Lettori fissi

mercoledì 25 ottobre 2017

Ricamminando le vie dei Saevates in giro per l'antica Sebatum, oggi St. Lorenzen-San Lorenzo di Sebato






La collina di Moos-Palù, ove sorge Michelsburg – Castel San Michele,  
 vista da St. Martin-San Martino
Immagine tratta dall’archivio personale 




Testo e ricerca di Lujanta

C’è un luogo che rappresenta un unicum in termini di ricchezza e rilevanza archeologica, concentrata in un’unica zona, il suo nome è St. Lorenzen – San Lorenzo di Sebato, che ancora oggi si fregia del titolo di “Marktgemeinde”(comune mercato), diritto medievale che permetteva ad una località di tenere un mercato. Ma è anche il territorio su cui nacque l’antica Sebatum romana, e ancor prima, fu Terra dei Saevati. La conca valliva il cui sorge St. Lorenzen, alla confluenza dei torrenti Rienz-Rienza e  Gader–Gadera, lungo l’asse della Pustertal-Val Pusteria, ospita non solo il capoluogo, ma anche le sue diciassette frazioni e borgate, fra cui le più importanti sono: Ellen-Elle, Lothen- Campolino, Montal-Mantana, Moos- Palù, Onach-Onies, Pflaurenz- Floronzo, Saalen-Sares, Sonnenburg–Castelbadia, Stefandorf-Santo Stefano, St. Martin-San Martino, per una popolazione totale di 3870 abitanti, ad un’altitudine che varia dagli 800 ai 2000 metri circa. Un numero cospicuo di reperti è stato trovato sulle colline di tutto il territorio comunale, e qualsiasi lavoro di scavo della zona, porta alla luce ogni anno, nuovi ritrovamenti. Il Comune vanta anche la presenza di due castelli uno Michelsburg – Castel San Michele, presso Moos- Palù e poi Schloss Sonnenburg- Castello di Sonnenburg- Castel Badia, nell’omonima frazione.
L’antica Sebatum fu localizzata nel 1551, nei pressi di Schwaz, nell’Inntal–Valle dell’Inn in Tirolo, dall’umanista Wolfgang Lazius, e la sua ubicazione, fu creduta tale, sebbene erroneamente, per 300 anni. Sarà il ritrovamento di un nuovo sepolcro, tra St. Lorenzen- San Lorenzo e Brunek-Brunico, fra il 1724 ed il 1725 , come riferito dallo studioso tirolese Anton Roschmann, che segnò l’inizio dei ritrovamenti, che permisero di scoprire l’autentica posizione di questa Mansio romana. Nel 1803 altri ritrovamenti fortuiti di sarcofaghi in località Pflaurenz- Floronzo ed altre tombe nel 1856 a Fassing-Fassine  si aggiunsero ad una serie di sepolture ad incinerazione rinvenute nel 1836, durante la costruzione della strada per Montal-Mantana. Per avere però la certezza che la localizzazione dell’insediamento fosse giusta si è dovuto attendere sino al 1873, quando la pietra miliare di Sonnenburg-Castel Badia venne alla luce. L’iscrizione legata agli Imperatori Marco Opellio Macrino e Marco Opellio Antonino Diadumeniano e datata 217-218, consentì finalmente, allo storico Theodor Mommsen, che la decifrò, di attribuire l’autentico posizionamento di Sebatum, in concomitanza con l’attuale abitato di St. Lorenzen-San Lorenzo. L’iscrizione recita: ‘Il comandante supremo e cesare Marco Opellio Severo Macrino, pio e fortunato augusto, sacerdote supremo, detentore per la seconda volta del potere tribunizio, padre della patria, console, proconsole, così anche Marco Opellio Antonino Diaduminiano, nobile cesare, guida dei giovani, hanno fatto erigere (questa pietra) in quanto imperatori previdenti. La distanza da Auguntum è di 56 miglia.’ Il cippo originale è conservato al Museum Ferdinandeum di Innsbruck, quello posto di fronte all’entrata del Museo è una copia.    




