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sabato 23 dicembre 2023

Il Rätisches Museum-Museo Retico di Chur-Coira (Kanton Graubünden-Cantone dei Grigioni, Svizzera)




Da tempo questo museo era fra quelli segnati come “da visitare” nell’ambito della ricerca preistorica e protostorica, fondamentalmente di attinenza alle Età del Bronzo e del Ferro, e in riferimento ai Popoli dei Reti e dei Celto-Reti, ed alle interazioni e condivisioni territoriali tra i Celti e le molteplici popolazioni alpine, per cui l’area divenne, ipso facto, un mosaico culturale. Già un paio di anni fa, sempre nell’ambito del ricercare materiale di studio, mi recai al Museo Retico di Sanzeno in Trentino ed ancor prima al Ferdinandeum Museum di Innsbruck. Questa visita doveva, per così dire, chiudere un cerchio a livello espositivo per permettermi di acquisire una documentazione fotografica e conoscitiva sui reperti da inserire nello studio sia sull’Età del Bronzo che sull’Età del Ferro e, di conseguenza, riguardo Celti e Reti. Chur-Coira, infatti, fu parte di quella Regione che i Romani denominarono Rezia (Raetia).

All’interno del Museo è esclusivamente al piano seminterrato dell’edificio (le cantine di un tempo) che troviamo esposti i reperti e le relative descrizioni di interesse. Questo articolo intende quindi introdurre il Museo, nella completezza della sua collezione.

Seguiranno altri quattro articoli di approfondimento, ciascuno dedicato ad un argomento: il primo che darà una descrizione più particolareggiata della sezione archeologica dell’esposizione e dei relativi ritrovamenti, offrendo evidenza principalmente ai reperti che rimandino alle materie archeologiche di pertinenza delle mie ricerche e di questo blog, il secondo sarà dedicato alle necropoli ed ai corredi del sud italofono del Cantone, il terzo alle stele funerarie con iscrizioni leponzie; infine sarà oggetto di ricerca una statua-stele che richiama reperti litici del Sudtirolo.

1. La facciata del Rätisches Museum, arrivando dalla salita che costeggia, sulla destra, la Chiesa di San Martino


1. Chur – Coira






2.3.4. Scorci di Coira, strani trampolieri

Capitale del Kanton Graubünden-Cantone dei Grigioni, si adagia sulle rive della Plessur a due soli chilometri dalla confluenza con il Reno. Risulta essere la più antica città della Svizzera, infatti la datazione dei primi reperti ritrovati è riferibile ad insediamenti abitativi databili all’11.000 a.C. 




5.6.7. Salendo verso il Rätisches Museum-Museo Retico


8.9. Antiche locande




10.11.12. Antiche facciate, segno di un tempo passato


13. Porta d'ingresso con fiore a sei petali detto anche "Fiore della Vita"


14. Vicoli del centro


Capoluogo del Cantone trilingue ove Tedesco, Romancio e Italiano (nelle valli del sud) sono lingue ufficialmente riconosciute, fino all’Alto Medioevo Chur-Coira era abitata da una popolazione autoctona di lingua romancia, una lingua retoromanza affine al Ladino Dolomitico ed al Friulano. Fino al 1464, quando a seguito di un disastroso incendio che devastò la città, un’onda germanofona giunse nell’area, nella fattispecie come manodopera per la ricostruzione, da nord e con essa giunse la lingua che tedeschizzò l’area, nella quale gli stessi lavoratori offrirono i loro servigi anche all’interno delle miniere che necessitavano di stranieri specializzati.

Il Cantone all’interno del quale si sviluppa la città è il più esteso di tutta l’area elvetica, occupando quasi un sesto dell’intero territorio, con le sue centocinquanta valli, delle quali le italofone sono la Val Poschiavo, la Val Bregaglia, la Val Mesolcina e la Val Calanca.


2. Il Museo e le sue esposizioni

Il Rätisches Museum-Museo Retico di Coira, nel Cantone Graubünden-Grigioni, offre una panoramica di reperti ed oggetti che datano dalla Preistoria all’inizio del XX secolo.

