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lunedì 29 febbraio 2016

Di Silenzi e Dialoghi






Scrivo la notte perché amo la notte: quel tempo in cui il silenzio profondo pervade tutto e diventa dialogo intenso e veritiero. 





Immagine 

* Tratta da internet: Cinque Torri con Pleiadi Autore sconosciuto. Se sei l'autore dell'immagine pubblicata e desideri che venga aggiunto un credito o che l'immagine venga rimossa, ti invito a contattarmi.

Sitografia









martedì 23 febbraio 2016

Chi è Lujanta?




L'intento del Blog: un Viaggio fra Sacro Femminino e Cultura Celtica, ma non solo


Fin dai suoi esordi, il Blog di Lujanta ha inteso dedicarsi all'esplorazione di un'ampia gamma di argomenti, tutti accomunati dall'interesse per il Sacro Femminino e la Cultura Celtica. La passione per l'archeologia e l'antropologia si unisce all'esplorazione di antiche storie dolomitiche e di luoghi di potere arcaici. La ricerca, in un'area di matrice prevalentemente germanofona, conduce naturalmente ad approfondimenti con territori affini dal punto di vista culturale, e con località che, sebbene apparentemente distanti, condividono la stessa impronta originaria e tradizioni comuni, attingendo a un antico bacino culturale condiviso.

1. Pragser See—Lago di Braies, Pragser Tal-Valle di Braies (BZ) Il Lago di Lujanta in inverno con vista sul Sass dla Porta—la Croda del Becco 2810 m.

Provare ad analizzare ciò che Goethe definì l’Eterno Femminino implica, secondo la visione di questo blog, esplorare non solo la figura di un Sacro Femminile che affonda le sue radici nella notte dei tempi e che rappresenta l'elemento fondante dell’Antica Europa. Questo viaggio si sviluppa attraverso leggende e narrazioni, giunte fino a noi, pur rimaneggiate nel corso dei millenni. L'obiettivo è non solo quello di indagare le fonti storiche e i reperti archeologici, ma anche di esplorare l'aspetto folklorico, chiaramente riconducibile a un'origine comune a diversi territori.

Il folklore è spesso, ed erroneamente, considerato un “ambito minore”; si dimentica così che esso rappresenta una manifestazione fondamentale del patrimonio culturale di una società. Attraverso leggende, canti, tradizioni e usanze, il folklore trasmette nel tempo una vasta gamma di informazioni, tramandate oralmente di generazione in generazione. Questo processo protegge e preserva l'identità di un popolo, mantenendo vivo il suo senso di appartenenza.

Il termine folklore deriva da due parole anglosassoni: folk, che significa “popolo” e lore, che significa “saggezza” o “conoscenza”. Sebbene il termine, nella forma in cui lo conosciamo oggi, sia nato solo nella seconda metà dell'Ottocento, esso racchiude tutta la saggezza popolare contenuta nell'ampio bagaglio culturale fatto di miti, leggende, racconti, superstizioni, proverbi e canti. In altre parole, tutto quel retaggio che rappresenta un'eredità culturale. Un concetto simile si ritrova anche nel termine tedesco Volkskunde, di origine ancora più antica (fine Settecento), che descrive, al pari del termine britannico, lo studio delle tradizioni popolari.

A fianco dei parallelismi fra aree germanofone, sorgono anche studi e comparazioni con regioni confinanti, italiane e non, sempre nell’ottica di uno sguardo d’insieme che, pur partendo da questa zona, mira a tessere una trama di interconnessioni che evidenzi somiglianze e confronti.

I Celti, altro tema centrale del blog che ne definisce e delimita in parte il focus, si collegano non solo alla Cultura Celtica, ma anche a quella di altre popolazioni che condivisero con questo popolo lo stesso spazio e la stessa storia in questa Regione. I Celti diventano così un punto di delimitazione, ma anche un'apertura verso le interconnessioni tra comunità e gruppi che, pur nelle loro differenze, spesso condivisero Divinità, credenze e visioni del Mondo, creando un tessuto culturale ricco e complesso, in cui il Sacro si intrecciava con la vita quotidiana.

