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mercoledì 14 dicembre 2016

Krampus e Perchten, gli Oscuri Spiriti di Dicembre

                                           
                           

               




Al calare della notte del 5 dicembre, nelle Vallate della Provincia di Bolzano, nella zona friulana delle Alpi Carniche, in Austria e in Germania, il suono inconfondibile dei campanacci ci ricorda che è la giornata dei Krampus. I Krampus sono terrificanti Spiriti leggendari, di origine Celtica o Preceltica, vestiti con pelli animali e maschere di legno di larice o cirmolo, appositamente intagliate per l’evento. La parola Krampus deriva dall’Antico Alto Tedesco "Kralle", che significa artiglio. Il loro arrivo è preceduto dal frastuono infernale delle campane delle mucche al pascolo. Rappresentano la Natura della Vita nel suo aspetto più selvaggio e ripugnante: un rituale di passaggio dall’Oscurità a una nuova Luce, dall’Inverno alla Primavera, dalla fase calante a quella crescente, nell’attesa del Solstizio d’Inverno.






Accanto a questi Spiriti maschili, armati di fruste e rami con cui percuotere chiunque incroci il loro cammino, vi sono anche quelli femminili: le Perchten. Il termine deriva chiaramente da Percht o Perchta, una Dea Celto—Germanica dell’Inverno il cui nome richiama quello di un’altra Divinità dello stesso Pantheon: Borbet, Dea del Sole, venerata nelle Regioni del Sudtirolo, dell’Austria, della Germania e dell’Alsazia, in Francia. Questi Spiriti rappresentano l’eco di Tradizioni antichissime che, pur perdendosi nella notte dei tempi, restano straordinariamente attuali, con valenze simboliche che appartengono alle profondità interiori di ognuno.




Oggi, la figura del Krampus e delle Perchten si accompagna a San Nicolò, che porta dolci ai bambini arrivando il 6 dicembre, in una rivisitazione di Tradizioni precristiane impossibili da estirpare. In particolar modo nelle vallate più isolate, il Cattolicesimo si è limitato a fondersi con queste usanze, dando vita a una sintesi che oggi si interpreta come una lotta simbolica tra Buio e Luce, associati a Male e Bene, nell’attesa del Solstizio d’Inverno. Tuttavia, la Cultura originaria a cui questi Esseri Archetipici appartengono non contempla questa dualità: il Buio rappresenta semplicemente un momento, un passaggio imprescindibile affinché si realizzi la trasformazione del Ciclo Vitale.

Nel grande Cerchio della Vita, infatti, solo ciò che può morire può lasciare spazio al rinnovamento. È proprio nel momento in cui le Tenebre celebrano il loro trionfo che la Luce inizia a riprendere lentamente il sopravvento, con giornate che si allungano gradualmente. Ancora oggi, i cortei rappresentano molto più di una semplice mascherata: viene accolto come un rito iniziatico, caratterizzato dagli elementi di un viaggio ultraterreno.

I campanacci, che creano un frastuono assordante, si ricollegano alla magia simpatica: secondo la simbologia rituale, il rumore avrebbe il potere di risvegliare la Natura, assopita nel sonno che unisce l’Autunno e l’Inverno.





Nel Buio del tardo pomeriggio, quando generalmente avvengono le sfilate dei Krampus, queste figure sono accompagnate da Fuochi che, insieme al frastuono, richiamano la terra a una nuova manifestazione di Vita e al calore del Sole, che presto rinascerà. Nei Krampus e nelle Perchten si ritrova la disgregazione necessaria alla Rinascita: ciò che percepiamo come tomba porta in sé anche il significato di utero, dove la Vita si annida e cresce, fino a dare una nuova espressione di sé.

Le Fiamme che si muovono intorno a queste creature, deboli e tremolanti nelle Tenebre, ci richiamano alla forza trasformativa dell'Oscurità, da cui possiamo attingere nuove energie di rinnovamento. La sfilata più antica di tutta la Provincia di Bolzano si tiene nell’Hochpustertal, ovvero l’Alta Val Pusteria, a Toblach—Dobbiaco.






La Madre Primigenia, nel suo aspetto più terrificante, ci ricorda di essere Signora tanto della Nascita quanto della Morte, simbolo dell’Eterno Flusso che tutto rigenera.










