Wielenberg—Montevila è un piccolo abitato di sole 50 persone, la frazione
più antica del Comune di Percha—Perca, situata lungo la statale che da Bruneck—Brunico
attraversa la Pustertal—Val
Pusteria. Addossato ai pendii boscosi
che fronteggiano Kronplatz—Plan de Corones, questo
antico borgo è uno dei luoghi più
interessanti di tutta l’Alta Valle. La sua
storia testimoniata da ritrovamenti
archeologici, racconta di un luogo sacro da
almeno 5000 anni e di una Pietra
dei Solstizi,
custodita da abeti, guardiani amorevoli
lungo un
ripido sentiero
nascosto tra gli alberi.
1. L’abitato di Wielenberg—Montevila Fraz. di Percha—Perca (BZ)
La Famiglia
Huber,
proprietaria
del
Maso delle Erbe
detiene anche il territorio su cui sorge la Pietra
dei Solstizi.
Circa dieci anni fa, poco sotto un leggero strato di terra, furono
rinvenuti reperti straordinari: fibbie, pezzi di ceramica, monete,
oggetti rituali, risalenti a un arco
temporale che va dal Neolitico
all’epoca Romana. Tra questi spicca un coltello rituale, utilizzato
per scacciare le entità negative: veniva conficcato
nelle culle per protezione o lanciato in
aria per allontanare i temporali. Perfettamente conservato, presenta
un manico ricurvo; nove mezzelune e nove
crocette gli conferiscono peculiarità magiche.

2. Coltello rituale preistorico contro spiriti maligni
Il
toponimo Wielen ha due possibili origini. Una lo collega
all’antica radice indogermanica, con il significato di
periodo di tempo. L’altra, considerata la più accreditata,
lo lega a Wilbeth, una Dea Celtica Lunare,
rappresentazione del percorso della Vita. Con l’avvento del
Cristianesimo, su questo Culto, si stratificò quello di Santa
Caterina. Le due Figure condividono la stessa simbologia
potente: la ruota. Wilbeth, infatti, era venerata come Signora
della Ruota del Tempo, a sugellare l’idea che Wielenberg
è il luogo in cui viene misurato lo scorrere del tempo. Il Culto
Matriarcale della zona riporta ad un’antichissima Triade Femminile:
Wilbeth, Ambeth e Borbeth. La sillaba finale, Beth, comune
ai tre nomi significa terra. Da questa radice deriva la parola
tedesca Bett (letto), in ricordo di quando si dormiva a
contatto con il suolo.
3. Vista su Kronplatz—Plan de Corones
Ma
chi sono queste tre Dee? Rappresentano una Triade Divina,
di origine Celtica o Preceltica, legata ai tre
grandi principi cosmici: Luna, Terra e Sole. Venerate come Divinità Madri nella Terra del Norico, Regione che comprendeva anche l'odierna Pustertal—Val Pusteria italiana e austriaca, sono Eterne:
non nascono e non muoiono, incarnando un Culto dei Cicli che
ritornano. Il loro dominio si estende su tutto ciò che segue un ritmo, a partire proprio da ciò che riguarda la Natura — la crescita,
il raccolto, il riposo dei campi — ma anche la Nascita, la
Morte e la Rinascita, che si susseguono in eterno.
Esprimono la ciclicità delle Dea Primigenia attraverso le sue tre
manifestazioni: Fanciulla, Madre e Anziana, sebbene tra loro
non vi siano apparenti differenze di età, perché sono tutte e Tre,
Sempre, in Ogni Tempo. Sono custodi delle fasi della
Vita, dell’Agricoltura e del Destino, in quest'ultima veste possono essere accostate ad Tessitrici del Fato: le Norne Germaniche, le Parche
Romane o le Moire Greche.
Le
ragioni per le quali ci si rivolgeva a loro erano le più diverse: dalla
protezione per i campi e delle colture, alla richiesta di fertilità
negli esseri umani, fino alle questioni legate a nascita, malattia e
morte. Le Tre Bethen, rientrano a pieno titolo tra le Saligen
(Salighe in italiano), Donne Guaritrici come suggerisce
il termine stesso. Salig, infatti, era l’antica
parola celtica per guarigione.

Dal
loro nome deriva il verbo tedesco beten (pregare), segno di
quanto fosse centrale l’adorazione delle Tre Dee. Con
forte probabilità, il significato originario del verbo rispecchiava
proprio l’atto di invocarle e chiamarle. Anche il termine Butter
(burro) affonda le sue radici in una variazione di Beth,
poiché, la mungitura sia nelle fiabe che nelle leggende è
tradizionalmente svolta dalle donne.