L'attenzione principale del blog è sicuramente rivolta ai Celti originari della Cultura di Hallstatt, a cui apparteneva anche l'area in cui vivo. Tuttavia, un altro scopo del blog è quello di approfondire lo studio di tutto ciò che precedette questa Cultura dell'Età dei Metalli. L'Europa arcaica, dal Paleolitico in poi, diventa così oggetto di analisi, rappresentando il substrato culturale che gli Indoeuropei trovarono al loro arrivo nel Continente. Questo sguardo indaga come i diversi background culturali si siano influenzati e, infine, fusi. Questi argomenti suscitano domande mentre passeggio tra musei e siti archeologici, o mentre analizzo leggende e usanze. In questo modo, lo sguardo di Lujanta diventa lo sguardo della lettrice o del lettore, che attraverso la mia osservazione e narrazione della Storia e delle Storie, diviene partecipe di un approccio multidisciplinare al Mondo: il Mondo di Lujanta.



2. Pragser See—Lago di Braies, Pragser Tal—Valle di Braies (BZ) 
Il Lago di Lujanta in autunno


Lujanta, Figlia della Profondità della Montagna


Si narra che un tempo esistesse una popolazione leggendaria, quella dei Fanes, che vide la nascita di due gemelle: Dolasilla e Lujanta. La prima, la più conosciuta, è la guerriera che difenderà il suo popolo fino alla morte. La gemella, Lujanta, invece, fin dalla nascita viene scambiata con le marmotte e trascorrerà la sua vita accolta dalle profondità della terra. Al di là della narrazione letteraria, qualcosa mi ha sempre condotto verso colei che non è conosciuta, verso colei il cui nome, in Ladino, significa luminosa, pur avendo vissuto tutta la sua esistenza nel grembo oscuro della montagna. Lujanta appare all'inizio e alla fine della storia, come due punti agli antipodi che delimitano lo spazio ideale per tracciare un cerchio: quello della vita.

La Lujanta di questo blog nasce, in questa esistenza, il 2 novembre 1968. Fin da bambina manifesta una predisposizione peculiare per la riflessione e l’introspezione, tratti che emergono già nei primi scritti composti sui banchi della scuola primaria. Proprio questa inclinazione mi porta presto a sviluppare un amore profondo: quello per la conoscenza e la cultura, intese come un patrimonio inestinguibile a cui possiamo attingere a piene mani ogni giorno. La cultura per me è l’espressione dell’Essere Umano che, attraverso la sua creazione, diventa il tramite del sé e del fremito interiore del mondo. Tra le arti, amo particolarmente la pittura, con una predilezione per quella medievale e rinascimentale. Mi tocca profondamente la pittura esoterica di Albrecht Dürer, così come i contrasti drammatici di rossi e neri nelle opere di Caravaggio mi suscitano un grande apprezzamento. Infine, le tonalità vivaci della pittura impressionista di Armand Guillaumin evocano in me un forte coinvolgimento emotivo.

Amo molto il teatro, a differenza del cinema. L'attore teatrale si rinnova in ogni pièce, ed è proprio attraverso questo continuo rinnovamento interiore che, salendo sul palco, riesce a comunicare profondamente con il pubblico. La musica, anch’essa, ha sempre avuto un ruolo fondamentale nella mia vita: dalla classica, con Bach in primis, alla musica celtica e folk.


                                3. Schloss—Castel Welsperg risalente al  1126

La lettura fa parte di me sin da bambina, quando il più bel regalo, allora come oggi, era ed è un libro. La scrittura è sempre stata la mia seconda passione. Un testo può essere letto e riletto, immortalando pensieri e parole che non solo rendono consapevole chi scrive, ma possono anche essere spunto di riflessione, offrire nuove visioni e creare quel dialogo che, in fondo, è fondamentale per aprire la mente e aprirsi agli altri.

Di contro, ciò che non ho mai amato è la grettezza, sia nei modi che nei dialoghi, l’ottusità dei concetti, i giudizi gratuiti, e tutto ciò che viene imposto, anche in modo sottile. Detesto chi non sa mettersi in discussione, chi crede di avere sempre ragione e manca dell'apertura mentale necessaria per sostenere un confronto autentico. Amo chi ha idee diverse dalle mie, perché mi offre l'opportunità di confrontarmi. Il confronto è una delle costanti della mia vita: con me stessa, con gli altri e con ciò che mi circonda. È uno dei fulcri dell’esistenza, senza il quale credo che la vita non possa esprimere appieno il suo valore.


                                                            4. Intorno a casa

Dicevo del confronto, prima di tutto con me stessa. Ci fu un momento in cui, in questo “Spazio Sacro” che è la Vita, emerse un nuovo aspetto di me stessa con cui dovetti confrontarmi, non senza difficoltà. Circa due decenni fa, mi ritrovai, da un giorno all’altro, in punto di morte. Fra lo stupore generale, invece, riaprii gli occhi e mi ripresi. Da quel momento iniziò quella che io, con ironia, definisco la mia “vita 2.0”. Oltre i cinque sensi comunemente usati, mi resi conto di aver sviluppato qualcosa di più. Riscoprii ciò che oggi viene definito sensitività, ma che io preferisco chiamare semplicemente una sensibilità più profonda.