Immagini

* Tratta dall'archivio personale laddove con firma filigrana:

1. Krampus Toblach—Dobbiaco 2011

* Tratte da internet:

3. 4. Krampus e Perchten Bruneck—Brunico 2016 stol.it

5. 12. Perchten Austria

7.9.10. Krampus Austria

8. Krampus Bruneck—Brunico 2016 vivo.holiday

11. Krampus Austria 2016 vivo.holiday

Dove non esplicitamente evidenziato crediti su richiesta. Se sei l'autore di una delle immagini pubblicate e desideri che venga aggiunto un credito o che l'immagine venga rimossa, ti prego di contattarmi.

Bibliografia

* Fattore Roberto, Feste Pagane, Macro Edizioni 2004

* Monaghan Patricia, Figure di donna nei miti e nelle leggende, Red Edizioni 2004

* Vernant J.P. , Figure, idoli, maschere, il racconto mitico, da simbolo religioso a immagine artistica, Il Saggiatore 2001

* Savi Lopez Maria, Leggende delle Alpi, Editrice il Punto — Piemonte in Bancarella 2014

Sitografia

* Cfr. Wielenberg, nel nome di Wielbeth, la Dea Lunare: una delle Bethen, la Triade Celtica delle Dolomiti Pusteresi (Percha—Perca, BZ)

https://ilblogdilujanta.blogspot.com/2016/11/wielenberg-nel-nome-di-wielbeth-la-dea.html



mercoledì 16 novembre 2016

Wielenberg, nel nome di Wielbeth, la Dea Lunare: una delle Bethen, la Triade di Dee Celtiche delle Dolomiti Pusteresi (Percha — Perca, BZ)






Wielenberg—Montevila è un piccolo abitato di sole 50 persone, la frazione più antica del Comune di Percha—Perca, situata lungo la statale che da Bruneck—Brunico attraversa la Pustertal—Val Pusteria. Addossato ai pendii boscosi che fronteggiano Kronplatz—Plan de Corones, questo antico borgo è uno dei luoghi più interessanti di tutta l’Alta Valle. La sua storia testimoniata da ritrovamenti archeologici, racconta di un luogo sacro da almeno 5000 anni e di una Pietra dei Solstizi, custodita da abeti, guardiani amorevoli lungo un ripido sentiero nascosto tra gli alberi.


1. L’abitato di Wielenberg—Montevila Fraz. di Percha—Perca (BZ)


La Famiglia Huber, proprietaria del Maso delle Erbe detiene anche il territorio su cui sorge la Pietra dei Solstizi. Circa dieci anni fa, poco sotto un leggero strato di terra, furono rinvenuti reperti straordinari: fibbie, pezzi di ceramica, monete, oggetti rituali, risalenti a un arco temporale che va dal Neolitico all’epoca Romana. Tra questi spicca un coltello rituale, utilizzato per scacciare le entità negative: veniva conficcato nelle culle per protezione o lanciato in aria per allontanare i temporali. Perfettamente conservato, presenta un manico ricurvo; nove mezzelune e nove crocette gli conferiscono peculiarità magiche.


2. Coltello rituale preistorico contro spiriti maligni


Il toponimo Wielen ha due possibili origini. Una lo collega all’antica radice indogermanica, con il significato di periodo di tempo. L’altra, considerata la più accreditata, lo lega a Wilbeth, una Dea Celtica Lunare, rappresentazione del percorso della Vita. Con l’avvento del Cristianesimo, su questo Culto, si stratificò quello di Santa Caterina. Le due Figure condividono la stessa simbologia potente: la ruota. Wilbeth, infatti, era venerata come Signora della Ruota del Tempo, a sugellare l’idea che Wielenberg è il luogo in cui viene misurato lo scorrere del tempo. Il Culto Matriarcale della zona riporta ad un’antichissima Triade Femminile: Wilbeth, Ambeth e Borbeth. La sillaba finale, Beth, comune ai tre nomi significa terra. Da questa radice deriva la parola tedesca Bett (letto), in ricordo di quando si dormiva a contatto con il suolo.