6. L’insegna su
legno lungo la strada che arriva davanti al Kräuterhof—Maso delle
Erbe di Wielenberg—Montevila
Fu
Joseph della famiglia Huber a fare la scoperta, molti anni fa, nel
cuore del bosco, a soli dieci minuti dal Maso delle Erbe, dove
ancora oggi vengono venduti prodotti naturali. Si tratta di
un masso di granito alto circa un metro, con cinque fori sulla parte
superiore, profondi tra i 10,5 ed i 14 cm, con un diametro di 3 cm.
Se in questi fori si inseriscono delle asticelle di legno, le
intersezioni delle ombre che si formano indicano quattro momenti
chiave dell’anno: i due Solstizi, il periodo della semina
(15 aprile) e il tempo del raccolto (29 agosto). Il masso ha
la singolare forma di un cranio con il volto rivolto ad ovest. Questo
oggetto di Culto, veniva impiegato in pratiche stregoniche come
chiaramente riportato nel cartello informativo che lo affianca.
Questa pietra calendariale, risalente a 5000 anni fa, è adagiata in
un territorio che accoglie numerosi strati di insediamenti
preistorici, alcuni dei quali risalenti almeno al Tardo Neolitico.

7.
Pietra Calendariale dei Solstizi
Il
Culto delle Tre Bethen, come vengono denominate in
letteratura, era così radicato e diffuso al punto di sopravvivere
fino al Medioevo. Le loro tracce emergono in un’ampia zona
germanofona, al di fuori della quale sono pressoché sconosciute.
Questa vasta area comprende l’attuale Sudtirolo, l’Alsazia
orientale con Strasburgo (F), e diverse regioni della Germania, tra
cui la Baviera, il Baden—Württemberg, la Westfalia e la
Renania—Palatinato. Qui, la cattedrale di Worms, nella città più
antica della Germania, rimane uno degli esempi più significativi
della loro antica venerazione.
Luogo
di grandi epopee, tra cui quella del leggendario Popolo dei
Nibelungi, Worms affonda le sue radici in epoca celtica. Il
suo nome originario fu Borbetomagus, con il significato di
Campo di Borbeth. Nel corso del tempo, a causa
dell’influenza dei dialetti ed alla latinizzazione del toponimo
divenne poi Warmazfeld, Warmazia, Wormazia ed infine
Worms. Anche il Santuario di Maria Taferl in Bassa Austria,
sembra fosse dedicato al Culto delle Tre Bethen, così
come lo erano i Santuari legati alla Madonna della Neve.
Torniamo per un attimo a Worms, la Città dei Serpenti
e dei Draghi, dove il costruttore della celebre Cattedrale, il
Vescovo Burcardo, documentò la straordinaria diffusione del Culto
delle Drei Bethen—Tre Bethen. Nell’XI secolo, tale
Culto era così radicato da essere condannato come peccaminoso
poco prima della sua morte, attraverso il Decretum Collectarium
del 1025. Oggi, nella Cattedrale, all’interno della cappella di San
Nicolò, si trova una pietra scolpita in bassorilievo raffigurante le
Tre Ragazze. In origine, questa pietra era collocata nel
Bergkloster, il monastero di montagna situato fuori dalle mura
della città, non lontano dalla Cattedrale. Da quel momento, le Tre
Dee vennero rinominate, e il loro Culto fu assorbito dalla Chiesa
Cristiana, trasformandosi in quello delle Tre Sante Vergini:
Caterina d’Alessandria, Barbara di Nicomedia e Margherita di
Antiochia, destinate a diventare tra le Sante più venerate del Tardo
Medioevo. In alcuni casi, i loro nomi furono sostituiti da quelli
delle virtù teologali: Fides, Spes, Caritas (Fede,
Speranza e Amore). La loro devozione fu spesso inglobata nel Culto della Vergine Maria o di San Pietro, e la loro Triade
ricondotta alla venerazione di Anna, Elisabetta e Maria. Nel XV
secolo, quando furono associate al gruppo delle Vergini martiri che
seguirono Sant’Orsola a Colonia, al tempo delle invasioni degli
Unni e dei Goti, subirono un ulteriore cambiamento di nome.
Furono
quindi Dee legate al potere delle fonti e dell’acqua, come a quello
delle pietre, degli alberi, e forse anche delle grotte e delle
miniere, come quelle antiche di sale di Hallstatt, in Alta Austria.