Vorrei sfatare un mito: non ho mai considerato questa sensibilità un dono, perché, in mezzo a mille incertezze, ho una certezza: le facoltà psichiche appartengono a tutti e possono essere sviluppate. Siamo stati culturalmente distaccati dal percepire, una capacità peculiare dell'essere umano, che nei secoli è stata prima perseguitata e poi spesso ridicolizzata. Chi ha voluto mantenere la Donna e l'Uomo in una condizione frammentata rispetto al proprio Essere ci ha inculcato l'idea che esista solo ciò che è visibile, quando in realtà il visibile rappresenta solo una minuscola parte del Tutto. Fortunatamente, la fisica quantistica e alcuni ricercatori seri ci stanno documentando che siamo molto più completi di quanto siamo stati abituati a pensare.

Così iniziai a vedere oltre ciò che è comunemente visibile, a udire oltre ciò che è comunemente udibile, e a percepire eventi che non avrei potuto conoscere. Ho dovuto imparare a riconoscere, valutare, ascoltare e discernere, ma soprattutto a fare silenzio dentro di me. Ho imparato a mettere da parte le acquisizioni culturali e sociali della mente, per accogliere qualcosa che, latente in me, aveva trovato la via per manifestarsi. In seguito sono arrivati il Dharma, la Meditazione e il Reiki, che sono diventati fondamenti della mia vita, così come l'amore e il legame profondo con la Natura e i cicli legati ad essa e alla Terra. Questo legame mi porta, appena possibile, a camminare specialmente in montagna, dove il silenzio unico dei monti è la più alta forma di comunicazione che la Natura possa offrirci per entrare in contatto con noi stessi.

Attraverso il “sentire” ho dovuto imparare un rispetto più profondo: per ciò che percepisco, ma anche per chi ho davanti, per i suoi pensieri e sentimenti. Ho imparato ad affiancare ciò che c'è di più sacro nella vita, l'Esperienza, e a lasciare che ognuno faccia le proprie.

Se dovessi inscrivere un quadrato, simbolo della natura umana e della fase terrena e fisica di questa esistenza, all'interno della circolarità della Vita, intesa nel suo senso più ampio e non limitata a questa dimensione, identificherei quattro punti cardine. Questi rifermenti, che nel tempo sono diventati ricordo e consapevolezza, rappresentano i miei interessi principali: l'Antico Egitto, l'Eresia Catara, le Culture originarie politeiste dell'Antica Europa con particolare riguardo alle Tradizioni Celtiche di matrice celto—germanica, e infine il Tibet. A prima vista, queste coordinate possono sembrare distanti tra loro, ma lo sono solo per l'apparente divisione del Tempo.

Questo blog nasce così, non solo per portarvi attraverso le mie ricerche, ma anche per condurvi nei miei ricordi, in reminiscenze sopite e risvegliate, in contatti attraverso storie e narrazioni, che avranno l’intento di offrirvi spunti e di invogliarvi all’ascolto di voi stessi, all’osservazione, al riconoscervi nella giusta misura e nella vostra infinità immensità oltre le apparenze ed i cliché.

Nella sezione Testimonianze troverete due brani di coloro che erano per la sottoscritta dei perfetti sconosciuti, e che dopo la condivisione di miei “sguardi” su quello che io amo definire “infinito presente”, hanno scelto di omaggiarmi con loro scritti. Del primo troverete solo le iniziali per motivi di privacy, mentre il secondo, blogger e docente universitario, ha inserito l’articolo nel suo blog.

Grazie della lettura.

Lujanta 

          







Immagini 

* Tratte dall'archivio personale 


lunedì 22 febbraio 2016

Testimonianza S.B.




Lujanta è entrata nella mia vita con tatto, eleganza, simpatia e “in punta di piedi” il 16 dicembre del 2013. Ci siamo incontrati in un gruppo di discussione virtuale sul Catarismo, argomento di cui mi occupo per interesse personale (e, in parte, professionale) da diversi anni. Con gentilezza mi ha chiesto l’amicizia, con cortesia mi ha posto alcune domande, a cui sono stato lietissimo di rispondere, riconoscendo in lei genuina curiosità intellettuale e apertura mentale, soprattutto dato che sul Catarismo nel corso dei secoli sono state volutamente e programmaticamente sparse bugie e calunnie. Lujanta si è mostrata aperta, “in sintonía”, cortese, comunicativa, empatica.