Il cippo-copia, pietra miliare di Sonnenburg- Castel Badia con l’iscrizione che misurava la distanza fra Sebatum ed Aguntum, altra Mansio, oggi ritrovata nei pressi di Lienz in Austria. Abbiamo visto come tali pietre servivano ad indicare le distanze fra un’antica area di sosta (la Mansio appunto) ed un’altra, ma anche a sottolineare la grandezza degli imperatori. 
 Immagine tratta dall’archivio personale



Successivamente saranno poi due storici: Franz Von Wieser, considerato il padre della ricerca preistorica in Tirolo, e lo storico gardenese Wilhelm Moroder a scoprire effettivamente i primi resti di edifici di epoca romana fra il 1906 ed il 1907, sebbene la vera svolta si ebbe con la costruzione della statale, nel 1934, con ritrovamenti che coinvolsero la Soprintendenza delle Antichità delle Venezie in un articolato scavo sviluppato su ampia scala. Nel 1975 l’archeologo brunicense Reimo Lunz condusse uno scavo sul versante occidentale di Sonnenburg-Castel Badia, riportando alla luce reperti moderni, poi medievali ed infine preistorici, risalenti all’Età del Bronzo, e nell’ultimo strato emersero sei attrezzi di pietra mai usati, risalenti al Tardo Neolitico. Successivamente negli anni ’80 l’Ufficio Beni Archeologici di Bolzano, sotto la direzione di Lorenzo Dal Ri, intraprese in più frangenti scavi mirati e sistematici, che portarono alla luce importantissimi ritrovamenti, con l’apice raggiunto nel 2001-2002 anni in cui in località Pichlweise, coincidente oggi con l'area industriale del Comune, fu ritrovata una necropoli con 47 sepolture ad incinerazione ed 37 ad inumazione. Le scoperte fecero emergere così, un patrimonio archeologico, che racconta ancor prima della presenza romana della zona, di insediamenti risalenti a millenni fa, ed anche di una popolazione che abitò questi luoghi durante l’Età del Ferro: i Saevates.



A nord della collina Sturmbühel, nel 1934 vennero trovati non solo i resti di mura di una struttura ottagonale, ma anche reperti marmorei e di affreschi e stucchi raffinati  risalenti ad un periodo che possiamo datare fra il I° ed il V° sec. d.C. La scoperta di resti di una fontana, con gradini in marmo di Ratschings- Racines conferiscono all'edificio un particolare significato, probabilmente si trattava di un ninfeo, struttura tipica greca o, come in questo caso romana, in cui si veneravano ninfe o altre entità legate alle acque. Sempre nel pressi della stessa collina, ma sul versante occidentale, i ritrovamenti hanno portato alla luce un bagno termale. Ma la zona è attestata come di gran lunga più antica. Il ritrovamento di falci in selce e di un ‘ascia in serpentino hanno mostrato che accolse già insediamenti risalenti al IV° millennio a.C. in epoca neolitica.
Immagine tratta dall’archivio personale



Del resto la località per conformazione, ben si offrì, sin dall’antichità ad ospitare insediamenti, che possiamo definire numerosi sin dalla Prima Età del Bronzo. Più o meno grandi rilievi rocciosi, che compongono l’area offrirono riparo a popolazioni ed animali, di fronte ad esondazioni di corsi d’acqua o ad invasioni nemiche. Comunque la zona fu frequentata sin dalla tarda Età della Pietra e dall’Età del Rame. Del resto la Pustertal-Val Pusteria  rappresenta un punto di passaggio e collegamento fra il resto del territorio italiano e quello del resto dell’Europa, ed i resti di insediamenti o anche solo i reperti di popolazioni nomadi, quindi di passaggio nell’area, fanno ben capire come i valichi e le cime, sin dall’antichità rappresentassero non limiti insormontabili ma punti di confine e giuntura fra territori e popoli. Resti di insediamenti sono stati trovati sui colli del Comune e nelle frazioni, fra cui ricordiamo Kronbühel, Amtmannbühel, Ternerbühel, Schrenkbühel, Sonnenburger Kopf, Mülstätter Waldele, Sturmbühel, Burgkofel di Lothen, Geldersteinbühel.