3. Vista su Kronplatz—Plan de Corones



Ma chi sono queste tre Dee? Rappresentano una Triade Divina, di origine Celtica o Preceltica, legata ai tre grandi principi cosmici: Luna, Terra e Sole. Venerate come Divinità Madri nella Terra del Norico, Regione che comprendeva anche l'odierna Pustertal—Val Pusteria italiana e austriaca, sono Eterne: non nascono e non muoiono, incarnando un Culto dei Cicli che ritornano. Il loro dominio si estende su tutto ciò che segue un ritmo, a partire proprio da ciò che riguarda la Natura — la crescita, il raccolto, il riposo dei campi — ma anche la Nascita, la Morte e la Rinascita, che si susseguono in eterno. Esprimono la ciclicità delle Dea Primigenia attraverso le sue tre manifestazioni: Fanciulla, Madre e Anziana, sebbene tra loro non vi siano apparenti differenze di età, perché sono tutte e Tre, Sempre, in Ogni Tempo. Sono custodi delle fasi della Vita, dell’Agricoltura e del Destino, in quest'ultima veste possono essere accostate ad  Tessitrici del Fato: le Norne Germaniche, le Parche Romane o le Moire Greche.

Le ragioni per le quali ci si rivolgeva a loro erano le più diverse: dalla protezione per i campi e delle colture, alla richiesta di fertilità negli esseri umani, fino alle questioni legate a nascita, malattia e morte. Le Tre Bethen, rientrano a pieno titolo tra le Saligen (Salighe in italiano), Donne Guaritrici come suggerisce il termine stesso. Salig, infatti, era l’antica parola celtica per guarigione.




Dal loro nome deriva il verbo tedesco beten (pregare), segno di quanto fosse centrale l’adorazione delle Tre Dee. Con forte probabilità, il significato originario del verbo rispecchiava proprio l’atto di invocarle e chiamarle. Anche il termine Butter (burro) affonda le sue radici in una variazione di Beth, poiché, la mungitura sia nelle fiabe che nelle leggende è tradizionalmente svolta dalle donne.


6. L’insegna su legno lungo la strada che arriva davanti al Kräuterhof—Maso delle Erbe di Wielenberg—Montevila


Fu Joseph della famiglia Huber a fare la scoperta, molti anni fa, nel cuore del bosco, a soli dieci minuti dal Maso delle Erbe, dove ancora oggi vengono venduti prodotti naturali. Si tratta di un masso di granito alto circa un metro, con cinque fori sulla parte superiore, profondi tra i 10,5 ed i 14 cm, con un diametro di 3 cm. Se in questi fori si inseriscono delle asticelle di legno, le intersezioni delle ombre che si formano indicano quattro momenti chiave dell’anno: i due Solstizi, il periodo della semina (15 aprile) e il tempo del raccolto (29 agosto). Il masso ha la singolare forma di un cranio con il volto rivolto ad ovest. Questo oggetto di Culto, veniva impiegato in pratiche stregoniche come chiaramente riportato nel cartello informativo che lo affianca. Questa pietra calendariale, risalente a 5000 anni fa, è adagiata in un territorio che accoglie numerosi strati di insediamenti preistorici, alcuni dei quali risalenti almeno al Tardo Neolitico.


7. Pietra Calendariale dei Solstizi



Il Culto delle Tre Bethen, come vengono denominate in letteratura, era così radicato e diffuso al punto di sopravvivere fino al Medioevo. Le loro tracce emergono in un’ampia zona germanofona, al di fuori della quale sono pressoché sconosciute. Questa vasta area comprende l’attuale Sudtirolo, l’Alsazia orientale con Strasburgo (F), e diverse regioni della Germania, tra cui la Baviera, il Baden—Württemberg, la Westfalia e la Renania—Palatinato. Qui, la cattedrale di Worms, nella città più antica della Germania, rimane uno degli esempi più significativi della loro antica venerazione.



