi due storici: Franz Von Wieser, considerato il padre della ricerca
preistorica in Tirolo, e lo storico gardenese Wilhelm Moroder a scoprire
effettivamente i primi resti di edifici di epoca romana fra il 1906 ed il 1907,
sebbene la vera svolta si ebbe con la costruzione della statale, nel 1934, con
ritrovamenti che coinvolsero la Soprintendenza delle Antichità delle Venezie in
un articolato scavo sviluppato su ampia scala. Nel 1975 l’archeologo brunicense
Reimo Lunz condusse uno scavo sul versante occidentale di Sonnenburg-Castel
Badia, riportando alla luce reperti moderni, poi medievali ed infine preistorici,
risalenti all’Età del Bronzo, e nell’ultimo strato emersero sei attrezzi di
pietra mai usati, risalenti al Tardo Neolitico. Successivamente negli anni ’80
l’Ufficio Beni Archeologici di Bolzano, sotto la direzione di Lorenzo Dal Ri,
intraprese in più frangenti scavi mirati e sistematici, che portarono alla luce
importantissimi ritrovamenti, con l’apice raggiunto nel 2001-2002 anni in cui
in località Pichlweise, coincidente oggi con l'area industriale del Comune, fu
ritrovata una necropoli con 47 sepolture ad incinerazione ed 37 ad inumazione. Le
scoperte fecero emergere così, un patrimonio archeologico, che
racconta ancor prima della presenza romana della zona, di insediamenti
risalenti a millenni fa, ed anche di una popolazione che abitò questi luoghi
durante l’Età del Ferro: i Saevates.
A nord della collina Sturmbühel, nel 1934 vennero
trovati non solo i resti di mura di una struttura ottagonale, ma anche reperti
marmorei e di affreschi e stucchi raffinati
risalenti ad un periodo che possiamo datare fra il I° ed il V° sec. d.C.
La scoperta di resti di una fontana, con gradini in marmo di Ratschings- Racines conferiscono
all'edificio un particolare significato, probabilmente si trattava di un ninfeo,
struttura tipica greca o, come in questo caso romana, in cui si veneravano
ninfe o altre entità legate alle acque. Sempre nel pressi della stessa collina,
ma sul versante occidentale, i ritrovamenti hanno portato alla luce un bagno
termale. Ma
la zona è attestata come di gran lunga più antica. Il ritrovamento di falci in
selce e di un ‘ascia in serpentino hanno mostrato che accolse già insediamenti
risalenti al IV° millennio a.C. in epoca neolitica.
Immagine tratta dall’archivio personale
Del resto la
località per conformazione, ben si offrì, sin dall’antichità ad ospitare
insediamenti, che possiamo definire numerosi sin dalla Prima Età del Bronzo.
Più o meno grandi rilievi rocciosi, che compongono l’area offrirono riparo a
popolazioni ed animali, di fronte ad esondazioni di corsi d’acqua o ad invasioni
nemiche. Comunque la zona fu frequentata sin dalla tarda Età della Pietra e
dall’Età del Rame. Del resto la Pustertal-Val Pusteria rappresenta un punto di passaggio e
collegamento fra il resto del territorio italiano e quello del resto
dell’Europa, ed i resti di insediamenti o anche solo i reperti di popolazioni
nomadi, quindi di passaggio nell’area, fanno ben capire come i valichi e le
cime, sin dall’antichità rappresentassero non limiti insormontabili ma punti di
confine e giuntura fra territori e popoli. Resti di insediamenti sono stati
trovati sui colli del Comune e nelle frazioni, fra cui ricordiamo Kronbühel, Amtmannbühel,
Ternerbühel, Schrenkbühel, Sonnenburger Kopf, Mülstätter Waldele,
Sturmbühel, Burgkofel di Lothen, Geldersteinbühel.