Luoghi dei ritrovamenti dell’antica Mansio ma anche di reperti archeologici precedenti, in centro alla foto il colle più esteso, il Sonnenburger Kopf- Colle di Castel Badia
Immagine tratta dall’archivio personale

La forte volontà di alcuni abitanti decisi a rivalutare il proprio patrimonio archeologico-culturale, con la collaborazione dall’archeologo Lunz e di un team di progettazione, fece sì che nel 2002 venne allestito un piccolo antiquarium, costituito di quattro iniziali vetrinette espositive, al piano terra del vecchio municipio. A partire dal settembre 2011, quell’iniziale esposizione si è estesa su un’area di tre piani, il Museo Mansio Sebatum, una vera perla narrativa per comprendere al meglio la realtà e l’evoluzione storica di questo lembo di terra. La gestione del Museo, viene affidata dal Comune all’Associazione Archeologica di San Lorenzo, costituitasi nel 2009, e che si occupa non solo della gestione dello spazio espositivo ma anche di visite guidate nei luoghi dei ritrovamenti.



Oggi nella piazza principale del paese svetta la chiesa dedicata al Santo, riconoscibile dai due campanili che la affiancano. La cappella sulla sinistra, con il campanile più antico, costituisce la struttura originaria, edificata sui resti di una struttura muraria del I° e II° secolo su cui poi a sua volta venne edificata una chiesa paleocristiana
Immagine tratta dall’archivio personale


Oggi nella piazza principale del paese svetta la chiesa dedicata al Santo, riconoscibile dai due campanili che la affiancano. La cappella sulla sinistra, con il campanile più antico, costituisce la struttura originaria, edificata sui resti di una struttura muraria del I° e II° secolo su cui poi a sua volta venne edificata una chiesa paleocristiana
Immagine tratta dall’archivio personale

 MA CHI ERANO I SAEVATI?

Verso la metà del primo millennio a.C. si sviluppa la Cultura Fritzens – Sanzeno, dalle due località la prima austriaca, ubicata a 16 km ad est di Innsbruck, la seconda trentina, posta nella Val di Non. A tale Cultura appartenne una popolazione che i Romani definiranno, a partire dal II°a.C. come Reti, gli Abitanti delle Alpi. I Reti in effetti più che una popolazione omogenea, furono una confederazione di popoli, le cui origini, ad oggi non sono ben chiare, ma portano a pensare, che essi fossero fondamentalmente di stirpe etrusca, e proprio dai legami con l’Etruria, manifestarono una delle peculiarità culturali più significative: la scrittura con l’alfabeto etrusco, che nella variante retica, prese nel tempo la denominazione di ‘alfabeto etrusco di Bolzano’. I ritrovamenti locali, fanno pensare che la scrittura retica fosse utilizzata specialmente per iscrizioni di tipo religioso, ed appannaggio di pochi. Altra caratteristica dei Reti, furono i contatti e le influenze ricevuti dai rapporti con le civiltà mediterranee, che si manifestarono con importazioni di vasi potori quali le situle in bronzo, preziosamente lavorate, con rappresentazioni di processioni sacre, che nella forma ripropongono modelli sia etruschi che greci. Queste stesse situle, generalmente utilizzate per l’acqua, durante ricorrenze solenni venivano utilizzate invece per il vino. Altra influenza mediterranea è ravvisabile inoltre nelle tradizioni spirituali e religiose e quindi nel culto dei roghi votivi, anch’esso importato e di cui si è trovata importante testimonianza sul colle di Sonnenburg- Castel Badia, di cui parleremo più avanti.







Bibliografia:

Rafaela Costantini – Sebatum – L'Erma Di Bretschneider, 2002

Christian Terzer – Sebatum, sulle Tracce dei Saevati – Guida al Museo

Hubert Stemberger - San Lorenzo di Sebato -Editore Associazione Pro Loco di San Lorenzo di Sebato, 1991

Ferruccio Bravi – I Reto Etruschi – Centro di Documentazione Storica per l’Alto Adige, 1975

Nessun commento:

Posta un commento