Fondato nel 1872, il museo, con la grande varietà delle sue esposizioni, può a buon titolo essere annoverato tra i musei storici di maggiore importanza tra quelli presenti nei capoluoghi cantonali della Confederazione Elvetica, nonostante disponga di uno spazio espositivo molto limitato relativamente al patrimonio di reperti ancora custoditi, in archivi e depositi del museo stesso. L’idea di un Museo del territorio nacque ad opera dello statista e giurista Peter Conradin de Planta (1815-1902) che, preoccupato di veder disperso il patrimonio grigionese, decise di costituire una fondazione a servizio pubblico, la Historisch-Antiquarische Gesellschaft Graubünden-Società Storico-Archeologica dei Grigioni (HAGG), che divenne la più antica associazione delle Regione. Nel 2014 la Fondazione si portò al passo coi tempi (prima solo con una variazione del nome risalente al 1994), adottando un logo e cambiando il proprio nome nel più moderno di Historische Gesellschaft Graubünden-Società Storica dei Grigioni-Societad Istorica dal Grischun.

Il Museo pubblica un annuario facente parte di una propria collana.




15.16.17. La chiesa, oggi Protestante, di San Martino, che sorge nella omonima piazza. Nella prima foto la facciata che si incontra salendo dal centro della Città Vecchia, nell'ultima invece il retro così come appare di fronte all'entrata del Rätisches Museum-Museo Retico


L’esposizione ha sede in un antico palazzo barocco sito nella parte superiore della Altstadt–Città Antica, dietro ad una chiesa (oggi protestante) dedicata a San Martino, che fu costruita su una precedente struttura carolingia. La Casa Buol, questo il suo nome, fu la residenza  per l’appunto  dei Von Buol, una delle famiglie aristocratiche grigionesi che, per secoli, manifestò la sua influenza sulla Città e sulla Regione. Di loro si sa che furono originari di Davos, dove vennero menzionati per la prima volta nel 1340 (Ulrich von Bulen), ma oltre a questo e fino al 1470 circa la loro genealogia — forse rintracciabile come Walser — non è chiara. La famiglia si espanse, oltre che nel Graubünden–Grigioni, anche nel Margraviato del Baden (attuale Germania) ed in Austria, rivestendo cariche di prestigio ed intessendo poi nei secoli matrimoni con altre casate di area germanofona. Di fronte alla facciata laterale destra dell’edificio si trova la lunga scalinata che conduce alla parte più alta della città, dove si apre la Hofplatz, la piazza triangolare che fu area di una fortificazione romana e su cui sorge St. Mariä Himmelfarth–Cattedrale dell’Assunta, la cui costruzione data al 1150-1272, ma fu rimaneggiata nei secoli XVIII e XIX.



18.19. Il cartello che introduce la lunga scala che porta alla parte più alta della Città dove si apre la triangolare Hofplatz


20.21.22. St. Mariä Himmelfarth–Cattedrale dell’Assunta veduta d'insieme e particolare dell'entrata e del portone






23.24.25. Scorci e particolari della Hofplatz e della fontana dedicata alla Vergine


Il Museo si suddivide sui quattro piani dell’edificio. Il seminterrato, un tempo utilizzato come cantina, presenta delle suggestive ed evocative “volte a botte”, mentre il piano terra segna l’accesso con un imponente e poderoso portone. Laddove il primo ed il secondo piano corrispondono a quelli che furono i piani signorili dell’edificio, il terzo piano corrispondeva, invece, alle stanze occupate dalla servitù, mentre, più in alto, il sottotetto è il palcoscenico ideale da cui si gode di una vista straordinaria sui tetti della città. Il piano interrato è dedicato ai reperti ed ai ritrovamenti in ambito archeologico: non vi sono tantissimi oggetti ma alcuni hanno colpito il mio sguardo ed il mio interesse, con particolare riferimento a reperti funerari di ambito celtico e celto-retico ma anche e soprattutto reperti dell’Età del Bronzo prima ancora che dell’Età del Ferro. Il resto della struttura ospita beni che esprimono la cultura del Cantone arrivando sino all’inizio del XX secolo. 


3. Il primo piano “Potere e politica”

Il primo piano della casa, il più sfarzoso, ha per argomento l’ambito del “Potere e Politica” con vari riferimenti legati a personaggi politico-storici della zona, al diritto, alle istituzioni. Numerosi i dipinti di personaggi illustri.


