Kniepaß, la prima frazione del Comune di St. Lorenzen –
San Lorenzo di Sebato (Bz), con la chiesetta dedicata a Santa Margherita
Immagine tratta dall’archivio personale
Ricerca e testo di Lujanta
Kniepaß è la prima
frazione di St. Lorenzen-San Lorenzo in Sebato che si incontra arrivando da
Brixen-Bressanone. E’ posta su un piccolo rilievo roccioso, ubicato ad est
della frazione più famosa del Comune, Sonnenburg-Castelbadia. Non è
praticamente mai nominata in nessun libro che parli
dell’antica Sebatum, se non in uno che parla di arte sacra ed in un altro,
austriaco, del 1897, che ne narra la brevissima leggenda. Eppure ho deciso di
partire proprio da qui, dove ho incontrato bellezza e quiete ogni volta che
passandoci sotto, in macchina o in treno, lo sguardo veniva richiamato da
qualcosa che oserei definire magnetico. Dalla statale si vede solo la chiesa ed
un maso, e sembrano posti là in alto, fuori dal mondo e da qualsiasi via di
accesso. In effetti lassù c’è solo una famiglia che vi abita. Si accede da un
vecchio sentiero medievale, che lentamente porta su, e che un tempo era un
collegamento di primaria importanza. Mano a mano che si sale, fra i rami degli
alberi si inizia ad essere accolti subito dalla figura di San Cristoforo visibile sulla parete ovest. La costruzione della chiesa, fatta erigere da un
rampollo di buona famiglia, del Maso Stadler, risale all’incirca al ‘400. Il
Maso Stadler, esiste ancora oggi, ed appartiene alla stessa discendenza dal 1313.
Posto poco sopra nella frazione di Lothen- Campolino a cui attualmente Kniepaß non è
collegata, ma che sicuramente secoli fa era unita alla borgata vicina da
qualche sentiero boschivo, ai nostri giorni fagocitato dall’espandersi della foresta di
abeti. La chiesa subì diversi rimaneggiamenti, specialmente nel XVII° e XVIII°
secolo, poi ancora nel 1972, ed in ultimo, l’ultimo restauro è stato nel 2007,
quando sia le facciate che il campanile, rovinati dall’umidità sono stati
risanati, mettendo in luce anche il San Cristoforo, dipinto sulla destra della
porta e coevo della struttura. Il campanile ottagonale a cuspide e la sacrestia
furono aggiunti solo nel XVI° secolo.

Il San Cristoforo posto sulla destra della facciata
della chiesa di Kniepaß, restaurato come tutto l’edificio nel 2007, sebbene salvato
solo parzialmente rispetto alla sua immagine completa, mostra due rotondità in
concomitanza con la parte alta dell’addome che fanno pensare all’abbozzo di un
seno.
Immagine tratta dall’archivio personale
La struttura
interna è semplice, e la signora padrona del maso, ha aperto la porta che
altrimenti è chiusa, raccontando di come lei così come i suoi figli si siano
sposati in quella chiesetta di fronte a casa. Mentre mi stavo avvicinando all'edificio religioso, al padrone del maso che stava lavorando alla raccolta del granoturco, ho chiesto a chi fosse dedicata quella chiesa, scoprendo
che era Santa Margherita vergine e martire. Nativa di Antiochia di Pisidia
venne martirizzata sotto Diocleziano, e questo elemento potrebbe corrispondere
a verità, ma tutto il resto della sua vita si perde nella leggenda. Condannata
alla decapitazione fu inghiottita da un drago prima dell’esecuzione. Fu
chiamata Marina in Oriente e Margherita in Occidente, viene celebrata il 20
luglio, e fu una delle sante più venerate nel Tardo Medioevo. Nell’arte viene
raffigurata come una ragazza in piedi su un drago, si dice nell’atteggiamento
di calpestarlo, o mentre esce dalla sua bocca e lo trafigge con una lancia a
forma di croce. Il suo culto fu soppresso nel 1969, perché come molti altri
santi e sante cancellate dal calendario, la sua agiografia risultò poco
attendibile, ma sembra importare poco, perché continua ad essere venerata e
celebrata spesso anche come santa patrona. All’interno della chiesa il dipinto
ovale del volto di Margherita con la palma del martirio in mano, troneggia
sull’altare, mentre sul soffitto, vi è un affresco che ritrae in una cornice
ottagonale, che risale al 1680, San Giorgio con il drago, accompagnato
dall’Assunzione in cielo di Margherita, rappresentata dalla Santa all’entrata di una grotta. In altro dipinto la decapitazione di Santa
Caterina.