Sulla mia bacheca di Facebook pubblico molte cose sui miei interessi di tutti i tipi, cose anche che non necessariamente condivido, ma di cui sono curioso; ma raramente pubblico cose personali. Lei non mi ha fatto particolari domande riguardo alla mia vita privata, né io riguardo alla sua; si è sviluppata simpatia reciproca, sintonia; so che entrambi abbiamo notato l’empatia e gli interessi spirituali (non “confessionali”) che emergevano dalle cose che pubblicavamo sulle nostre bacheche.

L’11 dicembre del 2014, sempre con tatto, eleganza, cura e signorilità di altri tempi, Lujanta mi ha cambiato la vita. Mi ha scritto parlandomi di un sogno che aveva avuto la notte precedente; in quel sogno c’ero io, come mi ha spiegato, e insieme a lei, che mi guardava, ma senza che io potessi vederle o percepirne la presenza, c’era una donna di una certa età. Ha descritto in dettaglio cosa stavo facendo io, in modo molto specifico; si trattava di una situazione e circostanze inusuali. Ha descritto l’altra persona che era con lei e mi osservava, i suoi modi, i gesti, l’affetto, le parole pacate, il tono. Il messaggio era una comunicazione di presenza costante e di affetto continuo e duraturo. Alla fine della lettura del messaggio mi sono trovato a singhiozzare e a sorridere al tempo stesso. Il mio pianto era di serenità, di liberazione, di gioia nella (ri)scoperta di una presenza. Quello che Lujanta aveva descritto in dettaglio non era infatti solo uno stato d’animo, ma azioni precise e molto peculiari; una “notte dell’anima”, ma anche sfoghi precisi di un momento di crisi; e la persona che aveva descritto come presente insieme a lei era mia madre; mia madre com’era da viva, e come può apparire nella dimensione dell’eternità, sempre presente, solo separata dalla nostra realtà incarnata “da un velo”; il velo dell’eternità, dimensioni diverse ma non separate, e non, come ora capivo, impenetrabili. Lujanta sapeva che io mi definivo agnostico all’epoca. Non mi ha imposto nulla, ma ha proposto fatti e pensieri; stava a me interpretarli e, eventualmente, decidere. I messaggi, assolutamente personali, sono di natura che non esito a definire spirituale. Indicazioni su come vivere serenamente e condurre a compimento il proprio cammino vitale e spirituale (e, anche se a volte mi piacerebbe, per carità, nulla a che vedere con vincite alla lotteria, né tanto meno su “cosa fare o non fare”; il rispetto del libero arbitrio delle persone incarnate è totale).

Nei giorni seguenti, e nelle settimane a venire, sono arrivate molte altre comunicazioni da quella che so ora essere la dimensione dell’eternità. Né comunicazioni vaghe né “vaticini” improbabili. Piuttosto, parole ben precise, definite, particolari, che solo mia madre aveva usato in vita, e avrebbe potuto usare; e che, per inciso, nessuno avrebbe potuto conoscere, se non della mia famiglia. E poi, e soprattutto, messaggi di cura, attenzione; ma sempre nel pieno rispetto del mio libero arbitrio.

Lujanta è sensitiva. Come spiega lei stessa, sempre con tatto e eleganza, ha avuto la fortuna (nella “sfortuna”, ma di questo, se vorrà, ne parlerà lei stessa) di avere accesso a strumenti che sono di ciascuno di noi, potenzialmente, almeno in forma embrionale/potenziale.

Grazie ai suoi messaggi, la vita ha un “sapore” e “colori” diversi. Tutto diventa relativo, d’altronde, quando si ha consapevolezza che la vita è una e eterna, ed è quella dell’anima, no?

S. B.




Immagine

*Abtei im Eichwald—Abbazia nel Querceto (1809-1810), 

Caspar David Friedrich (1774-1840)

Alte Nationalgalerie Berlino sbm.museum


Sitografia

* Cfr. Testimonianza Paolo Franceschetti

https://ilblogdilujanta.blogspot.com/2016/02/testimonianza-paolo-franceschetti.html



Testimonianza Paolo Franceschetti





Giovedì 24 Aprile 2014 – ore 21:42

Scienza, coscienza e incoscienza.