Luogo di grandi epopee, tra cui quella del leggendario Popolo dei Nibelungi, Worms affonda le sue radici in epoca celtica. Il suo nome originario fu Borbetomagus, con il significato di Campo di Borbeth. Nel corso del tempo, a causa dell’influenza dei dialetti ed alla latinizzazione del toponimo divenne poi Warmazfeld, Warmazia, Wormazia ed infine Worms. Anche il Santuario di Maria Taferl in Bassa Austria, sembra fosse dedicato al Culto delle Tre Bethen, così come lo erano i Santuari legati alla Madonna della Neve. Torniamo per un attimo a Worms, la Città dei Serpenti e dei Draghi, dove il costruttore della celebre Cattedrale, il Vescovo Burcardo, documentò la straordinaria diffusione del Culto delle Drei BethenTre Bethen. Nell’XI secolo, tale Culto era così radicato da essere condannato come peccaminoso poco prima della sua morte, attraverso il Decretum Collectarium del 1025. Oggi, nella Cattedrale, all’interno della cappella di San Nicolò, si trova una pietra scolpita in bassorilievo raffigurante le Tre Ragazze. In origine, questa pietra era collocata nel Bergkloster, il monastero di montagna situato fuori dalle mura della città, non lontano dalla Cattedrale. Da quel momento, le Tre Dee vennero rinominate, e il loro Culto fu assorbito dalla Chiesa Cristiana, trasformandosi in quello delle Tre Sante Vergini: Caterina d’Alessandria, Barbara di Nicomedia e Margherita di Antiochia, destinate a diventare tra le Sante più venerate del Tardo Medioevo. In alcuni casi, i loro nomi furono sostituiti da quelli delle virtù teologali: Fides, Spes, Caritas (Fede, Speranza e Amore). La loro devozione fu spesso inglobata nel Culto della Vergine Maria o di San Pietro, e la loro Triade ricondotta alla venerazione di Anna, Elisabetta e Maria. Nel XV secolo, quando furono associate al gruppo delle Vergini martiri che seguirono Sant’Orsola a Colonia, al tempo delle invasioni degli Unni e dei Goti, subirono un ulteriore cambiamento di nome.

Furono quindi Dee legate al potere delle fonti e dell’acqua, come a quello delle pietre, degli alberi, e forse anche delle grotte e delle miniere, come quelle antiche di sale di Hallstatt, in Alta Austria. 







In Provincia di Bolzano tre sono i luoghi ancora palesemente legati alla loro memoria. Il primo si trova nella frazione di Klerant—Cleran nei pressi di Brixen—Bressanone nella chiesa di San Nicolò. Il secondo è a Meransen—Maranza, frazione di Mühlbach—Rio Pusteria dove sorge la chiesa parrocchiale di San Giacomo, costruita nel 1775 e oggi il sito più noto fra i tre. Infine, Wielenberg—Montevila custodisce la testimonianza più antica, tra le numerose cappelle e chiese in cui il loro culto è attestato (pare se ne contino ventuno). Risalente al 1127, questo luogo possiede, caso unico nel suo genere, un masso solstiziale, un vero calendario preistorico, situato non lontano dalla piccola chiesetta intitolata a San Colombano e San Giovanni Battista, senza dubbio collegata allo stesso Culto. All’interno della chiesa, le Tre Vergini sono raffigurate con le loro spade sul gonfalone della frazione.


12. Chiesetta di Wielenberg—Montevila dedicata ai Santi Colombano e Giovanni Battista (Kolumban und Johannes der Täufer)


La loro devozione, sebbene trasformata nel tempo, si è conservata nella Cultura        Contadina Germanica. Entrarono infatti a far parte di un’élite di Santi, noti come Santi Ausiliatori. In numero di quattordici, erano particolarmente venerati nelle regioni della Baviera, del Tirolo del Sud e del Nord e del Welschtirol (l’attuale Trentino). Era a questo cospicuo numero di Santi che la popolazione si rivolgeva per le più svariate necessità: erano perlopiù martiri del III e IV secolo, invocati nei momenti di difficoltà.

Rappresentati in circolo o in fila, il gruppo era composto da:

Santa Caterina d’Alessandria,

Santa Barbara di Nicomedia,

Santa Margherita d’Antiochia,

San Biagio di Sebaste,

San Dionigi di Parigi,

San Ciriaco da Roma,

Sant’Erasmo di Antiochia,

Sant’Eustachio da Roma,

San Giorgio di Cappadocia,

Sant’Acacio di Bisanzio,

San Pantaleone di Nicomedia,

Sant’Egidio abate di Gilles,

San Vito di Mazara,

San Cristoforo di Canaan.

