Lujanta è entrata nella
mia vita con tatto, eleganza, simpatia e “in punta di piedi” il 16 dicembre del
2013. Ci siamo incontrati in un gruppo di discussione virtuale sul Catarismo,
argomento di cui mi occupo per interesse personale (e, in parte, professionale)
da diversi anni. Con gentilezza mi ha chiesto l’amicizia, con cortesía mi ha
posto alcune domande, a cui sono stato lietissimo di rispondere, riconoscendo
in lei genuina curiosità intellettuale e apertura mentale , soprattutto dato
che sul Catarismo nel corso dei secoli sono state volutamente e
programmaticamente sparse bugie e calunnie. Lujanta si è mostrata aperta, “in
sintonía”, cortese, comunicativa, empatica.
Sulla mia bacheca di
Facebook pubblico molte cose sui miei interessi di tutti i tipi, cose anche che
non necessariamente condivido, ma di cui sono curioso; ma raramente pubblico
cose personali. Lei non mi ha fatto particolari domande riguardo alla mia vita
privata, ne’ io riguardo alla sua; si è sviluppata simpatía reciproca,
sintonía; so che entrambi abbiamo notato l’empatia e gli interessi spirituali
(non “confessionali”) che emergevano dalle cose che pubblicavamo sulle nostre
bacheche.
L’11 dicembre del 2014,
sempre con tatto, eleganza, cura e signorilità di altri tempi, Lujanta mi ha
cambiato la vita. Mi ha scritto
parlandomi di un sogno che aveva avuto la notte precedente; in quel sogno c’ero
io, come mi ha spiegato, e insieme a lei, che mi guardava, ma senza che io
potessi vederle o percepirne la presenza, c’era una donna di una certa età. Ha
descritto in dettaglio cosa stavo facendo io, in modo molto specifico; si
trattava di una situazione e circostanze inusuali. Ha descritto l’altra persona
che era con lei e mi osservava, i suoi modi, i gesti, l’affetto, le parole
pacate, il tono. Il messaggio era una comunicazione di presenza costante e di
affetto continuo e duraturo. Alla fine della lettura del messaggio mi sono
trovato a singhiozzare e a sorridere al tempo stesso. Il mio pianto era di
serenità, di liberazione, di gioia nella (ri)scoperta di una presenza. Quello
che Lujanta aveva descritto in dettaglio non era infatti solo uno stato
d’animo, ma azioni precise e molto peculiari; una “notte dell’anima”, ma anche
sfoghi precisi di un momento di crisi; e la persona che aveva descritto come
presente insieme a lei era mia madre; mia madre com’era da viva, e come può apparire
nella dimensione dell’eternità, sempre presente, solo separata dalla nostra
realtà incarnata “da un velo”; il velo dell’eternità, dimensioni diverse ma non
separate, e non, come ora capivo, impenetrabili. Lujanta sapeva che io mi
definivo agnostico all’epoca. Non mi ha imposto nulla, ma ha proposto fatti e
pensieri; stava a me interpretarli e, eventualmente, decidere. I messaggi,
assolutamente personali, sono di natura che non esito a definire spirituale.
Indicazioni su come vivere serenamente e condurre a compimento il proprio
cammino vitale e spirituale (e, anche se a volte mi piacerebbe, per carità,
nulla a che vedere con vincite alla lotteria, nè tanto meno su “cosa fare o non
fare”; il rispetto del libero arbitrio delle persone incarnate è totale).
Nei giorni seguenti, e
nelle settimane a venire, sono arrivate molte altre comunicazioni da quella che
so ora essere la dimensione dell’eternità. Ne` comunicazioni vaghe ne’
“vaticini” improbabili. Piuttosto, parole ben precise, definite, particolari,
che solo mia madre aveva usato in vita, e avrebbe potuto usare; e che, per
inciso, nessuno avrebbe potuto conoscere, se non della mia famiglia. E poi, e
soprattutto, messaggi di cura, attenzione; ma sempre nel pieno rispetto del mio
libero arbitrio.
Lujanta è sensitiva. Come
spiega lei stessa, sempre con tatto e eleganza, ha avuto la fortuna (nella
“sfortuna”, ma di questo, se vorrà, ne parlerà lei stessa) di avere accesso a
strumenti che sono di ciascuno di noi, potenzialmente, almeno in forma
embrionale/potenziale.
Grazie ai suoi messaggi,
la vita ha un “sapore” e “colori” diversi. Tutto diventa relativo, d’altronde,
quando si ha consapevolezza che la vita è una e eterna, ed è quella dell’anima,
no?
S. B.
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