Alcuni lettori mi domandano: Come si fa ad essere sicuri dei segnali che provengono dall’Aldilà? Come fai ad essere sicuro che un determinato segnale non lo hai interpretato in modo soggettivo e magari significava tutt’altro? Il metodo è quello che si deve usare per qualsiasi cosa. Un certo buon senso, quando non un criterio addirittura scientifico. Rimanendo nell’attesa e senza giudizio, finché non si ha la certezza. Faccio un esempio con i messaggi dall’Aldilà che mi comunica la mia amica Lujanta costantemente, da qualche settimana, che riguardano Mariapaola e il suo stato di salute. Lujanta - che ho conosciuto all’ultima conferenza tenuta a Resana, e che quindi ho visto in totale, in vita mia, non più di una mezz’ora - da settimane mi comunica cose che vede e sente di me, e di Mariapaola. Noto con sorpresa e un certo divertimento che azzecca perfettamente cose che non poteva sapere, che riguardavano sia me, sia Mariapaola, sia altre persone. A un certo punto mi manda una comunicazione “problematica”. Almeno per me. Vede le metastasi di Mariapaola, e vede che sono localizzate a fegato, ossa e cervello. In effetti era così. Lei però vede una cosa in più. I polmoni. Non vede una vera e propria metastasi, ma vede che lì l’energia è compromessa. La cosa mi preoccupa, perché temo che possano partirle delle metastasi al polmone. Dopo qualche giorno, tra l’altro, Mariapaola comincia a respirare male ed affannosamente. Non posso che essere preoccupato. Ma la TAC nega che il polmone sia compromesso. A questo punto è lecita la domanda: è Lujanta che si è sbagliata, oppure dobbiamo pensare qualcos’altro? Mi faccio la domanda e rimango in attesa. Spero ovviamente che Lujanta si sia sbagliata, e anche se si fosse sbagliata sui polmoni va detto che comunque ha azzeccato tutto il resto, quindi non perderei la mia fiducia in lei. Mariapaola se ne andrà dopo qualche giorno, spegnendo il respiro. Era quello il problema al polmone che Lujanta vedeva. Ho quindi la conferma, purtroppo, che Lujanta è davvero brava e finora non ha sbagliato un colpo. Quando quindi mi comunica che Mariapaola dopo aver lasciato il corpo era la prima anima che le capitava, che nel momento del trapasso era felice della sua nuova condizione e quasi gongolava, le ho creduto. Perché? Primo: perché ho visto il sorriso sereno di Mariapaola. Secondo: perché so che Mariapaola è così. Lei era e faceva tutto il contrario di quello che era ragionevole aspettarsi, e dunque anche nell’Aldilà fa il contrario di quello che fanno le anime dei defunti normali. Quello che dice, insomma, fa parte del suo carattere. Mi sento sereno, perché sento che tutto il lavoro fatto dalle persone che hanno organizzato gruppi di meditazione e preghiera ha funzionato. Mariapaola se n’è andata serena, con i fratelli accanto come aveva chiesto, sorridendo come raramente accade, e addirittura nella sua nuova condizione non prova lo smarrimento che in genere provano le anime dei defunti. Sono felice per lei. Poi certo - mi domando - ma possibile che ora rimane felice e serena in modo duraturo? Non è nella sua natura - mi dico - e una parte della personalità dei vivi viene conservata anche dal defunto. Infatti Lujanta mi manda oggi un’altra comunicazione (pochi minuti fa). Mariapaola ha cambiato umore ed è un po’ meno tranquilla. Mi faccio una serie di domande. Ho scritto o fatto capire che Mariapaola era soggetta a sbalzi di umore spaventosi, in modo che Lujanta possa aver avuto questa intuizione leggendo questa cosa che ho scritto? No, non l’ho scritto; anzi, a leggere l’articolo che ho scritto su Mariapaola, pare che lei abbia mantenuto solo e sempre un atteggiamento negativo. La verità è invece che non potevo raccontare tutto per non essere noioso, quindi per esigenze “letterarie” nell’articolo “Cronaca di un tumore annunciato”, avevo evitato di dire che talvolta aveva anche dei picchi positivi; il problema è che tali picchi corrispondevano ad una minima parte della giornata o addirittura della settimana. Quindi non c’era bisogno di dirlo. Quindi Lujanta non può averlo tratto dal mio racconto. Lo sbalzo di umore era tipico di Mariapaola. Qui interviene la scienza. Ovvero sia la statistica. Quante possibilità c’erano che Lujanta potesse anticipare i problemi al polmone? Poche, pochissime. Quante possibilità c’erano che capisse molte cose del rapporto tra me e Mariapaola?






Immagine

Frau am Fenster — Donna alla finestra (1818-1822),   

Caspar David Friedrich (1774-1840)

Alte Nationalgalerie Berlino sbm.museum