4. Il secondo piano “Lavoro e Pane”

Il secondo piano della casa sviluppa invece i temi del “Lavoro e Pane” attraverso stanze che li trattano singolarmente: agricoltura, artigianato e industria, traffico, turismo, emigrazione ed immigrazione, offrendo così una panoramica delle attività lavorative, così come dei flussi migratori, dell’artigianato e del turismo fra le principali fonti economiche odierne. È stato interessante scoprire come il territorio, che oggi noi conosciamo come Svizzera, sia passato da un’economia agricola di montagna — di cui viveva la maggior parte della popolazione sino al XIX secolo — ad una fondata sul settore terziario, saltando nell’evoluzione economica tutta una fase industriale fondata su grandi fabbriche, attraverso la quale la maggior parte dei territori transita. L’ industria si concentrò a Chur-Coira, pur restando relegata ancor oggi ad un ruolo modesto all’interno dell’economia locale. Sino al XIX secolo, oltre all’agricoltura montana, in alcune valli il traffico lungo i passi costituiva un ulteriore elemento di sussistenza, mentre in altre valli il ruolo fu ricoperto dall’industria mineraria. Ad eccezione di Chur-Coira, l’artigianato era solitamente legato alle occupazioni di tipo agricolo. L’artigianato tradizionale si basava sulle risorse locali come il legno, la pietra e i minerali. Già durante l’Età del Bronzo sono documentate miniere preistoriche e ad esse connesse la lavorazione del metallo estratto.


5. Il terzo piano: “Credenze e tradizioni”

L’ultimo piano, il terzo, offre un ampio panorama di oggetti legati alla tradizione ed alle usanze locali oltre che alle credenze prettamente di stampo cristiano-cattolico. Niente di particolarmente utile per le mie ricerche, fino a che mi sono avvicinata ad una teca che conteneva una foto di una sorta di bambola, che però si comprendeva sin dal primo acchito non essere un giocattolo e che si è rivelata essere una vera e propria sorpresa. L’originale era a Zurigo per una mostra dedicata alle leggende (che peraltro finiva proprio il giorno del mio arrivo a Chur-Coira!). Sto parlando di un Demone molto conosciuto sia nel mito che fra i valligiani, la Sennentuntchi, di cui questo feticcio rappresenta, appunto, l’unico ritrovamento fisico di questo Spirito che compare in decine di leggende legate a quest’area.

Se in questo articolo ho fatto una doverosa introduzione al Museo ed alla città su cui sorge, nel prossimo parlerò nello specifico di archeologia, una delle materie di pertinenza di questo blog, e quindi di ritrovamenti e siti: solo in un futuro scritto affronterò la figura della Sennentuntchi ovvero del Demone dai numerosi altri nomi con cui è conosciuto questo Spirito delle montagne. In merito sto infatti cercando fonti atte ad ampliare la conoscenza di questa Entità, oltre alla monografia redatta in concomitanza con la mostra del 2015 che lo stesso Museo le ha dedicato e di cui ho potuto fortunatamente acquistare l’ultima copia disponibile.

26. La vista di cui si gode, sui tetti della città, dall'ultimo piano del Museo





Immagini

*Tratte dall’ archivio personale laddove con firma filigrana


Bibliografia

*Erb Hans, Das Rätische Museum, ein Spiegel von Bündens Kultur und Geschichte, Stiftung Rätisches Museum 1979


Fonti locali

*Rätisches Museum–Museo Retico Chur-Coira


Sitografia

*Das Historische Lexikon der Schweiz HLS

https://hls-dhs-dss.ch/de/


*Historische Gesellschaft Graubünden-Società Storica dei Grigioni-Societad Istorica dal Grischun

https://www.historia-gr.ch

*Kleine Urgeschichte Graubündens

https://docplayer.org/

*”Funde und Befunde” : la nuova esposizione permanente del Museo retico dedicata all'archeologia grigionese

https://www.e-periodica.ch/cntmng?pid=bat-001%3A2014%3A26%3A%3A54


Altre Fonti

*AS Archäologie Schweiz

50 Jahre Archäologischer Dienst Graubünden 40.2017.2





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