In
Provincia di Bolzano tre sono i luoghi ancora palesemente legati alla
loro memoria. Il primo si trova nella frazione di Klerant—Cleran
nei pressi di Brixen—Bressanone nella chiesa di San Nicolò. Il
secondo è a Meransen—Maranza, frazione di Mühlbach—Rio Pusteria
dove sorge la chiesa parrocchiale di San Giacomo, costruita nel 1775
e oggi il sito più noto fra i tre. Infine, Wielenberg—Montevila
custodisce la testimonianza più antica, tra le numerose cappelle e
chiese in cui il loro culto è attestato (pare se ne contino
ventuno). Risalente al 1127, questo luogo possiede, caso unico nel
suo genere, un masso solstiziale, un vero calendario preistorico,
situato non lontano dalla piccola chiesetta intitolata a San
Colombano e San Giovanni Battista, senza dubbio collegata allo stesso
Culto. All’interno della chiesa, le Tre Vergini sono
raffigurate con le loro spade sul gonfalone della
frazione.

12. Chiesetta di
Wielenberg—Montevila dedicata ai Santi Colombano e Giovanni
Battista (Kolumban und Johannes der
Täufer)

La
loro devozione, sebbene trasformata nel tempo, si è conservata nella Cultura Contadina Germanica. Entrarono infatti a far parte di
un’élite di Santi, noti come Santi Ausiliatori. In numero di
quattordici, erano particolarmente venerati nelle regioni della
Baviera, del Tirolo del Sud e del Nord e del Welschtirol (l’attuale
Trentino). Era a questo cospicuo numero di Santi che la
popolazione si rivolgeva per le più svariate necessità: erano
perlopiù martiri del III e IV secolo, invocati nei momenti di
difficoltà.
Rappresentati
in circolo o in fila, il gruppo era composto da:
Santa
Caterina d’Alessandria,
Santa
Barbara di Nicomedia,
Santa
Margherita d’Antiochia,
San
Biagio di Sebaste,
San
Dionigi di Parigi,
San
Ciriaco da Roma,
Sant’Erasmo
di Antiochia,
Sant’Eustachio
da Roma,
San
Giorgio di Cappadocia,
Sant’Acacio
di Bisanzio,
San
Pantaleone di Nicomedia,
Sant’Egidio
abate di Gilles,
San
Vito di Mazara,
San
Cristoforo di Canaan.
Nel
1969, con la riforma dei Santi, Papa Paolo VI ne soppresse il Culto,
poiché la loro identità non era confermata.

14.15.16. Reperti ritrovati nei pressi del Maso delle Erbe
Le
Tre Bethen erano associate a tre colori simbolici: il nero, che
rappresenta l’assenza di fertilità manifesta, la fase calante,
profonda e buia; il rosso, emblema della fertilità e della maturità;
e il bianco, colore della fanciullezza, della primavera, dell’inizio.
Questa tripartizione cromatica risale all’Alto Medioevo, ma non è
chiaro se sia frutto dell’interpretazione degli artisti dell’epoca
o se affondi le sue radici in tradizioni precristiane.
Torniamo
ora a queste Tre Dee e alle varianti dei loro nomi, la cui origine
rimane comunque avvolta nel mistero. La Triade si manifesta con le
stesse caratteristiche, ma sotto appellativi differenti. L’unico
nome di cui sembra possibile rintracciare un’etimologia è Borbeth,
nota nella variante Gwere a Meransen—Maranza. Gwere potrebbe
derivare da un’antichissima parola del lessico religioso delle
popolazioni baltiche, slave e indoiraniche, con il significato di
cantare inni di lode.