Nel 1969, con la riforma dei Santi, Papa Paolo VI ne soppresse il Culto, poiché la loro identità non era confermata.




14.15.16. Reperti ritrovati nei pressi del Maso delle Erbe




Le Tre Bethen erano associate a tre colori simbolici: il nero, che rappresenta l’assenza di fertilità manifesta, la fase calante, profonda e buia; il rosso, emblema della fertilità e della maturità; e il bianco, colore della fanciullezza, della primavera, dell’inizio. Questa tripartizione cromatica risale all’Alto Medioevo, ma non è chiaro se sia frutto dell’interpretazione degli artisti dell’epoca o se affondi le sue radici in tradizioni precristiane.

Torniamo ora a queste Tre Dee e alle varianti dei loro nomi, la cui origine rimane comunque avvolta nel mistero. La Triade si manifesta con le stesse caratteristiche, ma sotto appellativi differenti. L’unico nome di cui sembra possibile rintracciare un’etimologia è Borbeth, nota nella variante Gwere a Meransen—Maranza. Gwere potrebbe derivare da un’antichissima parola del lessico religioso delle popolazioni baltiche, slave e indoiraniche, con il significato di cantare inni di lode.







Il loro Culto era certamente praticato dalle Donne Sciamane dell’Età del Bronzo e, nell’Alto Tedesco Antico, circa 1200 anni fa, queste figure venivano chiamate Hagzissa, termine derivato da Hag ("recinto" o "cespuglio") e Zissa ("amazzone"). Erano considerate le Streghe del tempo, ricoprendo un ruolo di prestigio come medium tra il nostro Mondo e quello degli Antenati, delle Entità e delle Divinità. Con l’affermarsi del Cattolicesimo patriarcale, crebbe l’ostilità prima verso il Culto delle Dee Progenitrici, e poi verso il Potere Femminile. Così, la figura della Hagzissa venne reinterpretata in chiave negativa. Nel Seicento, all’apice della persecuzione dell'Inquisizione, i roghi cancellarono la vita di innumerevoli Donne di Conoscenza, portando via con loro anche un Sapere Millenario legato all’uso delle piante e delle erbe medicinali.

Analizziamo ora le caratteristiche di ognuna delle Tre Bethen.




Wilbeth

Wilbeth è nota anche con diverse varianti del nome: Willebede, Vilbeth, Wilbede, Fürbeth, Firpet, Cubet e Kubet. È la Dea della Luna, associata al colore nero, e il suo Culto venne successivamente collegato a quello di Santa Caterina. Il suo simbolo è la Ruota, con la quale tesse i fili del Destino e della Vita

Luoghi a Lei dedicati in Austria: Maria Schutz (Bassa Austria), Villach (Carinzia), Vilalp (Tirolo), Wildalm (Alta Austria), Wildon (Stiria).





Borbeth

Le varianti del nome Borbeth includono: Warbet(h), Gwerbeth, Worbeth, Warbede, Borbede e Wolbeth. È la Dea del Sole, connessa al colore rosso, simbolo di Vita e Morte. In seguito venne associata a Santa Barbara e il suo simbolo è la Torre. Parte del suo nome deriva da Borm, nome di una Tribù Celtica, ma è riconducibile anche al termine celtico bor-co, che significa "radiante" e "incandescente", legato al concetto di altezza. Borbeth è dunque "Colei che dall’alto irradia luce e calore". Alla sua figura è associata Perchta, un’altra Divinità Germanica e Dolomitica, una Dea luminosa e splendente. Il suo nome deriva dall’Antico Tedesco Perahta, che significa "brillante" e "lucido".

Vi sono inoltre affinità con il termine dell’Inglese Antico beorht, derivante dal Protogermanico berthaz, affine all’Antico Sassone berht e all’Antico Alto Germanico beraht, tutti con il significato di "luminoso". Inoltre, tutti i nomi che terminano in -brecht o -bert sono riconducibili a questa Dea. Anche alcuni toponimi legati all’Oriente non si riferiscono solo ad Ostara, ma anche a Borbeth.

Luoghi legati a Borbeth: Hochosterwitz, Holzöster (Alta Austria). In Germania si ritrovano tracce del suo culto a Württemberg, Bettendorf e Bitburg.