Luoghi dei ritrovamenti
dell’antica Mansio ma
anche di reperti archeologici precedenti, in centro alla foto il colle più
esteso, il Sonnenburger Kopf- Colle di Castel Badia
Immagine tratta
dall’archivio personale
La forte volontà di
alcuni abitanti decisi a rivalutare il proprio patrimonio
archeologico-culturale, con la collaborazione dall’archeologo Lunz e di un team
di progettazione, fece sì che nel 2002 venne allestito un piccolo antiquarium,
costituito di quattro iniziali vetrinette espositive, al piano terra del
vecchio municipio. A partire dal settembre 2011, quell’iniziale esposizione si
è estesa su un’area di tre piani, il Museo Mansio Sebatum, una vera perla
narrativa per comprendere al meglio la realtà e l’evoluzione storica di questo
lembo di terra. La gestione del Museo, viene affidata dal Comune
all’Associazione Archeologica di San Lorenzo, costituitasi nel 2009, e che si
occupa non solo della gestione dello spazio espositivo ma anche di visite
guidate nei luoghi dei ritrovamenti.
Oggi nella piazza principale del paese svetta la chiesa
dedicata al Santo, riconoscibile dai due campanili che la affiancano. La cappella
sulla sinistra, con il campanile più antico, costituisce la struttura
originaria, edificata sui resti di una struttura muraria del I° e II° secolo su
cui poi a sua volta venne edificata una chiesa paleocristiana
Immagine tratta dall’archivio personale
Oggi nella piazza principale del paese svetta la chiesa
dedicata al Santo, riconoscibile dai due campanili che la affiancano. La cappella
sulla sinistra, con il campanile più antico, costituisce la struttura
originaria, edificata sui resti di una struttura muraria del I° e II° secolo su
cui poi a sua volta venne edificata una chiesa paleocristiana
Immagine tratta dall’archivio personale
MA CHI ERANO I SAEVATI?
Verso la metà del
primo millennio a.C. si sviluppa la Cultura Fritzens – Sanzeno, dalle due
località la prima austriaca, ubicata a 16 km ad est di Innsbruck, la seconda
trentina, posta nella Val di Non. A tale Cultura appartenne una popolazione che
i Romani definiranno, a partire dal II°a.C. come Reti, gli Abitanti delle Alpi.
I Reti in effetti più che una popolazione omogenea, furono una confederazione
di popoli, le cui origini, ad oggi non sono ben chiare, ma portano a pensare,
che essi fossero fondamentalmente di stirpe etrusca, e proprio dai legami con
l’Etruria, manifestarono una delle peculiarità culturali più significative: la
scrittura con l’alfabeto etrusco, che nella variante retica, prese nel tempo la
denominazione di ‘alfabeto etrusco di Bolzano’. I ritrovamenti locali, fanno
pensare che la scrittura retica fosse utilizzata specialmente per iscrizioni di
tipo religioso, ed appannaggio di pochi. Altra caratteristica dei Reti, furono
i contatti e le influenze ricevuti dai rapporti con le civiltà mediterranee,
che si manifestarono con importazioni di vasi potori quali le situle in bronzo,
preziosamente lavorate, con rappresentazioni di processioni sacre, che nella
forma ripropongono modelli sia etruschi che greci. Queste stesse situle,
generalmente utilizzate per l’acqua, durante ricorrenze solenni venivano
utilizzate invece per il vino. Altra influenza mediterranea è ravvisabile inoltre
nelle tradizioni spirituali e religiose e quindi nel culto dei roghi votivi, anch’esso
importato e di cui si è trovata importante testimonianza sul colle di
Sonnenburg- Castel Badia, di cui parleremo più avanti.
Bibliografia:
Rafaela Costantini
– Sebatum – L'Erma Di Bretschneider, 2002
Christian Terzer –
Sebatum, sulle Tracce dei Saevati – Guida al Museo
Hubert Stemberger -
San Lorenzo di Sebato -Editore Associazione Pro Loco di San Lorenzo di Sebato, 1991
Ferruccio Bravi – I
Reto Etruschi – Centro di Documentazione Storica per l’Alto Adige, 1975
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