Il
loro Culto era certamente praticato dalle Donne Sciamane
dell’Età del Bronzo e, nell’Alto Tedesco Antico, circa 1200 anni
fa, queste figure venivano chiamate Hagzissa, termine derivato
da Hag ("recinto" o "cespuglio") e Zissa
("amazzone"). Erano considerate le Streghe del tempo,
ricoprendo un ruolo di prestigio come medium tra il nostro Mondo e
quello degli Antenati, delle Entità e delle Divinità. Con
l’affermarsi del Cattolicesimo patriarcale, crebbe l’ostilità prima verso il Culto delle Dee Progenitrici, e poi verso il Potere Femminile. Così, la figura della Hagzissa venne
reinterpretata in chiave negativa. Nel Seicento, all’apice della
persecuzione dell'Inquisizione, i roghi cancellarono la vita di
innumerevoli Donne di Conoscenza, portando via con loro anche un Sapere Millenario legato all’uso delle piante e delle erbe
medicinali.
Analizziamo
ora
le
caratteristiche
di
ognuna
delle
Tre
Bethen.
Wilbeth
Wilbeth
è nota anche con diverse varianti del nome: Willebede, Vilbeth,
Wilbede, Fürbeth, Firpet, Cubet e Kubet. È la Dea della
Luna, associata al colore nero, e il suo Culto venne
successivamente collegato a quello di Santa Caterina. Il suo simbolo
è la Ruota, con la quale tesse i fili del Destino e
della Vita.
Luoghi a Lei dedicati in Austria: Maria Schutz
(Bassa Austria), Villach (Carinzia), Vilalp (Tirolo), Wildalm (Alta
Austria), Wildon (Stiria).
Borbeth
Le
varianti del nome Borbeth
includono: Warbet(h), Gwerbeth, Worbeth,
Warbede, Borbede e Wolbeth. È
la Dea del Sole, connessa al colore rosso, simbolo di Vita e Morte. In seguito venne associata a Santa Barbara e il suo simbolo è
la Torre. Parte del suo nome deriva da Borm, nome di
una Tribù Celtica, ma è riconducibile anche al termine celtico bor-co, che significa "radiante" e "incandescente",
legato al concetto di altezza. Borbeth è dunque "Colei che dall’alto
irradia luce e calore". Alla sua figura è associata Perchta,
un’altra Divinità Germanica e Dolomitica, una Dea
luminosa e splendente. Il suo nome deriva dall’Antico Tedesco
Perahta, che significa "brillante" e "lucido".
Vi
sono inoltre affinità con il termine dell’Inglese Antico beorht,
derivante dal Protogermanico berthaz, affine all’Antico
Sassone berht e all’Antico Alto Germanico beraht,
tutti con il significato di "luminoso". Inoltre, tutti i
nomi che terminano in -brecht o -bert sono
riconducibili a questa Dea. Anche alcuni toponimi legati
all’Oriente non si riferiscono solo ad Ostara, ma
anche a Borbeth.
Luoghi
legati a
Borbeth:
Hochosterwitz, Holzöster (Alta Austria). In Germania si
ritrovano tracce del suo culto a Württemberg, Bettendorf e Bitburg.
17.18.19.20. Interno
del Maso
Ambeth
Nota
anche con le varianti di nome: Einbet(h), Ainbeth, Ainpeta, Einbede,
Ambet, Ambede, Embede e Aubet. Ambeth è la prima Dea della
Terra, la Madre e Progenitrice. Il suo colore è il
bianco, simbolo della creazione e del ciclo eterno di Vita, Morte
e Rinascita. È spesso raffigurata con un Verme, simbolo che
riconduce al Serpente o al Drago, figure archetipiche di
trasformazione e rigenerazione.
Sebbene
nelle rappresentazioni visive le Tre Dee appaiano senza
distinzioni d’età, alcune descrizioni raccontano che, alla nascita
di Wilbeth, Ambeth avesse 13 anni e Borbeth 8.
Questo dettaglio sembra richiamare la sequenza di Fibonacci, presente
in molte forme della natura, dagli alberi ai fiori. Forse, questa
connessione vuole suggerire una lettura più ampia e universale del Culto delle Dee, che abbraccia anche principi matematici e cosmici.
Ambeth
è strettamente legata alla Dea Irlandese Anu e, con l’avvento
del Cristianesimo, venne identificata con Santa Margherita. Da lei
derivano numerosi nomi femminili, tra cui Anna, Annette, Antje,
Annika e Amelie.
Nel
Cristianesimo, la venerazione di Sant’Anna assunse una funzione
protettiva sia per le partorienti sia per i minatori, con un forte
legame al simbolismo originario di Ambeth: il grembo materno e
la profondità della Terra.
Luoghi a Lei dedicati: Annaberg
(Leibnitz, nel sud della Stiria), Amberg (Alta Austria) e Ambach,
vicino a St. Pölten (Bassa Austria, nei pressi di Vienna).

21.
Hexengarten,
il Giardino recintato della Hagzissa
Il Culto delle Tre Bethen, seppur riletto in chiave cristiana, è
rimasto vivo nei secoli e trova ancora spazio in una preghiera
serale. Questa formula sacra ripropone l’iconografia delle Tre
Donne Sante, senza alterare, nonostante il passare dei millenni,
l’essenza profonda di ciò che viene invocato:
"Sankt
Barbara mit dem Turm, Sankt Margaretha mit dem Wurm, Sankt Kathrein
mit dem Radl, sein die drei heiligen Madln."
"Santa
Barbara con la Torre, Santa Margherita con il Verme (Drago), Santa
Caterina con la Ruota, siate le Tre Ragazze Sante."
I
nomi cambiano, ma i simboli restano gli stessi, così come le loro
qualità. Le Tre Bethen
non hanno un passato, perché non nascono e non muoiono. Il loro Ciclo è Eterno, e il Mondo continuerà a raccontare la loro storia.
Immagini
*
Tratte dall’archivio personale laddove con firma filigrana
* Tratte da internet:
4. Wiesenthal 25.2.2008, Leutstetten Bayern, Kirke St. Alto, Wikipedia.org
5. Artedea.net
8. Scultura in pietra: Warbede, Embede e Wilbede, 1430 circa, originariamente nell'ex monastero di Bergkloster, oggi nella cappella
di San Nicola nel Duomo di Worms, Heiligelexicon.de