Santa Margherita d’Antiochia, con la palma del
martirio. L’immagine dell’ovale, riporta alla leggenda di tradizione cristiana,
legata al luogo.
Immagine tratta dall’archivio personale
Appena saputo che
la cappella era dedicata a questa Santa, non ho potuto fare a meno di pensare
agli studi fatti sul Culto delle Tre Bethen, le Dee celtiche o preceltiche,
venerate per secoli in parecchi territori germanofoni, compresa questa valle
con una grande testimonianza del luogo clou della loro presenza e venerazione,
a Wielenberg-Montevila frazione di Percha-Perca.
Il fatto che
nell’affresco del soffitto compaia anche Santa Caterina (la Dea Wielbeth) è
stato un altro indizio di quella Triade sacra che insieme a Santa Barbara (La
Dea Borbeth) costituivano. Le Tre Dee, denominate solo diversamente sono le
stesse che vengono denominate le Tre Vergini, della leggenda di Meransen -
Maranza, con i nomi di Aubet (Ambeth), Kubet (Wilbeth) e Gwere (Borbeth).
Il fatto che nella
leggenda Santa Margherita venga ingoiata dal drago, prima di essere decapitata,
indica la presenza di un elemento fondamentale dell’antico Culto della Dea: il
drago o serpente appunto, simbolo di questa santa.
Il drago è uno dei
simboli della Grande Madre, Signora di vita e di morte ed elemento di
equilibrio dei suoi aspetti apparentemente opposti, ma solo complementari.
Uno dei dipinti,
che viene considerato di fattura pregevole, del XVII° secolo non si trova
all’interno della Chiesa, ma non sono riuscita a scoprire dove sia custodito,
né ho nemmeno trovato un’immagine da poter condividere con voi, se non quella
che è presente sul volumetto di arte e storia.
In
questo dipinto, esattamente come in quello sopra l'altare, Margherita indossa
una coroncina (ricordiamo come la corona d'oro sia uno dei simboli delle rappresentazioni
della Dea Serpente), nella mano destra appoggiata ad un capitello, o comunque ad
un supporto, regge in mano una croce che emana luce in direzione di un drago
posto accanto a lei, che sembra non voler allontanare, in quanto la movenza mi
ricorda più quando si alza la mano per accarezzare. Ultimo ma non meno
importante, l’espressione del volto, i pittori antichi sapevano quanto
l’espressività del volto e del gesto, ‘spiegasse’ un dipinto. Lasciate che vi dica,
che lo sguardo non è né turbato, né spaventato, mentre Margherita volge il capo
verso il drago.
Emanazione di una
Triade Sacra che si perde nella notte dei tempi, Dea Ambeth delle Drei-Bethen o
santa cristiana, non cambia la sua valenza. La porta della chiesetta si chiude,
dietro di essa, dipinti, Heinrich Stadler e la moglie, continuano ad essere
testimoni di un culto, a cui come gente della terra, erano ben abituati, quello
del ciclo eterno di vita-morte-rinascita, quello della Dea Ambeth, che divenne poi
Santa Margherita.
Scorcio della collina di Kniepaß, salendo dall’antica
strada medievale
Immagine tratta dall’archivio personale
Bibliografia e sitografia:
*Abbazia
Sant’Agostino Ramsgate – Grande Dizionario dei Santi – Edizioni Piemme 1990 Pag. 530-531
*Brunamaria Dal
Lago Veneri – Numina Rustica – Edizioni Alpha Beta Verlag, 2014
*Stefan Demetz - Arte
Sacra nel territorio di San Lorenzo di Sebato – Pluristamp, 2008