17.18.19.20. Interno del Maso

Ambeth

Nota anche con le varianti di nome: Einbet(h), Ainbeth, Ainpeta, Einbede, Ambet, Ambede, Embede e Aubet. Ambeth è la prima Dea della Terra, la Madre e Progenitrice. Il suo colore è il bianco, simbolo della creazione e del ciclo eterno di Vita, Morte e Rinascita. È spesso raffigurata con un Verme, simbolo che riconduce al Serpente o al Drago, figure archetipiche di trasformazione e rigenerazione.

Sebbene nelle rappresentazioni visive le Tre Dee appaiano senza distinzioni d’età, alcune descrizioni raccontano che, alla nascita di Wilbeth, Ambeth avesse 13 anni e Borbeth 8. Questo dettaglio sembra richiamare la sequenza di Fibonacci, presente in molte forme della natura, dagli alberi ai fiori. Forse, questa connessione vuole suggerire una lettura più ampia e universale del Culto delle Dee, che abbraccia anche principi matematici e cosmici.

Ambeth è strettamente legata alla Dea Irlandese Anu e, con l’avvento del Cristianesimo, venne identificata con Santa Margherita. Da lei derivano numerosi nomi femminili, tra cui Anna, Annette, Antje, Annika e Amelie.

Nel Cristianesimo, la venerazione di Sant’Anna assunse una funzione protettiva sia per le partorienti sia per i minatori, con un forte legame al simbolismo originario di Ambeth: il grembo materno e la profondità della Terra. 

Luoghi a Lei dedicati: Annaberg (Leibnitz, nel sud della Stiria), Amberg (Alta Austria) e Ambach, vicino a St. Pölten (Bassa Austria, nei pressi di Vienna).



21. Hexengarten, il Giardino recintato della Hagzissa



Il Culto delle Tre Bethen, seppur riletto in chiave cristiana, è rimasto vivo nei secoli e trova ancora spazio in una preghiera serale. Questa formula sacra ripropone l’iconografia delle Tre Donne Sante, senza alterare, nonostante il passare dei millenni, l’essenza profonda di ciò che viene invocato:

"Sankt Barbara mit dem Turm, Sankt Margaretha mit dem Wurm, Sankt Kathrein mit dem Radl, sein die drei heiligen Madln."

"Santa Barbara con la Torre, Santa Margherita con il Verme (Drago), Santa Caterina con la Ruota, siate le Tre Ragazze Sante."

I nomi cambiano, ma i simboli restano gli stessi, così come le loro qualità. Le Tre Bethen non hanno un passato, perché non nascono e non muoiono. Il loro Ciclo è Eterno, e il Mondo continuerà a raccontare la loro storia.

 






 


Immagini

* Tratte dall’archivio personale laddove con firma filigrana

* Tratte da internet:

 4. Wiesenthal 25.2.2008, Leutstetten Bayern, Kirke St. Alto, Wikipedia.org   

 5. Artedea.net

 8. Scultura in pietra: Warbede, Embede e Wilbede, 1430 circa, originariamente nell'ex monastero di Bergkloster, oggi nella cappella di San Nicola nel Duomo di Worms, Heiligelexicon.de

 9. Duomo di Worms, Sable937.blogspot.com

10. Drei Bethen—Tre Bethen, rilievo in pietra Cappella San Nicola del Duomo di Worms, particolare, Worms-erleben.de

11.13. Autore sconosciuto. Se sei l'autore dell'immagine pubblicata e desideri che venga aggiunto un credito o che l'immagine venga rimossa, ti invito a contattarmi.

Bibliografia

* Dal Lago Veneri Brunamaria, Numina Rustica, Edizioni Alpha Beta Verlag 2014

Sitografia

http://www.masodelleerbe.it/

http://www.eichfelder.de

*  http://www.artedea.net

*  https://de.wikipedia.org/

*  http://www.sagen.at/

*  http://www.frauenwissen.at/

*  http://www.alpenschamanismus.de/

*  https://en.wiktionary.or

Videografia

* https://www.youtube.com/watch?v=ELq2LiY_seA

https://www.youtube.com/watch?v=RWRxBLsfkak